Il cardinale Vegliò nel saluto rivolto al Papa
Tra emarginazione e isolamento
È una condizione di vita pesante quella della gente di mare. A descriverla al Papa è stato il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, nel saluto che gli ha rivolto all'inizio dell'incontro con i partecipanti al congresso mondiale dell'apostolato del mare sul tema «Nuova evangelizzazione nel mondo marittimo. Nuovi mezzi e strumenti per proclamare la Buona Novella».
«I marittimi -- ha detto il cardinale -- vivono una particolare forma di migrazione e di itineranza.
La loro professione, infatti, li costringe a un continuo movimento, soprattutto lungo le rotte marittime». Stranieri nei porti in cui approdano le navi e i pescherecci, sperimentano ogni giorno la precarietà di chi vive per lunghi periodi fuori casa e privo degli affetti familiari, con tutte le difficoltà che la lontananza porta con sé. «Nascosti tra le lamiere delle navi, uomini e donne, infaticabilmente, solcano i mari e transitano nei porti -- ha aggiunto -- talvolta senza avere il tempo o, peggio ancora, senza il permesso di scendere a terra».
Per questo la Chiesa, a immagine del Buon Pastore, va in cerca anche di queste persone, le incontra, le accoglie, organizza soste di preghiera e, dove è possibile, celebra la messa a bordo, «forse l'unica a cui possono partecipare gli equipaggi nei lunghi mesi d'imbarco». Il porporato ha poi ricordato la particolare attenzione riservata alle famiglie dei marittimi «che, nelle parrocchie territoriali, nelle cappelle dei porti e nei centri “Stella maris” invocano per i propri cari un porto sicuro, affidandoli alla Vergine Maria invocata con il bellissimo nome di “Stella del mare”».
(©L'Osservatore Romano 24 novembre 2012)
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