venerdì 22 febbraio 2013

Nella relazione dei tre saggi su Vatileaks divisioni della curia, non singoli peccati (Izzo)

VATICANO: IN RELAZIONE SAGGI DIVISIONI CURIA NON SINGOLI PECCATI 

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 22 feb.

"Penso alle colpe contro l'unita' della Chiesa e alle divisioni del corpo ecclesiale". Parlando del "volto deturpato" della Chiesa, e' stato Benedetto XVI a sintetizzare il contenuto della Relazione dei tre cardinali sul "Caso Vatileaks".
Il documento e' ancora coperto da "segreto pontificio", ma - si fa notare - questo non viene violato "facendo riferimento alle parole del Papa".
La relazione del resto "riguardava la fuga di documenti e le contrapposizioni nella Curia", non altre questioni come il "Caso Balducci" o il comportamento personale di alcuni dignitari: i tre cardinali non hanno indagato su queste cose, mentre "il tema delle divisioni e' un passaggio" affrontato nel testo consegnato al Pontefice il 26 luglio e poi oggetto di confronto con il Papa anche in occasione della successiva udienza del 17 dicembre.
E' possibile che Benedetto XVI riceva nuovamente nei prossimi giorni i tre saggi da lui incaricati di indagare su Vatileaks (i cardinali ultraottantenni Julian Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi) e teoricamente potrebbe anche togliere il "segreto pontificio", ma appare piu' probabile che suggerisca ai tre porporati (che sono di sua piena fiducia e non parteciperanno al Conclave) di illustrare ai confratelli, nelle Congregazioni Generali che si riuniranno dal 1 marzo, il lavoro svolto, ma in termini generali, cioe' senza fare nomi e circostanze precise.
Il documento certamente sara' pero' trasmesso integralmente al nuovo Papa. Restera' infatti custodito nell'Appartamento Pontificio del Palazzo Apostolico e non seguira' Joseph Ratzinger nel suo soggiorno a Castelgandolfo e nel successivo rientro in Vaticano dove abitera' nel piccolo e modestissimo Monastero di clausura "Mater Ecclesiae".
Quanto a episodi di malcostume e scandali sessuali che coinvolgono diginitari vaticani, il fatto che non siano nel Rapporto non significa che non abbiano peso in una valutazione complessiva sulla situazione della Chiesa, che i porporati elettori dovranno fare. Ma si tratta di analisi e approfondimenti che nulla hanno a che vedere con il lavoro della Commissione Cardinalizia.
Ben prima delle dimissioni del Papa e dunque delle inchieste giornalistiche di questi giorni, qualche mese fa, ad esempio, sono stati due sacerdoti, Darius Ozko e Ariel Stefano Levi di Gualdo, a denunciare, in distinte pubblicazioni, il problema della cosidetta "lobby gay" che si sarebbe ramificata in ambienti ecclesiastici. Secondo don Ariel - che ne scrive nel secondo capitolo del volume "E Satana si fece trino", pubblicato da Bonanno - il problema della "omosessualizzazione psicologica" della Chiesa e' ancora piu' pericoloso dei casi di pedofilia. Se difatti il problema della pedofilia ha toccato numeri esigui di preti, l'omosessualita', almeno come tendenza, sarebbe piuttosto diffusa. Per la cronaca, questa valutazione trova conferma nell'Istruzione della Congregazione dell'Educazione Cattolica pubblicata nell'ottobre 2008, che stabilisce "gli orientamenti per l'utilizzo delle competenze psicologiche nell'ammissione e nella formazione dei candidati al sacerdozio".
"Spetta alla Chiesa - ricorda il documento coraggiosamente approvato da Papa Ratzinger - scegliere le persone che ritiene adatte al ministero pastorale ed e' suo diritto e dovere verificare la presenza delle qualita' richieste in coloro che essa ammette al ministero sacro".
"Il ministero sacerdotale, inteso e vissuto come conformazione a Cristo richiede - chiarisce l'Istruzione - doti e virtu' morali e teologali, sostenute da equilibrio umano e psichico, particolarmente affettivo, cosi' da permettere al soggetto di essere adeguatamente predisposto ad una donazione di se' veramente libera nella relazione con i fedeli in una vita celibataria". Una scelta resa abbastanza ardua, come e' facile comprendere, dalla cultura dominante che considera la castita' una scelta innaturale e l'omosessualita' una possibile opzione al pari dell'eterosessualita'. I candidati al sacerdozio non arrivano da un altro pianeta: essi stessi subiscono il condizionamento di una tale visione, propagandato dai media. "Infatti - si legge nel testo pubblicato il 30 ottobre 2008 - coloro che oggi chiedono di entrare in seminario riflettono, in modo piu' o meno accentuato, il disagio di un'emergente mentalita' caratterizzata dal consumismo, da instabilita' nelle relazioni familiari e sociali, da relativismo morale, da visioni errate della sessualita', da precarieta' delle scelte, da una sistematica opera di negazione dei valori, sopratutto dei mass media".
Del resto, conclude il documento anticipando di fatto quello che in questi giorni si legge sui giornali, "gli errori di discernimento nelle vocazioni non sono rari e troppe inettitudini psichiche, piu' o meno patologiche, si rendono manifeste soltanto dopo l'ordinazione sacerdotale".

© Copyright (AGI)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

La tendenza omosessuale non è mai stata peccato. Lo è la pratica.

Anonimo ha detto...

Sarei curioso di sapere quali iniziative ha messo in atto in questi anni la Congregazione per il Clero

Anonimo ha detto...

Nessuna.

gianni

Anonimo ha detto...

La tendenza omosessuale condiziona comunque tutta la sfera affettiva e relazionale. Un sacerdote con questa tendenza avrà sempre problemi nel vivere il ministero. Meglio sarebbe fare discernimento - prima di entrare in seminario - ed affrontare per tempo il problema, perchè tale rimane.