sabato 24 novembre 2012

La luce che illumina la ragione. Ecumenismo ed evangelizzazione in Cirillo e Metodio (Cyril Vasil')

Ecumenismo ed evangelizzazione in Cirillo e Metodio

La luce che illumina la ragione


Pubblichiamo una sintesi della «lectio magistralis» dell'arcivescovo segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, dal titolo: «I santi Cirillo e Metodio, patroni d'Europa. Ispirazione per l'ecumenismo e l'evangelizzazione di oggi. Dalla polemica di Venezia allo spirito del Vaticano II», letta in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico dell'Istituto di Studi ecumenici San Bernardino di Venezia.


di Cyril Vasil'


Qualche anno fa ho avuto occasione di partecipare all'inaugurazione di due vetrate raffiguranti i santi compatroni d'Europa Cirillo e Metodio. In questa occasione sorgevano spontanee una domanda e una riflessione. Che cosa è una vetrata? La risposta è semplice. La vetrata è una meravigliosa opera d'arte che permette alla luce solare di illuminare l'interno di un edificio. La luce, passando attraverso la vetrata, fa vivere i colori, illumina l'ambiente e allo stesso tempo lo trasforma. Le vetrate con le figure dei santi permettono che la luce illumini, inondi la Chiesa. È la luce stessa che dona la vita alle figure. E sono le figure che permettono di “vedere la luce”. Guardando le vetrate, vediamo le figure e la luce, senza separare le une dall'altra. Così potremo percepire anche la vita dei santi nella storia della Chiesa. Attraverso le loro vite e il loro esempio percepiamo la luce di Cristo. Ed è il Cristo stesso che illumina la Chiesa con la sua luce, ma lo fa attraverso l'esempio della vita dei santi, testimoni e portatori di luce.

Le biografie dei santi Cirillo e Metodio e il contributo che portarono rappresentano il meglio dell'eredità spirituale di Bisanzio. Partendo da Costantinopoli infatti, vivono la loro missione in unione con Roma e portando la ricchezza spirituale e culturale dei due poli d'Europa si rivolgono a un emergente “terzo polo” di allora e di oggi, al mondo slavo. Per questa ragione il significato delle loro vicende supera i limiti dell'epoca nella quale hanno vissuto, supera i limiti nazionali e confessionali e si presenta come valore universale, degno di essere studiato. Nel discorso sulla cultura e sulla nazione pronunciato da Giovanni Paolo II nel 1982 a Coimbra, il Papa slavo affermava che la cultura comprende tutta la vita di una nazione, l'insieme dei valori che la vivificano. Quando parliamo di Cirillo e Metodio, non possiamo non parlare di un fenomeno, quello della cultura, in modo concreto quella slava e in generale europea. Cirillo e Metodio si possono considerare i fondatori della cultura slava e gli iniziatori del processo che ha portato alla formazione delle moderne nazioni slave. Il rapporto intrinseco fra la cultura e la religione è stato preso in considerazione da grandi pensatori molto prima che nelle varie istanze amministrative e nel discorso pubblico europeo apparissero il dibattito e le successive polemiche sull'opportunità di menzionare nel preambolo della nuova costituzione europea Dio, la religione o le radici cristiane. Se i santi Cirillo e Metodio si trovassero a confronto con gli intellettuali e i profeti del “secolarismo laico”, contrari a ogni menzione della religione nella definizione dell'attuale Europa, probabilmente mostrerebbero loro come tale tendenza neghi non solo la dimensione principale della loro missione, ma anche il messaggio spirituale di tanti altri grandi pensatori europei del secondo millennio.
Entrambi i fratelli sono uomini di cultura. Specialmente Cirillo, soprannominato “il filosofo”, è uno dei massimi rappresentanti della cultura bizantina del suo tempo, discepolo di Magnaura di Costantinopoli, e partecipe della vivace attività letteraria, filosofica e politica della capitale. La vera scienza per lui è la filosofia. Se il mondo laico d'oggi pretende che ci sia un insormontabile abisso fra la fede e la religione da una parte e la scienza dall'altra, san Cirillo invece vede la scienza, specialmente quella scienza che porta all'amore della saggezza, come la realizzazione del progetto di Dio su di noi.
I fratelli di Salonicco sono eredi della cultura della Grecia antica, continuata da Bisanzio. Neanche un sostenitore accanito del laicismo può negare l'importanza di questa eredità per l'intera cultura europea e per quella universale. Sembra però paradossale che non si voglia considerare l'importanza del “veicolo”, che ha trasportato questa cultura e che l'ha depositata nella culla della nascente Europa moderna.
Una delle questioni che vengono oggi perentoriamente poste all'Europa è la sua capacità culturale, politica e spirituale di rispondere all'espansione dell'islam, alla sua sfida demografica, politica e culturale. L'impero bizantino, di cui Cirillo e Metodio erano cittadini, affrontava questa problematica da secoli, venendo alla fine sconfitto e scomparendo dalla carta politica e culturale del mondo.
L'Europa e l'intero mondo occidentale cercano fonti solide su cui basare la necessaria legislazione. Ai legislatori di oggi, specialmente a coloro che devono intraprendere l'opera legislativa a livello europeo, auguriamo che riescano a farlo per intercessione dei santi Cirillo e Metodio, primi legislatori dei popoli slavi. Prepareranno così le leggi illuminate interiormente dall'unica luce vera, dalla legge di Dio.
Quando il 31 dicembre 1980 Giovanni Paolo II ha proclamato i santi Cirillo e Metodio compatroni d'Europa, intendeva richiamare l'attenzione di tutti i cristiani e di tutti gli uomini di buona volontà ai quali stanno a cuore il bene e l'unità dell'Europa, all'attualità sempre viva di queste eminenti figure, come concreti modelli e sostegni spirituali per le nazioni del continente europeo, nella speranza di un graduale superamento di tutto ciò che divide le Chiese, le nazioni, i popoli. In un lasso di tempo che dal punto di vista storico possiamo considerare breve, molti punti della profetica visione di Giovanni Paolo II, che affidava a questi compatroni, si sono compiuti e sono attualmente in corso. I cambiamenti dell'assetto politico dei Paesi d'Europa negli ultimi decenni possono considerarsi epocali. La caduta del muro di Berlino e della cortina di ferro, l'allargamento dell'Ue ai Paesi dell'Europa centrale e dei Balcani, il cammino verso la moneta unica, tutti questi passi rappresentano la parte più visibile di questi cambiamenti e del cammino verso la desiderata unione. Adesso però si rivela sempre più urgente unire anche l'anima dell'Europa e ciò non può essere fatto senza una unione con le radici spirituali di questa entità. Le figure dei santi Cirillo e Metodio rappresentano un esempio di queste radici senza continuità con le quali non potrà crescere con successo e con dinamica vitalità l'albero della nostra comune Europa.

(©L'Osservatore Romano 24 novembre 2012)

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