Il Signore mi chiama a "salire sul monte", a dedicarmi ancora di più alla preghiera... (Benedetto XVI, 24 febbraio 2013)
lunedì 1 aprile 2013
Spataro: La Sindone è un rinvio simbolico alla Passione di Cristo, va oltre alla questione se quel telo abbia o no avvolto il corpo di Cristo (Galeazzi)
"È un simbolo della Passione e non importa se sia vero"
GIACOMO GALEAZZI
CITTA' DEL VATICANO
Padre Antonio Spadaro, lei è direttore di Civiltà Cattolica, Ritiene che Francesco creda all’autenticità della Sindone?
«Il Papa non entra nella disputa sulla datazione. L’uomo della Sindone parla al cuore. Il Pontefice invita non a contemplare il mistero ma a farsi contemplare dal mistero. Lo chiedeva sant’Ignazio di Loyola, che voleva che chi prega sia “dentro” la scena evangelica che sta meditando. Sant’Ignazio era anche legato al culto delle reliquie. A Gerusalemme vendette quel poco che aveva con sé per pagare i custodi e contemplare una pietra sulla quale Gesù aveva poggiato i piedi. La meditazione è attiva. Ignazio chiede a chi prega di agire, di immaginare se stesso mentre parla con Gesù o di fare delle cose o guardarne altre».
Qual è il senso del messaggio papale?
«La Sindone è un rinvio simbolico alla Passione di Cristo, va oltre alla questione se quel telo abbia o no avvolto il corpo di Cristo. In quello sguardo il credente può trovare consolazione spirituale. Davanti al sacro lino ci si mette in presenza del Signore. Lo stile di Francesco è lo stesso di quando si è affacciato dalla loggia della benedizioni e ha chinato il capo in preghiera: è un esercizio di presenza davanti a Dio. Papa Francesco ci invita a pregare agendo: a salire al Calvario. Da cardinale di Buenos Aires, Bergoglio ha vissuto queste meditazioni visitando i barrios e mettendo al centro della sua visione del servizio non tanto le analisi sociologica, quanto la conversione del cuore».
Cosa la colpisce nel testo?
«Esorta a contemplare senza perdere di vista il mondo e le sue necessità. La Compagnia di Gesù si caratterizza per una spiritualità centrata su Cristo che serve e obbedisce al Padre, e dalla possibilità di concretizzare il bene edificando realtà importanti come le università e le opere sociali, ma partendo dalla spiritualità. La conversione del cuore a Cristo offre la spinta per cambiare le strutture; d’altro canto la fede senza le opere è vuota di contenuti. E contemplare il volto della Sindone fa vivere quella che Ignazio di Loyola definisce “consolazione” spirituale. È la pace profonda, l’“energia contenuta e potente”, come dice il Papa, che si prova quando si vive tutto dentro lo sguardo misericordioso del Signore».
© Copyright La Stampa, 31 marzo 2013
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
I gesuiti, si sa, sono troppo intelligenti per credere in simili leggende, che comunque fanno comodo,e sono bravissimi a surfare. Prossima tappa il diaconato femminile, già preannunciato a Casal del Marmo. Eufemia
Eh sì , troppo intelligenti per credere alle leggende..."non importa se sia vero" . E pensare che per secoli hanno istruito e confutato. Che fine che hanno fatto.
Posta un commento