Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 30 mar.
La Sindone e' "Icona di un Uomo flagellato e crocifisso", ed e' stata "impressa nel telo" affinche' parlando "al nostro cuore" ci spinga "a salire il Monte del Calvario, a guardare al legno della Croce, a immergerci nel silenzio eloquente dell'amore". Papa Francesco non scioglie il "nodo" sulla autenticita' del sacro lenzuolo (che secondo la tradizione avrebbe avvolto il corpo di Nostro Signore Gesu' Cristo nel Sepolcro) messa in dubbio dall'esame con il Carbonio 14 effettuato nel 1988, che ha datato il lenzuolo come Medioevale, una datazione che successive altre ricerche di pari livello scientifico hanno pero' smentito".
Nel suo primo intervento sul tema, un videomessaggio in occasione dell'odierna "ostensione televisiva" organizzata dal custode della Sindone, l'arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, in collaborazione con la Cei e Rai Uno, il nuovo Pontefice usa infatti la parola "icona", che puo' comprendere sia opere realizzate dall'uomo, che miracolosamente da Dio (le icone acherotipe) come accaduto per la Madonna di Guadalupe, e il verbo "impressa" che riecheggia la teoria per la quale e' stata l'energia della Risurrezione a imprimere l'immagine (inspiegabilmente analoga a quella di un negativo fotografico). Su tutto cio' da cardinale Bergoglio non si era mai espresso e allora era improbabile che appena eletto Papa prendesse una posizione diversa da quella del suo predecessore: anche Joseph Ratzinger parlo' infatti di icona nello storico discorso per l'ostensione del 2010.
Papa Francesco nel suo videomessaggio esprime gratitudine per l'iniziativa della "ostensione televisiva" in mondo-visione. "Mi pongo anch'io con voi - dice - davanti alla sacra Sindone, e ringrazio il Signore che ci offre, con gli strumenti di oggi, questa possibilita'"." Anche se avviene in questa forma - continua il Papa - il nostro non e' un semplice osservare, ma e' un venerare, e' uno sguardo di preghiera". "Direi di piu': e' - scandisce Francesco - un lasciarsi guardare". "Questo Volto - infatti - ha gli occhi chiusi, e' il volto di un defunto, eppure misteriosamente ci guarda, e nel silenzio ci parla. Come e' possibile? Come mai il popolo fedele, come voi, vuole fermarsi davanti a questa Icona di un Uomo flagellato e crocifisso? Perche' l'Uomo della Sindone ci invita a contemplare Gesu' di Nazaret. Questa immagine, impressa nel telo, parla al nostro cuore e ci spinge a salire il Monte del Calvario, a guardare al legno della Croce, a immergerci nel silenzio eloquente dell'amore". "Lasciamoci dunque raggiungere - suggerisce Papa Francesco - da questo sguardo, che non cerca i nostri occhi ma il nostro cuore. Ascoltiamo cio' che vuole dirci, nel silenzio, oltrepassando la stessa morte. Attraverso la sacra Sindone ci giunge la Parola unica ed ultima di Dio: l'Amore fatto uomo, incarnato nella nostra storia; l'Amore misericordioso di Dio che ha preso su di se' tutto il male del mondo per liberarci dal suo dominio".
"Questo Volto sfigurato - osserva Francesco - assomiglia a tanti volti di uomini e donne feriti da una vita non rispettosa della loro dignita', da guerre e violenze che colpiscono i piu' deboli. Eppure il Volto della Sindone comunica una grande pace; questo Corpo torturato esprime una sovrana maesta'. E' come se lasciasse trasparire un'energia contenuta ma potente, e' come se ci dicesse: abbi fiducia, non perdere la speranza; la forza dell'amore di Dio, la forza del Risorto vince tutto". "Per questo - conclude infine - contemplando l'Uomo della Sindone, faccio mia, in questo momento, la preghiera che san Francesco d'Assisi pronuncio' davanti al Crocifisso: 'Altissimo e glorioso Dio, illumina le tenebre del cuore mio. E dammi fede retta, speranza certa, carita' perfetta, senno e conoscimento, Signore, che faccia il tuo santo e verace comandamento. Amen'".
