giovedì 14 febbraio 2013

Quei veleni oltretevere (Galeazzi)

QUEI VELENI OLTRETEVERE

GIACOMO GALEAZZI

CITTA'DEL VATICANO

Nell’intensa omelia delle celebrazione del Mercoledì delle Ceneri, il Papa dimissionario ha rilevato con amarezza come il volto della Chiesa venga, a volte, deturpato da divisioni, inimicizie, individualismi, ipocrisia religiosa.Per una così esplicita denuncia papale delle spaccature nelle gerarchie ecclesiastiche bisogna tornare alla drammatica lettera scritta da Benedetto XVI nel marzo 2009 ai vescovi di tutto il mondo sul caso del lefebvriano Williamson, il presule ultratradizionalista graziato senza conoscerne le tesi negazioniste. Anche allora il Pontefice teologo e pastore scelse frasi forti per esprimere sconcerto di fronte agli attacchi e all’ostilità di alcuni ambienti cattolici dopo la sua decisione di revocare la scomunica. Il Papa citò la lettera di San Paolo ai Galati, una delle prime comunità cristiane più turbolente e divise, e stigmatizzò che anche nella Chiesa di oggi, proprio come allora, «ci si morde e ci si divora». Sono passati tre anni e lo scandalo Vatileaks ha portato sulle pagine dei giornali le infinite stazioni di una via crucis di sotterranei veleni e granitiche rivalità all’interno della Curia romana. La dirompente decisione di abbandonare il timone della barca di Pietro fa scendere il sipario sul pontificato, ma non sull’eterno dualismo che ha caratterizzato gli ultimi otto anni di storia vaticana e che si allunga come un’ombra minacciosa anche sull’imminente conclave. Da un lato l’ala diplomatica che fa riferimento al decano del Sacro Collegio, Angelo Sodano e che ha nel prefetto delle Chiese orientali, Leonardo Sandri e nel nunzio apostolico a Washington, Carlo Maria Viganò due esponenti di prima fila. Dall’altra la cordata intrecciata nei dicasteri curiali (soprattutto quelli economici) dal segretario di Stato e camerlengo Tarcisio Bertone e che è composta, tra gli altri, dal presidente del governatorato vaticano Giuseppe Bertello, dal prefetto per gli Affari economici, Giuseppe Versaldi e dall’amministratore dell’ospedale pediatrico della Santa Sade, Bambin Gesù. Su nomine nelle diocesi e in Curia, governance, rapporti con le conferenze episcopali nazionali, provvedimenti contro gli scandali sessuali e finanziari, i due «partiti» si sono scontrati lungo tutto il ministero ratzingeriano. Da quando, nel passaggio da Wojtyla a Ratzinger, Bertone ha preso il posto di Sodano nel ruolo decisivo di «premier» d’Oltretevere, non c’è quasi stata decisione o provvedimento dietro i quali non si scorgesse in filigrana la rivalità tra i due uomini forti del Vaticano. Entrambi piemontesi e con un solido «cursus honorum» all’ombra del Cupolone. Sodano è il capofila degli ecclesiastici usciti dall’Accademia di piazza della Minerva, Bertone è il canonista di fiducia che all’ex Sant’Uffizio ha seguito per Joseph Ratzinger tutti i dossier più delicati, inclusi quelli della lotta alla pedofilia nel clero. Il commissariamento dell’ordine religioso dei Legionari di Cristo, vicino al decano Sodano, è solo uno degli atti percepiti come ostili dalla fazione diplomatica e attribuiti all’esecutivo Bertone che lì ha piazzato il fidato cardinale Velasio De Paolis. In ogni concistoro dell’era di Benedetto XVI si sono giocate partite durissime per far entrare in lista neoporporati graditi. Finché ha potuto Joseph Ratzinger è riuscito a fare la sintesi tra le due componenti curiali. Poi il furto dei documenti dall’appartamento papale ha spezzato un delicato equilibrio. Corvi e talpe hanno logorato un assetto precario e la relazione cardinalizia su Vatileaks ha mostrato al Pontefice una situazione non più sostenibile di faide continue e crescenti lotte al vertice della piramide ecclesiastica. Proprio in quel Sacro Collegio che del Papa dovrebbe essere il principale sostegno nell’azione di governo della Chiesa universale.

© Copyright La Stampa, 14 febbraio 2013 

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Che schifo... se errore c'è stato è stato quello di non licenziare tutti i woitiliani complici di Maciel!Gesù cacciò i mercanti dal tempio, il papa se li è tenuti.Errore madornale perché le iene non possono diventare agnelli.

gianniz ha detto...

Mah! Non credo che i veleni che ci sono al di qua del Tevere siano meno mefitici. Non stiamo un po' prendendo le lucciole per lanterne? 'Cui prodest' continuare a sparare sulla croce rossa?

Luisa ha detto...

Ci sono le vergognose lotte di potere intra muros vaticani e c`è il super potere delle Conferenze episcopali, la ribellione dei chierici a tutti i gradini della scala gerarchica, l`opposizione al Summorum Pontificum è solo un esempio, il rifiuto di seguire l`esempio del Santo Padre in materia liturgica, troppe libertà prese troppo a lungo, diocesi diventate minivaticani poco inclini a seguire l`esempio del Papa e ad obbedire, Papa ignorato, come minimo, ma anche contestato.
Triste bilancio, grande e grave responsablità di chi ha dimenticato la sostanza della sua missione.