Rileggiamo alcuni brani dello storico discorso pronunciato da Benedetto XVI a Friburgo ai cattolici impegnati nella Chiesa e nella società:
Alla beata Madre Teresa fu richiesto una volta di dire quale fosse, secondo lei, la prima cosa da cambiare nella Chiesa. La sua risposta fu: Lei ed io!
Questo piccolo episodio ci rende evidenti due cose: da un lato, la religiosa intende dire all’interlocutore che la Chiesa non sono soltanto gli altri, non soltanto la gerarchia, il Papa e i Vescovi: Chiesa siamo tutti noi, i battezzati.
Per compiere la sua missione, essa prenderà continuamente le distanze dal suo ambiente, deve, per così dire, essere “demondanizzata”.
La missione della Chiesa, infatti, deriva dal mistero del Dio uno e trino, dal mistero del suo amore creatore. L’amore non è soltanto presente in qualche modo in Dio: Egli stesso, per sua natura, è amore.
La fede cristiana sa che Dio ha collocato l’uomo in una libertà, in cui egli può veramente essere un “partner” ed entrare in uno scambio con Dio. Al tempo stesso, l’uomo è ben consapevole che tale scambio è possibile soltanto grazie alla generosità di Dio che accetta la povertà del mendicante come ricchezza, per rendere sopportabile il dono divino, che l’uomo non può ricambiare con nulla di equivalente.
Anche la Chiesa deve se stessa totalmente a questo scambio disuguale. Non possiede niente di autonomo di fronte a Colui che l’ha fondata. Essa trova il suo senso esclusivamente nell’impegno di essere strumento della redenzione, di pervadere il mondo con la parola di Dio e di trasformare il mondo introducendolo nell’unione d’amore con Dio. La Chiesa s’immerge totalmente nell’attenzione condiscendente del Redentore verso gli uomini. Essa stessa è sempre in movimento, deve continuamente mettersi al servizio della missione, che ha ricevuto dal Signore. La Chiesa deve sempre di nuovo aprirsi alle preoccupazioni del mondo e dedicarsi senza riserve ad esse, per continuare e rendere presente lo scambio sacro che ha preso inizio con l’Incarnazione.
Nello sviluppo storico della Chiesa si manifesta, però, anche una tendenza contraria: quella cioè di una Chiesa che si accomoda in questo mondo, diventa autosufficiente e si adatta ai criteri del mondo. Essa dà così all’organizzazione e all’istituzionalizzazione un’importanza maggiore che non alla sua chiamata all’apertura.
Per corrispondere al suo vero compito, la Chiesa deve sempre di nuovo fare lo sforzo di distaccarsi dalla mondanità del mondo. Con ciò essa segue le parole di Gesù: “Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo” (Gv 17,16).
In un certo senso, la storia viene in aiuto alla Chiesa attraverso le diverse epoche di secolarizzazione, che hanno contribuito in modo essenziale alla sua purificazione e riforma interiore.
Le secolarizzazioni infatti – fossero esse l’espropriazione di beni della Chiesa o la cancellazione di privilegi o cose simili – significarono ogni volta una profonda liberazione della Chiesa da forme di mondanità: essa si spogliava, per così dire, della sua ricchezza terrena e tornava ad abbracciare pienamente la sua povertà terrena.
Gli esempi storici mostrano che la testimonianza missionaria di una Chiesa “demondanizzata” emerge in modo più chiaro. Liberata dal suo fardello materiale e politico, la Chiesa può dedicarsi meglio e in modo veramente cristiano al mondo intero, può essere veramente aperta al mondo. Può nuovamente vivere con più scioltezza la sua chiamata al ministero dell’adorazione di Dio e al servizio del prossimo.
Il compito missionario, che è legato all’adorazione cristiana e dovrebbe determinare la struttura della Chiesa, si rende visibile in modo più chiaro.
