sabato 9 febbraio 2013

Preti per Roma. A colloquio con il rettore del Seminario maggiore, dove il Papa si reca in visita per la festa della Madonna della Fiducia (Gori)

Su segnalazione di Laura leggiamo:

A colloquio con il rettore del Seminario maggiore, dove il Papa si reca in visita per la festa della Madonna della Fiducia

Preti per Roma


di Nicola Gori


Discernimento vocazionale e formazione dell'identità sacerdotale. Sono gli obiettivi fondamentali del cammino di formazione del Pontificio Seminario Romano Maggiore. Lo spiega, in questa intervista al nostro giornale, il rettore, don Concetto Occhipinti, che insieme alla comunità dei formatori e degli alunni accoglie questa sera, venerdì 8 febbraio, Benedetto XVI in occasione della festa della Madonna della Fiducia.


Quale realtà presenterete al Papa che viene a farvi visita per celebrare con voi la festa della patrona del seminario?


In questo appuntamento annuale, tanto atteso e desiderato, il Santo Padre incontra i suoi seminaristi, che in percorsi formativi differenziati, si preparano a essere i presbiteri della diocesi di Roma del prossimo futuro, nel nostro seminario diocesano, nell'Almo collegio Capranica, nel collegio missionario Redemptoris Mater e nel seminario della Madonna del Divino Amore. La comunità del Seminario Romano Maggiore è attualmente composta da 70 seminaristi -- 27 della diocesi di Roma, 39 di altre diocesi italiane e 4 di diocesi straniere -- oltre che da 16 giovani che frequentano l'anno propedeutico e da 9 educatori. La presenza e la testimonianza di due piccole comunità religiose, che si occupano del servizio di infermeria e di guardaroba, offre un aiuto prezioso per il cammino formativo dei nostri giovani.


I seminaristi che studiano sono in parte giovani che non hanno vissuto in prima persona il concilio Vaticano II. Come si può attualizzarne il messaggio in questo Anno della fede che si celebra nel cinquantenario della sua apertura?


In questo Anno della fede abbiamo programmato un percorso di riflessione e di confronto dal titolo: «Alla luce del Concilio, alunni di ieri e di oggi in dialogo», che prevede una serie di incontri sui temi fondamentali delle quattro costituzioni conciliari principali e dei decreti inerenti la formazione al presbiterato. Gli incontri si propongono la tonalità di una testimonianza che, offrendo le linee fondamentali a livello dei contenuti, aiuti i seminaristi a entrare nel clima ecclesiale degli anni del Vaticano II e al tempo stesso sappia suscitare il confronto, inerente la riforma ecclesiale operata da quel concilio o le prospettive di attuazione che la nuova evangelizzazione si propone nel nostro tempo. Altri appuntamenti nello stesso progetto si propongono l'incontro con alcuni fondatori di movimenti e realtà ecclesiali nati nel tempo postconciliare. L'interesse e l'efficacia formativa risultano molto buoni, seppure siamo ancora a metà del programma previsto.


La nuova evangelizzazione contempla anche un aspetto vocazionale. Quale attenzione le riservate? E qual è oggi la situazione delle vocazioni nella diocesi di Roma?


Chiedendo un'ora di adorazione eucaristica mensile per i nostri seminaristi alle comunità parrocchiali e alle comunità religiose della nostra diocesi, abbiamo voluto indicare la seguente intenzione: «Preti per Roma... Uomini secondo il cuore di Dio». Il coinvolgimento nella preghiera per i futuri sacerdoti della comunità diocesana vuole dunque avere una attenzione centrale alla qualità della formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale dei candidati al sacerdozio. L'aspetto quantitativo ha certamente il suo rilievo, ma deve poter risultare secondario, rispetto a quello qualitativo. L'animazione vocazionale per la quale la nostra Chiesa diocesana sta investendo ottime risorse ed energie sta dando buoni frutti anche riguardo al numero degli ingressi in seminario, che si prospetta secondo una linea di lieve ma costante crescita.


Quali sono le priorità e gli obiettivi del vostro cammino di formazione?


La domanda esigerebbe un discorso ampio e articolato; tuttavia in sintesi posso dire che il nostro progetto formativo, frutto di una tradizione educativa che da sempre ha cercato di custodire una linea di continuità, nei tempi recenti, raccogliendo le istanze e le sfide che la nostra realtà sociale, culturale ed ecclesiale propone, ha messo a punto e definito attraverso progetti, verificati dall'esperienza di alcuni anni, la fase di accoglienza e ingresso al seminario e quella di conclusione. La prima prevede un biennio costituito dal percorso vocazionale della durata di un anno, dal titolo «Apri gli occhi» e l'anno propedeutico, per il discernimento prossimo all'ingresso in seminario, ormai da alcuni anni obbligatorio per tutti. La seconda è costituita dal biennio del sesto e settimo anno, durante il quale si conclude il percorso di studi con la licenza e si dedica il fine settimana a un graduale e guidato ingresso nel ministero pastorale. Questi due segmenti, iniziale e conclusivo, del percorso formativo permettono un lavoro sereno ed efficace nel quinquennio di studi filosofico-teologici, durante i quali gli obiettivi fondamentali sono costituiti dal discernimento vocazionale e dalla formazione dell'identità presbiterale, secondo la chiamata alla conformazione a Cristo capo e pastore.


Il Seminario romano spalanca le sue porte anche all'esterno, come dimostra l'iniziativa dei Vespri della fiducia aperti a chi vuole condividere un momento di preghiera e di fraternità. Che significato ha questa apertura?


La finalità di tutta la formazione è quella pastorale. I percorsi di crescita e di maturazione umana, spirituale e intellettuale, sono finalizzati alla formazione di presbiteri capaci di presiedere la vita catechetica, liturgica e caritativa della comunità cristiana nello stile di servizio, secondo l'esempio luminoso che Gesù ci lascia, unendo l'istituzione dell'Eucaristia al gesto della lavanda dei piedi dei suoi discepoli, così come lo ricordiamo il Giovedì Santo nella messa in Cena Domini. A tal fine risulta particolarmente prezioso il rapporto tra il seminario e le comunità parrocchiali o le realtà ecclesiali di servizio caritativo. I vincoli di comunione e di fraternità tra i sacerdoti educatori in seminario e i sacerdoti che vivono il ministero pastorale nelle parrocchie o negli altri ambiti della vita diocesana, risultano una risorsa ottima e decisiva per una buona formazione dei presbiteri del prossimo futuro.


(©L'Osservatore Romano 9 febbraio 2013)

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