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SINDONE: RELIQUIA O ICONA? LA CHIESA HA SOSPESO IL GIUDIZIO
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 30 mar.
"Insigne reliquia legata al mistero della nostra Redenzione".
Cosi' Giovanni Paolo II defini' la Sindone domenica 13 Aprile 1980, nella sua visita a Torino, "citta' - ripete' in un successivo discorso - che custodisce una reliquia insolita e misteriosa come la sacra Sindone, singolarissimo testimone, se accettiamo gli argomenti di tanti scienziati, della Pasqua: della passione, della morte e della Risurrezione. Testimone muto, ma nello stesso tempo sorprendentemente eloquente!".
Una "straordinaria Icona del Sabato Santo" la defini' invece Benedetto XVI il 2 maggio 2010, in visita a Torino in occasione dell'ostensione. Ma come oggi Papa Francesco l'uso della parola Icona non negava - nelle parole di Joseph Ratzinger la possibile origine non umana dell'immagine. "La Sindone - disse infatti il Papa oggi Emerito - e' un'Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro. Limmagine impressa sulla Sindone e' quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, fatta di sangue ed acqua usciti copiosamente da una grande ferita procurata da un colpo di lancia romana, quel sangue e quellacqua parlano di vita. E' come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo", quando "e' successo l'impensabile: che cioe' l'Amore e' penetrato 'negli inferi'"; e cosi' "anche nel buio estremo della solitudine umana piu' assoluta noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori".
Del resto, come ammise, prima di morire, l'allora arcivescovo di Torino e custode della Sindone, cardinale Anastasio Ballestrero, fu costellata di errori, forse non involontari, l'intera complessa vicenda della datazione radiometrica con la tecnica del Carbonio 14, eseguita nel 1988 dai laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo, che come e' noto ha dato come risultato, con un'asserita attendibilita' del 95 per cento, l'intervallo di tempo compreso tra il 1295 e il 1360 per l'eta' della Sindone. In un'intervista pubblicata il 5 settembre 1997 dal quotidiano tedesco "Die Welt", Ballestrero affermo' infatti: "A mio avviso, la Santa Sindone di Torino e' autentica. Le analisi al radiocarbonio, che la facevano risalire al Medioevo, sembra siano state realizzate senza le cure dovute". Il riferimento del cardinale carmelitano era ad una serie di inadempienze - emerse successivamente - rispetto ai protocolli scientifici fissati dai 4 laboratori scientifici insieme alla Pontificia Accademia delle Scienze (guidata all'epoca dal professor Chagas e monsignor Dardozzi) e il British Museum di Londra (ad esempio si scopri' che di fatto i campioni erano identificabili e di quelli di 'controllo' forniti dal British era nota la datazione ai ricercatori) ma soprattutto alla non trascurabile contaminazione chimica e biologica della piccola porzione di tessuto sindonico prelevata per l'occasione, da un punto particolarmente segnato dall'incendio del 4 dicembre 1532 che aveva bruciato in piu' punti il lenzuolodel lenzuolo poi donato da Casa Savoia alla Santa Sede.
La Sindone, scrisse il giornalista e sindonologo Orazio Petrosillo, "era piegata infatti in 48 strati e cosi' si produssero altrettante bruciature simmetriche rispetto alle linee di piegatura longitudinali e trasversali, alterando irreparabilmente il livello del carbonio". "Dovemmo fronteggiare la sfida di molti che insistevano affinche' noi rifiutassimo le analisi, e in questo modo poter affermare che la Chiesa teme la scienza", spiego' lo scienziato Luigi Gonella, allora consulente scientifico della Curia di Torino, cioe' del custode, che defini "un vero e proprio ricatto" quello subito dal cardinale Ballestrero e da Papa Wojtyla perche' accettassero di autorizzare l'analisi. "O noi accettavamo la prova del C14 secondo le condizioni imposte dai laboratori, oppure sarebbe scattata una campagna di accusa contro la Chiesa timorosa della verita' e nemica della scienza", sottolineo' Gonella, per il quale erano "anche state fatte delle pressioni illecite a Roma affinche' Torino accettasse le loro condizioni". Il prelievo dei campioni venne operato il 21 aprile 1988 nella sacrestia del Duomo di Torino da Franco Testore, docente di tecnologia dei tessuti presso il Politecnico di Torino, e Giovanni Riggi di Numana, produttore di apparecchiature per biologia. Il primo effettuo' le operazioni di pesatura, mentre il secondo esegui' materialmente il taglio. Ma mentre il protocollo prevedeva il taglio di un campione di circa 10x70 mm, su proposta di Testore si decise invece sul momento di prelevare un campione di dimensione circa doppia e di conservarne meta' in un contenitore sigillato, in modo da far fronte ad eventuali successive richieste di tessuto.
