domenica 24 febbraio 2013

Quando ha annunciato la sua rinuncia il Papa è stato chiaro e duro verso le gerarchie: basta al carrierismo e alla promozione personale dentro la Chiesa (Marroni)

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3 commenti:

Anonimo ha detto...

Basta leggere certi curricula per rendersi conto di come si arrivi in alto loco senza aver mai retto né una parrocchia né una diocesi, ma solo passando da una poltrona all'altra

Elmer ha detto...

Scusate ma vi accorgete solo ora del carrierismo? Dove eravate quando don Stanislao da semplice passacarte fu promosso arcivescovo di Cracovia? Non era carrierismo?

don enzo chiarini ha detto...

la carriera,la ricerca del potere e di contare in alto,é giustamente presa di mira dal Papa che resterà un grande perché "il Signore trionfa nella debolezza riconosciuta".Bonum est desiderare episcopatum,dice S.Paolo,ma lo scrive passando da processi a lapidazioni,fino al taglio della testa.Quando dal terzo secolo gli incarichi e i servizi nella Chiesa(vedi Cartagine di S.Cipriano)cominciarono a prefigurare prestigio e promozione,si ruppe l'incanto,arrivando da Costantino ai nostri giorni a intronizzare vescovi,abati e pontefici,più ligi ai re e ai principi,che fedeli servitori di Cristo.Il grande Rosmini é attuale,i vescovi debbono essere presentati dalla base e accettati dal clero,certamente senza ricorrere alle primarie,ma neanche proseguendo nelle trame e nell'asservimento ai centri di potere.Gli scandali di oggi non sono niente rispetto a quanto succedeva nel Medioevo e nel Rinascimento,ma la Chiesa é andata avanti grazie ai san Benedetto,san Francesco,san Carlo,san Ignazio,san Camillo ecc.E' un bene impagabie che un Papa chieda aiuto a tutta la Comunità Cristiana,per difendere il meglio e per mettere in luce e incoraggiare le luminose e numerose testimonianze di questi ultimi 100 anni,vera linfa della Chiesa,che non deve spaventarsi né dei nemici esterni,né di quelli interni.