sabato 2 febbraio 2013

Card. João Braz de Aviz: Consacrati, testimoni di fedeltà (Cardinale)


Consacrati, testimoni di fedeltà

Gianni Cardinale

​La Chiesa celebra oggi la solennità liturgica della Presentazione di Gesù al Tempio e contestualmente la XVII Giornata mondiale della vita consacrata. Per l’occasione questo pomeriggio Benedetto XVI presiede in San Pietro la Messa. Concelebrano con il Papa il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, il sotto-segretario del dicastero, il padre cistercense Sebastiano Paciolla, e tutti coloro che sono stati invitati a concelebrare dalla Congregazione. Alla vigilia dell’evento Avvenire ha intervistato il porporato brasiliano che guida il dicastero dal 2011. Il cardinale Braz de Aviz, 66 anni, è stato chiamato a questo incarico da Benedetto XVI dopo essere stato ausiliare di Vitoria, vescovo di Ponta Grossa, arcivescovo di Maringà e, dal 2004, arcivescovo di Brasilia.

Eminenza, qual è il significato dell’odierna solennità?

La presentazione era un atto di obbedienza dell’ebreo osservante che portava al Tempio il suo primogenito per la consacrazione. Il 2 febbraio la Chiesa ricorda questa consacrazione e mette in evidenza la vocazione di tutti coloro che hanno questa chiamata alla vita consacrata.

Un tempo per i consacrati si faceva riferimento allo stato di perfezione...

Infatti, oggi però si è preferito abbandonato questo linguaggio perché la perfezione non è in uno stato, ma nel seguire Gesù. Una madre o una madre di famiglia, che non sono consacrati in senso stretto, possono essere molto più perfetti nella santità rispetto ai religiosi. La consacrazione indica comunque una vita speciale che testimonia dei valori che non sono i Comandamenti, ma dei consigli del Signore: vivere una vita di libertà verso i beni; lasciare da parte la vocazione del matrimonio; vivere l’obbedienza a Dio più strettamente attraverso un superiore. Il 2 febbraio è un momento importante per i religiosi anche perché è l’occasione di rinnovare i voti, cioè queste promesse evangeliche.

Come vanno le vocazioni alla vita religiosa?

È un momento di grandi cambiamenti. In alcune regioni del mondo registriamo un calo molto significativo. Ad esempio in Europa, Nord America e Australia. Altrove invece abbiamo una abbondanza enorme di vocazioni. Penso all’Asia - in India, Corea e Vietnam ad esempio - e all’Africa. In questi casi bisogna stare attenti alle motivazioni di queste vocazioni che a volte devono essere purificate.

Un fenomeno preoccupante è quello dell’abbandono della vita religiosa da parte di consacrati che già hanno emesso i voti...

In effetti gli indulti che dobbiamo rilasciare sono numerosi sia per la vita attiva sia per quella contemplativa. Segno di qualcosa che sta cambiando.

In che senso?

Ciò che spesso sbalordisce è che la motivazione di queste uscite non è tanto che queste persone mettono in dubbio la vocazione, la chiamata del Signore, ma che non sono più felici. Questo pone una domanda seria. È il Signore che non rende felici o sono le strutture di un carisma che attualmente a non sono più capaci di far felice una persona secondo quel carisma? È veramente un momento di grandi trasformazioni. Forse il numero dei consacrati diminuirà, però forse l’autenticità crescerà.

Negli ultimi decenni sono cresciuti nella Chiesa i nuovi movimenti ecclesiali. Lei stesso non fa mistero della sua vicinanza al Movimento dei Focolari. Ritiene che in prospettiva queste realtà potranno, per così dire, prendere il posto delle congregazioni religiose tradizionali nella Chiesa?

Lo Spirito non si contraddice. Lo Spirito che ha suscitato gli antichi carismi suscita anche i nuovi. Se il carisma è da Dio, rimane. Se non è così passerà per delle purificazioni, e può darsi che temporaneamente muoia. Riguardo poi le nuove congregazioni religiose, può capitare che debba ancora essere verificata la loro fedeltà. Gli antichi ordini e congregazioni hanno una storia millenaria o secolare di fedeltà, con problemi e difficoltà ma di fedeltà, i nuovi movimenti invece dovranno provare sempre di più questa fedeltà, la capacità di rimanere nel Vangelo e di produrre i suoi frutti. Non c’è contraddizione tra ordini religiosi e movimenti.

Eminenza, ha avuto molta eco sui mass media la visita apostolica del vostro dicastero alle congregazioni religiose femminili negli Stati Uniti. A che punto è?

Come è noto la Congregazione per la dottrina della fede si è interessata alla Leadership Conference of Religious Women, una delle due conferenze che coordinano gli ordini religiosi femminili negli Usa, e ha affidato all’arcivescovo di Seattle il compito di seguirla da vicino nell’adempimento delle richieste che quel dicastero ha formulato. La nostra Congregazione ai tempi del mio predecessore, il cardinal Franc Rodé, ha iniziato invece una visita apostolica a tutte le congregazioni femminili degli Stati Uniti. Riguardo a questa visita abbiamo ricevuto oltre oltre 400 relazioni. Ora stiamo finendo di completare una sintesi di queste relazioni che poi consegneremo al Papa, sarà poi lui a decidere in che modo procedere ulteriormente.

© Copyright Avvenire, 2 febbraio 2013 consultabile online anche qui.

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