La Chiesa si apre al mondo, non per ottenere l’adesione degli uomini per un’istituzione con le proprie pretese di potere, bensì per farli rientrare in se stessi e così condurli a Colui del quale ogni persona può dire con Agostino: Egli è più intimo a me di me stesso (cfr Conf. 3,6,11). Egli, che è infinitamente al di sopra di me, è tuttavia talmente in me stesso da essere la mia vera interiorità.
Mediante questo stile di apertura della Chiesa verso il mondo è, insieme, tracciata anche la forma in cui l’apertura al mondo da parte del singolo cristiano può realizzarsi in modo efficace e adeguato.
Non si tratta qui di trovare una nuova tattica per rilanciare la Chiesa. Si tratta piuttosto di deporre tutto ciò che è soltanto tattica e di cercare la piena sincerità, che non trascura né reprime alcunché della verità del nostro oggi, ma realizza la fede pienamente nell’oggi vivendola, appunto, totalmente nella sobrietà dell’oggi, portandola alla sua piena identità, togliendo da essa ciò che solo apparentemente è fede, ma in verità sono convenzioni ed abitudini.
“La carità non è per la Chiesa una specie di attività di assistenza sociale che si potrebbe anche lasciare ad altri, ma appartiene alla sua natura, è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza” (Lettera enciclica Deus caritas est, 25).
Essere aperti alle vicende del mondo significa quindi, per la Chiesa “demondanizzata”, testimoniare, secondo il Vangelo, con parole ed opere qui ed oggi la signoria dell’amore di Dio. E questo compito, inoltre, rimanda al di là del mondo presente: la vita presente, infatti, include il legame con la vita eterna.
Viviamo come singoli e come comunità della Chiesa la semplicità di un grande amore che, nel mondo, è insieme la cosa più facile e più difficile, perché esige nulla di più e nulla di meno che il donare se stessi.
INCONTRO CON CATTOLICI IMPEGNATI NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ, AL KONZERTHAUS DI FREIBURG IM BREISGAU: TESTO INTEGRALE
Il Signore mi chiama a "salire sul monte", a dedicarmi ancora di più alla preghiera... (Benedetto XVI, 24 febbraio 2013)
martedì 2 aprile 2013
Benedetto XVI: "Liberata dal suo fardello materiale e politico, la Chiesa può dedicarsi meglio e in modo veramente cristiano al mondo intero, può essere veramente aperta al mondo. Può nuovamente vivere con più scioltezza la sua chiamata al ministero dell’adorazione di Dio e al servizio del prossimo"
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11 commenti:
stare insiema a Gesù o a Francesco? e poi: stupore o sbigotimento?
Cosa pensa davvero? Parla così per obbedienza? E' troppo intelligente per dirlo solo per compiacenza!!! E tutta la devozione per Papa Benedetto? Devon rendere omaggio al Papa. Ma?
http://www.news.va/it/news/il-card-scola-in-san-pietro-papa-francesco-aiuta-l
E questo non è rinnovamento e liberazione da fardelli inutili? Perché tanto accecamento ora? perché tanto clamore mediatico di parte? Non accetterò mai il lavaggio del cervello che stanno facendo a tutti e del quale sembra che abbiano patito le conseguenze anche quelli che, dato il ruolo, dovrebbero essere più moderati nei commenti e sopire entusiasmo vuoto. Censura pure se vuoi. E' più forte di me lo socncerto e incontenibile lo sdegno per quello che sta accadendo. Non ho mai visstuto una situazione così anomala. Grazie per il nuovo spazio
Penso che i discorsi in germania in particolare questo siano le perle miliari del suo pontificato. Parole alte, rivoluzionarie, che non ha detto per primo papa bergoglio ma benedetto!!
OT parte un nuovo settimanale che con un titolo più ratzingeriano di così, si muore:
http://www.incrocinews.it/media-tv/il-7-aprile-arriva-credere-1.73369
JP
Ratzinger in Germania ha bersagliato il vero (pletorico quanto inutile) establishment clericolaicale germanico, quello alimentato a grassissime tasse chiesastiche, non certo i simboli e le prerogative del papato, che qualcun altro sta...bergogliando da neanche un mese..