Venne quindi tagliato un lembo di tessuto di circa 81x21 mm, dal quale venne quindi scartata una striscia spessa circa 5 mm, in quanto conteneva fili colorati di incerta provenienza. Contestualmente vennero divisi anche i tre campioni di controllo (uno in piu' di quanto originariamente previsto), ovvero: un frammento di tessuto proveniente da una sepoltura nubiana, scoperto nel 1964 e datato intorno al 1100 dopo Cristo; un pezzo del bendaggio di una mummia egiziana del II secolo dopo Cristo; alcuni fili prelevati dal mantello di san Luigi d'Angio', conservato nella basilica di Saint Maximin, a Var, in Francia, datato tra il 1290 e il 1310. Quindi vennero scelti 2 campioni di epoca medioevale e solo 1 del primo secolo (sarebbe stato piu' logico fossero almeno due). I tre pezzi della Sindone e i sei ricavati dai primi due campioni di controllo furono quindi inseriti in 9 cilindri metallici numerati, senza alcuna indicazione del loro contenuto per poter cosi' procedere al blind test. Pero' i pezzi del terzo campione di controllo (mantello di san Luigi d'Angio') invece furono consegnati senza essere chiusi in cilindri. Ed inoltre l'eta' dei campioni di controllo, che avrebbe dovuto essere ignota, fu pubblicata dall'Osservatore Romano il 2 maggio ed era stata gia' dichiarata nei documenti doganali. Secondo il protocollo i laboratori avrebbero dovuto lavorare contemporaneamente e senza scambiarsi informazioni, ma - come emerse in seguito - i direttori dei tre laboratori si erano incontrati segretamente in Svizzera. E addirittura l'8 maggio la BBC entro' nel laboratorio di Zurigo per filmare l'apertura dei cilindri, e per l'ennesima volta vennero dichiarate le eta' dei campioni. Presente alla ripresa il pastore protestante David Sox, che da tempo sosteneva che la Sindone era un falso e che poi pubblico' il libro "La Sindone smascherata" contemporaneamente all'annuncio sui risultati, che evidentenemente gli erano stati anticipati. Brucio' addirittura l'annuncio di Ballestrero il quotidiano inglese Evening Standard annuncio' la datazione del lenzuolo attorno al 1350. Il giorno dopo, ed in seguito il 23 settembre Gonella, intervistato dal quotidiano italiano La Stampa, denuncio' le gravi violazioni al protocollo. Un altro episodio inquietante fu, il 4 giugno 1989, il suicidio, in circostanze misteriosedi Timothy W. Linick, quarantaduenne ricercatore dell'Universita' dell'Arizona, uno dei firmatari dell'articolo di Nature del febbraio 1989, scrupoloso studioso del metodo dello spettrometro di massa. Infine, alcuni sindonologi come padre Bruno Bonnet-Eymard, Ernesto Brunati e altri, sulla base delle incongruenze nella statistica delle misure e di alcune contraddizioni nei resoconti pubblicati e nelle dichiarazioni rese, hanno sostenuto che gli autori dell'esame ne abbiano falsificato i risultati sostituendo i campioni prelevati dalla Sindone con altri frammenti di tessuto di origine medievale.
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