venerdì 22 febbraio 2013

Le ragioni della fede. Voci di cardinali sulla rinuncia di Benedetto XVI al Pontificato (O.R.)


Voci di cardinali sulla rinuncia di Benedetto XVI al pontificato

Le ragioni della fede

La coerenza e l'esempio di fede offerto da Benedetto XVI con la sua decisione di rinunciare al pontificato sono stati sottolineati dal cardinale Agostino Vallini, suo vicario generale per la diocesi di Roma. Intervenendo a un incontro alla Pontificia Università Lateranense, nel pomeriggio di mercoledì 20 febbraio, il porporato ha rimarcato come la scelta del Pontefice, dopo un iniziale smarrimento, sia stata «capita» dai fedeli tanto da far «crescere molto» in loro l'ammirazione per la sua persona e per la sua «grande lezione di fede e di vita». Così ha invitato «innanzitutto a guardare alla grande testimonianza che ci ha dato Papa Benedetto, il quale ha motivato questa scelta molto grave di concludere il Pontificato proprio per una ragione di fede».
Secondo il cardinale Vallini, i fedeli in questo particolare momento devono «vivere la fede con la coerenza che il Santo Padre ci ha mostrato e di cui ci ha dato l'esempio». Anche per testimoniare questa consapevolezza, il cardinale vicario e il vescovo di Albano, monsignor Marcello Semeraro, hanno disposto che il prossimo giovedì 28 febbraio le campane di tutte le chiese di Roma e di Castel Gandolfo suonino a distesa per accompagnare, le prime, la partenza del Papa dal Vaticano e, le seconde, il suo arrivo nella cittadina laziale.
Sul suo blog, il cardinale statunitense Donald William Wuerl, arcivescovo di Washington, ha voluto ringraziare Benedetto XVI ricordando, in particolare, la sua visita nel 2008. «La sua decisione è stata un gesto d'amore per Cristo, per la Chiesa e per noi» ha scritto -- secondo quanto riferisce l'Ansa -- non nascondendo «lo shock» ma anche indicando «la grandezza del Santo Padre e la sua capacità di riconoscere i bisogni della Chiesa universale di oggi».
Per il cardinale Wuerl, il Papa «ha avuto il coraggio, l'umiltà e l'onestà di dire semplicemente che sarebbe meglio che qualcuno con più energia si ponesse alla guida della Chiesa di oggi. Papa Benedetto ha assunto questa decisione per amore di Cristo, per amore della Chiesa e per amore nei nostri confronti. Ha detto: è arrivato il momento». Sempre nel blog, l'arcivescovo di Washington ha spiegato che «il ministero papale oggi più che mai è un compito che richiede presenza. Spesso è necessario svolgere lunghi viaggi in giro per il mondo per visitare e pregare tra i fedeli. Quando Benedetto dice che non ha le energie per continuare, mette in risalto quanto sia importante la resistenza fisica per portare avanti le tante responsabilità che pesano su un Papa ai nostri giorni. E riconosce anche che era venuta meno la sua capacità di assolvere a tutti i compiti, in un'era segnata dalla comunicazione istantanea, in cui i social media dominano il modo con cui noi ci mettiamo in contatto con gli altri».
«Ammirazione» per Benedetto XVI è stata espressa anche da un altro porporato statunitense, l'arcivescovo di Chicago Francis Eugene George. In un'intervista rilasciata a Flavio Pompetti e pubblicata su «Il Messaggero» del 21 febbraio, ha spiegato che «Papa Ratzinger ha in effetti separato con la sua decisione l'aspetto funzionale del suo ruolo da quello spirituale nella figura del pontefice. Per quest'ultimo -- ha spiegato -- vale ancora il principio della continuità, mentre per il primo Benedetto XVI ci ha confermato che la carne è fallibile, e che il ministero del Papa può essere condotto con maggiore efficienza dal suo successore quando la salute non gli permette più di continuarlo».
Infine, in vista dell'ultima udienza generale del Pontificato, prevista mercoledì 27 febbraio in piazza San Pietro, l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, ha invitato i fedeli piemontesi «a recarsi a Roma per partecipare a un atto d'amore verso un Papa amico dei giovani, che resterà sempre nel ricordo e nel cuore di tutti noi». Si tratta, ha detto, di «un'occasione importante per esprimergli il nostro grazie riconoscente, ricordando l'incontro che ebbe con i giovani torinesi, durante l'ostensione della Sindone nel 2010 e poi alla Giornata mondiale della gioventù di Madrid» nel 2011.

(©L'Osservatore Romano 22 febbraio 2013)

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