martedì 5 febbraio 2013

Il Papa: nei Paesi in guerra, le popolazioni siano protagoniste di un avvenire di pace


Il Papa: nei Paesi in guerra, le popolazioni siano protagoniste di un avvenire di pace

“Perché le popolazioni che sperimentano guerre e conflitti possano essere protagoniste della costruzione di un avvenire di pace”: è questa l’intenzione di preghiera missionaria del Papa per il mese di febbraio. Benedetto XVI mette dunque l’accento sul ruolo che i popoli hanno nel costruire la pace. Un’esperienza vissuta in Mozambico, come sottolinea il missionario comboniano, padre Graziano Castellari, per 45 anni nel Paese africano. L’intervista è di Alessandro Gisotti:   

R. – Io ho vissuto gli 8 anni della guerra in Mozambico. Ho sentito sulle mie spalle e sul mio cuore questo problema della guerra che non finiva mai e anche le sofferenze della popolazione. E’ necessario pregare perché in queste situazioni solo il buon Dio ci può aiutare! Pregare è una cosa molto buona e molto necessaria.

D. – Dopo la fine della guerra c’è tanto da fare, ricostruire un po’ tutto… Lei questo lo ha sperimentato e ancora adesso è così per il Mozambico, vero?

R. – La guerra è finita, il cammino per la pace è stato vero, reale. Però c’è ancora un’altra guerra, la guerra della miseria, la guerra della povertà, la "guerra" della costruzione di un Paese più giusto e più equo.

D. – Il Papa sottolinea il ruolo delle popolazioni, mentre a volte si ha l’idea che la pace debba venire dall’alto…

R. – Certamente. Nella situazione concreta del Mozambico il popolo si muove e lavora, c’è tanta gente che vuole studiare. Anche il fatto di essersi riappacificati, anche questo è un atto eroico, un atto di buona volontà.

D. – Quale messaggio di speranza può dare l’esperienza del Mozambico, che lei ha vissuto e visto in prima persona, a popolazioni che oggi sperimentano una guerra che sembra senza fine? Il pensiero va immediatamente, alla Siria…

R. - Il messaggio del Mozambico è chiaro: hanno desiderato la pace e l’hanno realizzata. Io mi ricordo la fine della guerra… Il giorno che hanno firmato gli accordi di pace di Roma, ho fatto 60 km, con un camioncino pieno di gente, per andare ad annunciare a tutti, per andare a cantare e a dire a tutti: la guerra è finita! Per i popoli che sembra non abbiano speranza, anche per loro c’è una speranza.

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