Grazie al lavoro della nostra Gemma leggiamo:
Introduzione allo spirito della liturgia
Parte quarta-Forma liturgica
Capitolo secondo- Il corpo e la liturgia
2. Il segno della croce
Il gesto fondamentale della preghiera del cristiano è e resta il segno della croce.
E' una professione, espressa mediante il corpo, di fede in Cristo Crocifisso, secondo le parole programmatiche di San Paolo: "Noi annunciamo Cristo Crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio" (1Cor 1,23s).
E ancora: "Io non volli sapere tra di voi se non Cristo, e questi crocifisso" (2,2).
Segnare se stessi con il segno della croce è un si visibile e pubblico a Colui che ha sofferto per noi; a Colui che nel corpo ha reso visibile l'amore di Dio fino all'estremo; al Dio che non governa mediante la distruzione, ma attraverso l'umiltà della sofferenza e dell'amore, che è più forte di tutta la potenza del mondo e più saggia di tutta l'intelligenza e di tutti i calcoli dell'uomo.
Il segno della croce è una professione di fede: io credo in Colui che ha sofferto per me ed è risorto; in Colui che ha trasformato il segno dello scandalo in un segno di speranza e dell'amore presente di Dio per noi.
La professione di fede è una professione di speranza: credo in Colui che nella sua debolezza è l'Onnipotente; in Colui che, proprio nell'apparente assenza ed estrema debolezza, può salvarmi e mi salverà.
Nel momento in cui noi ci segniamo con la croce, ci poniamo sotto la protezione della croce, la teniamo davanti a noi come uno scudo che ci protegge nelle tribolazioni delle nostre giornate e ci dà il coraggio per andare avanti.
La prendiamo come un segnale che ci indica la strada da seguire: "Chi vuol essere mio discepolo, rinneghi se stesso, prenda la sua croce su di sé e mi segua" (Mc 8,34).
La croce ci mostra la strada della vita: la sequela di Cristo.
Noi leghiamo il segno della croce con la professione di fede nel Dio Trinità - Padre, Figlio e Spirito Santo. Esso diventa così ricordo del battesimo, in maniera ancor più chiara quando lo accompagniamo con l'uso dell'acqua benedetta.
La croce è un segno della passione, ma è allo stesso tempo anche segno della resurrezione: essa è per così dire il bastone della salvezza che Dio ci porge, il ponte su cui superiamo l'abisso della morte e tutte le minacce del male e possiamo giungere fino a Lui.
Essa è resa presente nel battesimo, nel quale diveniamo contemporanei alla croce e alla resurrezione di Cristo (Rm 6,1-14). ogni volta che ci facciamo il segno della croce rinnoviamo il nostro battesimo: Cristo dalla Croce ci attira fino a se stesso (Gv 12,32) e fin dentro la comunione con il Dio vivente.
Poichè il battesimo e il segno della croce, che lo rappresenta e rinnova, sono soprattutto un evento di Dio: lo Spirito Santo ci conduce a Cristo, e Cristo ci apre la porta verso il Padre. Dio non è più il Dio sconosciuto; ha un nome. Possiamo chiamarlo, e Lui chiama noi.
........
"Diventerai una benedizione", aveva detto Dio ad Abramo al principio della storia della salvezza (Gn 12,2).
In Cristo, figlio di Abramo, questa parola è pienamente compiuta.
Egli è una benedizione, ed è benedizione per l'intera creazione e per tutti gli uomini.
La croce, che è il suo segno nel cielo e sulla terra, doveva dunque divenire il vero gesto di benedizione dei cristiani. Facciamo su noi stessi il segno della croce ed entriamo così nella potenza benedicente di Gesù Cristo; tracciamo questo segno sulle persone per cui desideriamo la benedizione; lo tracciamo anche sulle cose che ci accompagnano nella vita e che noi vogliamo ricevere nuove dalla mano di Gesù Cristo. Mediante la croce possiamo divenire gli uni per gli altri dei benedicenti.
Personalmente, non dimenticherò mai con quale devozione e con quale interiore dedizione mio padre e mia madre segnavano noi bambini con l'acqua benedetta, facendoci il segno della croce sulla fronte, sulla bocca e sul petto quando dovevamo partire, tanto più se poi si trattava di un'assenza particolarmente lunga.
Questa benedizione era un gesto di accompagnamento, da cui noi ci sapevamo guidati: il farsi visibile della preghiera dei genitori che ci seguiva e la certezza che questa preghiera era sostenuta dalla benedizione del Redentore.
La benedizione era anche un richiamo a noi, a non uscire dallo spazio di questa benedizione. Benedire è un gesto sacerdotale: in quel segno della croce noi percepivamo il sacerdozio dei genitori, la sua particolare dignità e la sua forza.
Penso che questo gesto del benedire, come piena e benevola espressione del sacerdozio universale di tutti i battezzati, debba tornare molto più fedelmente a far parte della vita quotidiana e abbeverarla con l'energia dell'amore che proviene dal Signore.
Da Joseph Ratzinger, "Introduzione allo spirito della liturgia", San Paolo 2001
Il Signore mi chiama a "salire sul monte", a dedicarmi ancora di più alla preghiera... (Benedetto XVI, 24 febbraio 2013)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
3 commenti:
Quanto bene ha fatto al mio rapporto con Dio questo libro! Leggetelo!
Stefania
"Il bastone della salvezza che Dio ci porge,il ponte su cui superiamo l'abisso della morte e tutte le minacce del male e possiamo giungere fino a Lui",ragazzi altro che Tommaso d'Aquino,questo è un genio della teologia,fa sembrare facile ciò che sarebbe impossibile solo immaginare,parla di Dio con una naturalezza e semplicità che fanno venire i brividi lungo la schiea,Benedictus doctor maximus,per me sempre dulcis Christus in terra,non ci posso far niente,così è e sempre sarà.GR2
"Personalmente, non dimenticherò mai con quale devozione e con quale interiore dedizione mio padre e mia madre segnavano noi bambini con l'acqua benedetta, facendoci il segno della croce sulla fronte, sulla bocca e sul petto quando dovevamo partire, tanto più se poi si trattava di un'assenza particolarmente lunga."
ricordo la mia nonna che all´eta´ di 90 anni, percio´ con tutte le fragilita´ che a 90 anni un corpo puo´ sopportare, alla benedizione del papa lei si alzava in piedi, con tanta fatica, e poi si faceva il segno della croce.ecco questi gesti ancora mi parlano.
e per ricordare san luigi grignon da montefort, la croce , l´albero della vita.anonima.
Posta un commento