venerdì 15 febbraio 2013

Bagnasco: il Papa ha sempre cercato di distogliere lo sguardo della gente da lui, dalla sua persona, per condurlo e indirizzarlo verso il Signore (Crimella)


I gesti del Papa come un'enciclica

''Ha sempre cercato di distogliere lo sguardo della gente da lui, dalla sua persona, per condurlo e indirizzarlo verso il Signore''. Ai vescovi liguri l'incoraggiamento dopo un ascolto attento

Luigi Crimella

Quello che era stato definito da alcuni il “Papa teologo”, quasi a voler sottolineare una distanza “dal mondo e tanto più dalla vita concreta della gente”, è invece - nelle parole del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, arcivescovo di Genova e presidente dei vescovi liguri - “un Pontefice entrato nel cuore, nell’anima della gente”. Intervista a tutto campo sui sentimenti, sulla sorpresa, lo sconcerto, ma anche sulla grande “serenità” che il Papa, per primo, sta dimostrando in queste ore e in questi giorni.

Cosa ha detto oggi Benedetto XVI ai vescovi liguri, da lei guidati come presidente della Conferenza episcopale regionale, nella “visita ad limina”? Che racconto avete fatto delle vostre comunità? 

“Il Santo Padre anzitutto ci ha ascoltato, prima di parlare, invitando ogni vescovo a rappresentare lo stato della sua diocesi, in sintesi, ma con puntualità. Ha ascoltato con molta attenzione, ha posto anche domande specifiche, in modo da potersi informare meglio possibile. Alla fine ci ha parlato, incoraggiandoci a continuare nella guida delle nostre Chiese, esortandoci a sostenere i sacerdoti e le comunità cristiane; sempre più cogliendo, insieme alle difficoltà e ai problemi della pastorale odierna, anche e innanzitutto il ‘bene’. Perché questo è giusto rispetto a Dio, perché Dio opera sempre e ci precede nel cuore degli uomini, nel cuore della gente. Allora innanzitutto dobbiamo cogliere la presenza di Dio nel mondo, certo senza nasconderci difficoltà, problemi e sfide, ma sempre a partire da questo”. 

Cosa riporterete al popolo cristiano della Liguria di questo colloquio?

“Diremo le emozioni, i sentimenti che questa ultima ‘visita ad limina’ al Santo Padre ci ha suscitato. Sostanzialmente due cose: primo, una grande commozione. Eravamo veramente commossi di fronte a questa figura diventata così esile, così mite, così dolce. E, quindi, il secondo aspetto, fatto di rincrescimento, certamente; però tutto dentro un orizzonte di grande serenità. Il Papa si è presentato a noi estremamente sereno e la sua parola ci ha rasserenato e infuso fiducia. Abbiamo percepito profondamente che questa parola nasceva e nasce da un cuore che è sereno perché centrato su Dio”.

Eminenza, molto si è detto e scritto, in tutto il mondo, di questa decisione inaspettata del Papa. Che lezione traiamo oggi, a distanza di quasi una settimana dal suo annuncio?

“È come se il Papa in un certo senso - siamo nell’Anno della fede - sottraendo la sua persona allo sguardo del mondo e della comunità cristiana, invitasse i credenti a puntare lo sguardo di più verso il Signore. Il Santo Padre ha sempre avuto questa attenzione. Lo si è percepito, se lo si guardava con attenzione e con affetto, nelle sue parole e anche nei suoi gesti. Ha sempre cercato di distogliere lo sguardo della gente da lui, dalla sua persona, per condurlo e indirizzarlo verso il Signore. In fondo, possiamo leggere questo suo tratto anche come un ulteriore ammaestramento, una ulteriore catechesi sulla fede. Potremmo dire una nuova ‘enciclica’”.

Il Papa, nel dare al mondo il suo annuncio, ha parlato di età che avanza inesorabile. Eppure ieri, nel suo incontro con il clero romano, è apparso ai più in grande spolvero intellettuale. L’età dei “pastori” è davvero destinata a divenire una questione dirimente da qui in avanti?

“Per quanto riguarda la vivacità spirituale e intellettuale del Santo Padre non c’è da meravigliarsi assolutamente, perché la sua parola e il suo magistero sono sempre stati di una estrema lucidità e di grandissima profondità. Quindi non mi meraviglia affatto che anche in questo incontro con il clero romano abbia espresso proprio tutta la sua intelligenza, il suo cuore, la sua fede fatta di verità e di amore. Non c’è da meravigliarsi per questo. Sono le forze fisiche che vengono meno. È questo l’elemento che lui ha denunciato nella sua comunicazione ai cardinali e al mondo; tanto da portarlo ad assumere una decisione storica. Per quanto riguarda l’età dei pastori, credo che qui non ci sia una risposta adesso da parte mia, perché - se vorranno - saranno i cardinali che affronteranno, quando sarà il momento, questa questione. Al presente, mi pare una domanda che riguarda il futuro”. 

Il popolo di Dio che è in Italia come ha vissuto questo evento?

“Grandissima sorpresa, un senso di sconcerto, un grande dolore. Queste sono le reazioni immediate di tutti a cominciare da noi cardinali, dei preti, religiosi, di tutti i fedeli. Questo è stato il primo impatto, inevitabile, più che comprensibile, bello direi, perché dà la misura di quanto il Papa Benedetto XVI sia entrato nel cuore, nell’anima della gente. Il Papa ‘teologo’, così si era subito detto all’inizio del suo Pontificato, come fosse sinonimo di una persona distante dal mondo e tanto più dalla vita concreta della gente. Invece no, perché ben presto, col passare dei mesi, Benedetto XVI si è rivelato sempre più anche il Papa ‘pastore’, come è naturale, un vero maestro e pastore della Chiesa universale. Questo rincrescimento, insieme alla sorpresa, al rammarico e allo sconcerto, direi che sono proprio il segno di quanto Benedetto XVI sia entrato nel cuore della gente. Certamente dei credenti, della comunità cattolica, dei cristiani, ma penso anche del mondo”.

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