domenica 24 febbraio 2013

La nota della segreteria di stato è durissima nelle accuse, ma generica sui destinatari (Galeazzi e Tornielli)


“Influenzano i cardinali”

La guerra interna dietro le accuse ai media

GIACOMO GALEAZZI E ANDREA TORNIELLI

ROMA

Non si è piegata nei secoli a monarchi e tiranni, ha resistito agli affondi di Federico II e Napoleone e ora non intende abbassare la testa di fronte a Vatileaks. 
Nel momento in cui si appresta a entrare nell’interregno inedito del passaggio di consegne tra due papi viventi, la Chiesa si appella al passato per alzare la voce: «Giù le mani dal Conclave».  
 Intanto, però, riaffiorano scandali: la pedofilia nel clero, esemplificata dalle polemiche attorno al cardinale statunitense Roger Mahony, i problemi dello Ior, la fuga di documenti riservati. Potrebbero avere un ruolo nel presente e nell’elezione del successore di Ratzinger. E il Vaticano reagisce. 
Una mossa che la Santa Sede compie con una nota durissima nelle accuse, ma generica sui destinatari.  
Un’iniziativa con la quale la Segreteria di Stato tenta di blindare l’elezione pontificia dalle polemiche sullo scandalo pedofilia (in particolare in Belgio, Usa e Irlanda), a cui si sono aggiunti in Italia i miasmi per le fughe di documenti e i fantasmi del dossier segreto dei cardinali inquirenti Herranz, Tomko e De Giorgi.  
L’irritazione vaticana è affidata a una rara presa di posizione scritta proveniente dagli uffici guidati dal cardinale Tarcisio Bertone. Una nota che si scaglia contro le notizie «non verificate, o non verificabili, o addirittura false anche con grave danno di persone e istituzioni» con le quali si cerca di condizionare i cardinali in vista del conclave.  
«Nel corso dei secoli i cardinali - ricorda il testo - hanno dovuto far fronte a molteplici forme di pressione, esercitate sui singoli elettori e sullo stesso Collegio, che avevano come fine quello di condizionare le decisioni, piegandole a logiche di tipo politico o mondano».  
Se in passato, continua la nota, sono state le cosiddette potenze, cioè gli Stati, a cercare di far valere il proprio condizionamento nell’elezione del Papa, oggi si tenta di mettere in gioco il peso dell’opinione pubblica, spesso sulla base di valutazioni che non colgono l’aspetto tipicamente spirituale del momento che la Chiesa sta vivendo». Perciò «è deplorevole che, con l’approssimarsi del tempo in cui avrà inizio il conclave e i cardinali elettori saranno tenuti, in coscienza e davanti a Dio, ad esprimere in piena libertà la propria scelta, si moltiplichi la diffusione di notizie spesso non verificate, o non verificabili, o addirittura false, anche con grave danno di persone e istituzioni».  
 «Mai come in questi momenti - conclude la nota - i cattolici si concentrano su ciò che è essenziale: pregano per Benedetto XVI, pregano affinché lo Spirito Santo illumini» i cardinali, «pregano per il futuro Pontefice». 
L’intervento si è aggiunto ad un altro altrettanto forte del portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, secondo il quale «non manca chi cerca di approfittare del momento di sorpresa e di disorientamento degli spiriti deboli per seminare confusione e gettare discredito sulla Chiesa e sul suo governo, ricorrendo a strumenti antichi come la maldicenza, la disinformazione, talvolta la stessa calunnia, o esercitando pressioni inaccettabili per condizionare l’esercizio del dovere di voto da parte dell’uno o dell’altro membro del Collegio dei cardinali, ritenuto sgradito per una ragione o per l’altra».  
Toni irritualmente gravi e l’ardito paragone tra le critiche dei mass media alle gerarchie ecclesiastiche e l’epoca remota delle interferenze di re e imperatori sulla scelta del successore di Pietro.  
 La nota vaticana era stata informalmente preannunciata come una difesa del viceministro degli Esteri, Ettore Balestrero, la cui promozione a nunzio in Colombia è stata interpretata dai media come una rimozione. In realtà la Curia sembra voler reagire agli attacchi mentre i porporati stanno per entrare nelle congregazioni generali.  
In particolare si avverte il riferimento alle campagne contro l’ingresso in Conclave di alcuni di loro, come l’arcivescovo emerito di Los Angeles Roger Mahony: persino un settimanale cattolico come «Famiglia Cristiana» ha promosso un sondaggio sull’opportunità della sua presenza tra gli elettori. Ma anche agli articoli che descrivono il Vaticano come la sentina di tutti i mali. 
Il comunicato ha però anche l’effetto-boomerang di far apparire i porporati in arrivo a Roma come influenzabili da ciò che leggono sui mass media.  
Dall’annuncio delle dimissioni del Papa in poi sui giornali è stato un crescendo di analisi e retroscena sulle motivazioni delle dimissioni di Benedetto XVI e sugli scenari futuri del conclave. Dal passato sono riaffiorate vicende opache. Commentando la presa di posizione della Segreteria di Stato, padre Lombardi ha precisato che ci sono giornalisti corretti e altri che non lo sono, differenziandosi quindi dai rilievi «erga omnes» della cabina di regia vaticana.  
 «È un periodo delicato e ci sono tipi di informazione diversa - evidenzia padre Lombardi -. Ci sono anche rapporti che parlano della Chiesa in modo molto negativo, calcolato». Non si tratta, quindi, di una condanna generalizzata dei media, che svolgono una «funzione importante». La nota della Segreteria di Stato (negli ultimi tempi se ne ricorda soltanto una analoga sempre sul caso Vatileaks a luglio scorso) spiega che «la libertà del Collegio cardinalizio, al quale spetta di provvedere, a norma del diritto, all’elezione del Romano Pontefice, è sempre stata strenuamente difesa dalla Santa Sede, quale garanzia di una scelta che fosse basata su valutazioni rivolte unicamente al bene della Chiesa». 

