Nella festa della Madonna della Fiducia
Gli applausi scroscianti sono stati l'espressione più eloquente dell'entusiasmo con cui la comunità del Pontificio Seminario Romano Maggiore ha accolto venerdì pomeriggio, 8 febbraio, la lectio divina di Benedetto XVI durante il tradizionale incontro per la festa della patrona, la Madonna della Fiducia.
Ad ascoltare il Pontefice -- che ha commentato i versetti 3-5 della prima lettera di Pietro, dalla quale è stato tratto il tema dell'anno formativo «Custoditi mediante la fede» -- erano, oltre ai seminaristi del Maggiore, gli allievi del Minore, quelli dell'Almo collegio Capranica, del collegio diocesano Redemptoris Mater, del seminario della Madonna del Divino Amore, e sedici giovani che frequentano l'anno propedeutico. Al suo arrivo in elicottero a San Giovanni in Laterano, il Papa è stato accolto dal cardinale vicario, Agostino Vallini, e dal rettore del Maggiore, don Concetto Occhipinti.
Lo accompagnavano l'arcivescovo Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia e suo segretario particolare, monsignor Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa Pontificia, e Patrizio Polisca, medico personale di Benedetto XVI.
Dopo una breve sosta nella cappellina della Fiducia, il Papa ha fatto ingresso nella cappella maggiore del seminario, dov'erano, tra gli altri, i vescovi ausiliari di Roma e il prelato generale del vicariato Mancini, i superiori dei seminari diocesani, le comunità religiose femminili -- le missionarie dello Spirito Santo e della Sacra Famiglia, e le suore della famiglia de Corde Iesu -- che prestano servizio al Maggiore, e il direttore del nostro giornale.
Nel saluto rivolto al Pontefice a nome dei giovani aspiranti sacerdoti, il rettore ha fatto riferimento all'Anno della fede come a «una grazia da accogliere». E ha aggiunto: «A nome di ciascuno dei formatori posso confidarle che la condivisione quotidiana dell'ideale grande di santità che è nel cuore dei nostri seminaristi è motivo di grande consolazione e speranza».
Al tempo stesso, ha proseguito, «ci rendiamo conto che questo ideale, perché possa realizzarsi ha bisogno di un tempo ampio di contatto personale con Gesù vivo nell'Eucaristia e nella sua Chiesa.
In questo senso desideriamo che sempre di più il tempo del seminario sia vera esperienza di deserto, di raccoglimento, di purificazione, e di formazione a un autentico spirito di sacrificio e di rinuncia, fonte di vera libertà e di carità sincera». Don Occhipinti ha infine indicato l'autentico spirito che deve guidare quanti prestano servizio in seminario: «Far scoprire a ciascuno il dono ricevuto dal Signore così che possa essere messo a servizio degli altri, senza cedere a due opposte tentazioni: quella di diventare “pastori senza pecore”, cioè persone rinchiuse nel formalismo di un ruolo che intende la santità come una separazione e una lontananza dal mondo, e quella di essere “uomini del mondo”, cioè persone omologate a mode e a culture che si oppongono a Dio, dissolvendo così il proprio compito di rendere visibile e operante la paternità di Dio».
Dopo il momento liturgico e la lectio divina, la serata si è conclusa con la cena nel refettorio, durante la quale il diacono Pino Conforti, a nome dei i seminaristi, ha rivolto un saluto al Pontefice.
«La gente che incontriamo nelle parrocchie, nelle strade della città -- ha detto tra l'altro -- ha bisogno di essere consolata, di sperare, di gioire; e allora dobbiamo ravvivare il nostro cuore con un'autentica fede in Cristo, affinché ricevendo possiamo donare, e accogliendo possiamo condividere». Rivolgendosi al Papa il diacono ha detto: «Abbiamo bisogno delle sue parole, della sua testimonianza e della sua preghiera, per camminare nella fede e nell'amore di Dio: sono gli uomini di Dio come Lei che ci aiutano a crescere e a sperare, perché sono vivi e giovani nello spirito».
E ha concluso con un riferimento al «nostro antico alunno del Seminario Romano, il beato Papa Giovanni XXIII, che ricordiamo in modo speciale nel cinquantesimo anniversario dell'apertura del concilio Vaticano II, da lui indetto, ispirato dallo Spirito Santo, per l'aggiornamento e il rinnovamento della Chiesa».
(©L'Osservatore Romano 10 febbraio 2013)
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