venerdì 9 agosto 2013

Benedetto XVI: da dove nasce la forza per affrontare il martirio? Dalla profonda e intima unione con Cristo, perché il martirio e la vocazione al martirio non sono il risultato di uno sforzo umano, ma sono la risposta ad un’iniziativa e ad una chiamata di Dio

L’UDIENZA GENERALE, 11.08.2010 

Alle ore 10.30 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato al balcone del Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per incontrare i fedeli ed i pellegrini convenuti per l’Udienza Generale del mercoledì.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato sul martirio, espressione di amore totale a Dio. Quindi ha rivolto un saluto in varie lingue ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica. 


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Il Martirio

Cari fratelli e sorelle,

oggi, nella Liturgia ricordiamo santa Chiara d’Assisi, fondatrice delle Clarisse, luminosa figura della quale parlerò in una delle prossime Catechesi. Ma in questa settimana - come avevo già accennato nell’Angelus di domenica scorsa - facciamo memoria anche di alcuni Santi martiri, sia dei primi secoli della Chiesa, come san Lorenzo, Diacono, san Ponziano, Papa, e san Ippolito, Sacerdote; sia di un tempo a noi più vicino, come santa Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, patrona d’Europa, e san Massimiliano Maria Kolbe. Vorrei allora soffermarmi brevemente sul martirio, forma di amore totale a Dio.

Dove si fonda il martirio? 

La risposta è semplice: sulla morte di Gesù, sul suo sacrificio supremo d’amore, consumato sulla Croce affinché noi potessimo avere la vita (cfr Gv 10,10). Cristo è il servo sofferente di cui parla il profeta Isaia (cfr Is 52,13-15), che ha donato se stesso in riscatto per molti (cfr Mt 20,28). Egli esorta i suoi discepoli, ciascuno di noi, a prendere ogni giorno la propria croce e seguirlo sulla via dell’amore totale a Dio Padre e all’umanità: "chi non prende la propria croce e non mi segue – ci dice, - non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà" (Mt 10,38-39). 

E’ la logica del chicco di grano che muore per germogliare e portare vita (cfr Gv 12,24). Gesù stesso "è il chicco di grano venuto da Dio, il chicco di grano divino, che si lascia cadere sulla terra, che si lascia spezzare, rompere nella morte e, proprio attraverso questo, si apre e può così portare frutto nella vastità del mondo" (Benedetto XVI, Visita alla Chiesa luterana di Roma [14 marzo 2010]). Il martire segue il Signore fino in fondo, accettando liberamente di morire per la salvezza del mondo, in una prova suprema di fede e di amore (cfr Lumen Gentium, 42).

Ancora una volta, da dove nasce la forza per affrontare il martirio? Dalla profonda e intima unione con Cristo, perché il martirio e la vocazione al martirio non sono il risultato di uno sforzo umano, ma sono la risposta ad un’iniziativa e ad una chiamata di Dio, sono un dono della Sua grazia, che rende capaci di offrire la propria vita per amore a Cristo e alla Chiesa, e così al mondo. 

Se leggiamo le vite dei martiri rimaniamo stupiti per la serenità e il coraggio nell’affrontare la sofferenza e la morte: la potenza di Dio si manifesta pienamente nella debolezza, nella povertà di chi si affida a Lui e ripone solo in Lui la propria speranza (cfr 2Cor 12,9).

Ma è importante sottolineare che la grazia di Dio non sopprime o soffoca la libertà di chi affronta il martirio, ma al contrario la arricchisce e la esalta: il martire è una persona sommamente libera, libera nei confronti del potere, del mondo; una persona libera, che in un unico atto definitivo dona a Dio tutta la sua vita, e in un supremo atto di fede, di speranza e di carità, si abbandona nelle mani del suo Creatore e Redentore; sacrifica la propria vita per essere associato in modo totale al Sacrificio di Cristo sulla Croce. In una parola, il martirio è un grande atto di amore in risposta all’immenso amore di Dio.

Cari fratelli e sorelle, come dicevo mercoledì scorso, probabilmente noi non siamo chiamati al martirio, ma nessuno di noi è escluso dalla chiamata divina alla santità, a vivere in misura alta l’esistenza cristiana e questo implica prendere la croce di ogni giorno su di sé. Tutti, soprattutto nel nostro tempo in cui sembrano prevalere egoismo e individualismo, dobbiamo assumerci come primo e fondamentale impegno quello di crescere ogni giorno in un amore più grande a Dio e ai fratelli per trasformare la nostra vita e trasformare così anche il nostro mondo. Per intercessione dei Santi e dei Martiri chiediamo al Signore di infiammare il nostro cuore per essere capaci di amare come Lui ha amato ciascuno di noi.
© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ha descritto se stesso. Ringrazio Dio per il dono che ci ha fatto con Papa Benedetto, il tempo passa e la nostalgia aumenta sempre di più! Non mi piace proprio la "nuova primavera" della chiesa. Il mio papa resta sempre Benedetto, che il Signore gli dia pace e salute, io prego sempre per Lui. È un grande uomo e un Dottore della Chiesa semplicemente ... Indimenticabile.
Silvia

Anonimo ha detto...

Già,proprio così,più passa il tempo più il ricordo si acuisce e quando lo rivedo il sabato pomeriggio quando legge le sue omelie da Castelgandolfo o p.zza S.Pietro,il nodo alla gola si fa più stretto.....non lo si potrà mai dimenticare.....per me è sempre pieno inverno,fine febbraio,lì è finito tutto,il nuovo non mi piace affatto,sopporto, prego per il mio papa,l'unico......GR2

maura ha detto...

Avete proprio ragione : ha descritto se stesso . Egli e' martire eppur libero perche' VIVE nell'Amore di Dio !'

Anonimo ha detto...

Avete ragione. Ho pensato che da 2005 il nostro papa benedetto sta vivendo un martirio "bianco"---ha assunto il peso della Chiesa con tutti i diffetti che ha e il scandalo di pedofilia anche se veramente ha voluto ritirarsi ha casa sua. Ha subito tante offese e brutte parole da fuori e dentro la Chiesa e per otto anni ha cercato a portarci piu vicicn al Signore e pochi hanno capito o apprezzato le sue limpidissime lezioni. Adesso, ancora subisce il disprezzo degli altri, specialmente nella chiesa e sta li nel monastero, pregando sempre per noi. Si sacrifica per noi, i suoi figli spirituali e la Chiesa fino alla fine.
Eliz