venerdì 8 febbraio 2013

I cinquant'anni del Trattato dell'Eliseo. Il saluto del Papa (O.R.)


Il saluto del Papa

Per un futuro di pace e libertà

Se il Trattato dell'Eliseo pose termine al secolare conflitto fra Francia e Germania e stabilì i termini di un accordo di collaborazione in settori essenziali, a cinquant'anni di distanza le ragioni che hanno portato a quella firma vanno continuamente rivitalizzate e rinnovate «affinché quanto è stato raggiunto insieme non venga minato da nuove sfide e da miopi interessi particolari, o non venga persino abbandonato». Su questo cruciale tema riflette il cardinale segretario di Stato, in un saluto inviato a nome di Benedetto XVI alla conferenza ospitata dalla Pontificia Università Gregoriana, che si tiene giovedì 7 nel cinquantesimo anniversario del Trattato, per iniziativa delle ambasciate di Francia e della Repubblica Federale di Germania presso la Santa Sede, sul tema «Cinquant'anni di amicizia franco-tedesca al servizio dell'Europa: l'Unione Europea, un modello per altre riconciliazioni?». Nel testo, letto dall'arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, è sottolineata l'importanza dello scambio di idee e del dibattito in corso, animato tra gli altri da Annegret Kramp-Karrenbauer, ministro presidente del Saarland e incaricata della Germania per le relazioni culturali franco-tedesche, e da Michel Barnier, commissario europeo per il Mercato interno e i Servizi. Di particolare interesse appaiono, infatti, i due interventi che pubblichiamo in parte. Ma proprio in questi momenti, nei quali si celebrano eventi che hanno lasciato un segno profondo nella storia aprendo alla possibilità di un futuro diverso basato sul dialogo, non si possono dimenticare gli artefici di quegli accordi, che riuscirono a trovare un compromesso quando ogni tentativo di conciliazione sembrava destinato a fallire. Anche per questo nel testo viene richiamato alla memoria «l'impegno personale dei padri del Trattato, Charles de Gaulle e Konrad Adenauer». Ancor prima che l'accordo fosse siglato -- è sottolineato poi nel saluto -- «i due grandi protagonisti dell'Europa postbellica, con la loro partecipazione alla Messa di riconciliazione nella Cattedrale di Reims, misero in rilievo che la politica si basa su principi che essa non può darsi da se stessa». E proprio in quell'occasione fu particolarmente evidente come «la legge morale naturale, e i valori e i diritti umani plasmati dal Vangelo, costituiscono il fondamento di una politica che veramente si pone al servizio della giustizia e della pace, nonché del progresso dell'intera famiglia umana». Molti passi avanti si sono fatti sulla strada indicata da de Gaulle e Adenauer, ma non si può abbassare la guardia. Occorre alimentare senza sosta la fiamma della speranza perché la pace «è un compito che permane e che dev'essere adempiuto sempre nuovamente».

(©L'Osservatore Romano 8 febbraio 2013)

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