Non per essere polemici,ma 4 sono le pietre miliari del pontificato di BXVI,il discorso di Ratisbona,madre di tutte le disgrazie,quello al collegio dei Bernardins qullo pronunciato a Westminster e quello del bundesrat lì c'è racchiusa tutta la visione teologica e di interpretazione del ruolo della CC nel mondo occidentale,ormai ridotto ad un copiaincolla dei dettami politically correct degli USA,quelli bisogna studiare con cura,perchè lìRatzinger ha dato il meglio del meglio della sua visione dei problemi di questa parte del mondo,ora io non credo che PF possa ed abbia le capacità e la cultura necessarie per attuare questo piano ad ampio raggio che BXVI aveva in mente da sempre,basta leggere i suoi testi che descrivono lo stato della fede edella cristianità in Europa risalenti al 1958,quando nessuno si immaginava cosa sarebbe avvenuto 10anni dopo:Io penso che l'elezione di un papa che viene dall'altra parte della terracon problematiche diametralmente opposte a quelle di questo emisfero,collochila CC in una posizione ancora più instabile e difficile da gestire,il grosso problema della chiesa è la mancanza di fede,il non annunciare il Vangelo come Dio comanda,di avere addolcito o sminuito la valenza del peccato e delle sue conseguenze,nessun prete parla più dei Novissimi,che invece sono capitali,si è anestetizzata la coscienza,cisi comunica senza confessarsi e troppi uomini di chiesa parlano e straparlano fuori dai canoni,non so se francesco sia adatto a questo immane compito,prima o poi questaignobile farsata delle lodisperticate finirà se Dio vuole,poi?Ancora non ha fatto niente di rilevante,BXVI il giorno dell'intronazione aveva spiegato il suo programma di pontificato con estrema chiarezza,poi l'hanno segato e non l'ha potito fare,ma questa è un'altra storia.GR2
GR2 hai centrato il problema della situazione attuale ei rischi di un pontificato così diverso e così allergico ad ogni schema
MI piace molto che tu, Raffaella, provi a creare uno spazio in più per argomentare in armonia. Sento così, questo nuovo spazio virtuale. Oggi poi, trovando proposto per la riflessione il discorso di Friburgo, mi sento proprio portato lì. A rileggere e a riflettere su un capitolo fondante della fede, della mia fede così stentata.
Il discorso che tu riporti è stato davvero epocale e rivoluzionario tanto è interamente ed integralmente cristiano... Eppure... Eppure nessuno era rimasto sconvolto. Tanto meno la gerarchia tedesca che bellamente ha continuato per la sua strada lastricata di carità esibita, di interessi sottaciuti, di cristianesimo 'à la mode' che nello specchio cerca più il viso degli uomini che quello di Cristo .
Scusate se continua ad affiorare la mia malinconia per un pontificato silenziato e violentato, ma a me 'le trombe, dell'Apocalisse' non dicono niente. Tanto meno gli uragani (soprattutto se mediaici). Quello che mi conquista è 'la brezza leggera', quella che ti si insinua dolcemente e mitemente tra i capelli, te li pettina, te li mette in riga (non la riga del tuo pettine, ma quella di Colui che ti indirizza lì, anche se tu non vuoi). E il discorso di Friburgo è stato proprio una 'brezza leggera'.
E questo senza nulla togliere a Papa Francesco, che è, comunque, il mio Papa.
Grazie, Gianni :-)
R.
Cara Laura, ascolta tutta l'omelia del card. Scola, rivolta prevalentemente a 6000 quattordicenni. Un capolavoro di dottrina e di comunicazione.
Indica Cristo. Cristo solo, di cui il Papa è un segno. Il Papa è il Papa.
Scusami Raffaella, volevo riproporvi questa intervista del compianto De Carli al Card. Ratzinger. Notate i fuori onda all'inizio e alla fine.
http://www.youtube.com/watch?v=prVXPM1z3Ko
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