© Copyright La Stampa, 24 febbraio 2013 consultabile online anche qui.

2 commenti:

mariateresa ha detto...

che paura che si generalizzi sui media, mamma mia che code di paglia!!
Scusate ma questa mi scappa proprio. Certo come in tutti i mestieri ci sono persone degne assieme ai giornalai (non giornalisti) ma il punto è che vige, e la fa da padrone, il malcostume di copiare gli uni dagli altri e non è un modo di dire parlare di giornalista collettivo, si abbonda di luoghi comuni per evitare di usare il discernimento e il cervello (l'abusato confronto tra papi per esempio è una cosa che ha sfiorato il patologico in quasi ogni viaggio del Papa) , la prassi di riportare interviste con dei fantasmi anonimi, l'approssimazione e la disinformazione e infine, per me la questione più grave, le smentite a notizie fuffa non pubblicate con la stessa evidenza della fuffa o non pubblicate affatto.
Certo la stampa avrebbe ed ha una funzione importante, ma questi bachi nel mondo dei media che ho indicato in modo sintetico, che ci sarebbe da parlare per ore, hanno reso il servizio durante questo pontificato una pena. Questi aspetti negativi hanno dominato.
E non mi soffermo sul linguaggio , persino quello in larga parte fa pena. Il prossimo che usa il termine "senza precedenti" gli infilo un dito virtuale in un occhio. Fa il paio con "il carismatico predecessore". Che palle.
E il linguaggio piatto, omologato è spia di un argomentare di concetti piatto e omologato.
E' un miracolo che Benedetto avesse le piazze piene perchè se il credente comune avesse dovuto basarsi solo sui "reportages", non avrebbe più messo piede in piazza San Pietro. Così in qualche caso, siccome la realtà non coincideva con le teorie, hanno provato anche a farloccare i dati delle udienze.
Tutto abbiamo visto.
Ma che vadano a quel paese.

Anonimo ha detto...

Perfetto il commento di Mariateresa. Lasciamo perdere la difesa d'ufficio che fanno i suddetti a favore di Famiglia Cristiana (?) Dovrebbero sapere che iil CJC non prevede esclusioni dal Conclave né tantomeno lo fanno i documenti pontifici in proposito. L'unica eccezione può essere fatta per chi - liberamente e in coscienza- eventualmente può rinunciare a partecipare. Si vadano a leggere i giornali soprattutto di quest'ultimo periodo, ma anche dell'ormai "famigerato" 2010