Il Signore mi chiama a "salire sul monte", a dedicarmi ancora di più alla preghiera... (Benedetto XVI, 24 febbraio 2013)
venerdì 14 dicembre 2012
Nella seconda predica d'Avvento di p. Cantalamessa una chiave di lettura del Concilio Vaticano II
Nella seconda predica d'Avvento di p. Cantalamessa una chiave di lettura del Concilio Vaticano II
Il Concilio Vaticano II, come leggerlo e come vederlo a 50 anni di distanza. Padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, ha proposto questo tema, stamattina, nella sua seconda predica d’Avvento, pronunciata nella Cappella Redemptoris Mater, in Vaticano, e ascoltata dal Papa e dalla Curia Romana. Il religioso cappuccino ha evidenziato che non è solo ai testi del Concilio che occorre guardare per tracciarne un bilancio, è necessario anche riconoscere in esso il ruolo dello Spirito Santo. Il servizio di Tiziana Campisi:
Aggiornamento, rottura, novità nella continuità: sono queste le chiavi di lettura che nel corso degli anni sono servite per comprendere il Concilio Vaticano II. Ma è il discorso di apertura di Giovanni XXIII a spiegarne il senso. Il Concilio, ha detto il Beato pontefice, “vuole trasmettere integra, non sminuita, non distorta, la dottrina cattolica … approfondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi”. Da qui si deve partire, ha affermato padre Raniero Cantalamessa, per non lasciarsi dilaniare dalle due correnti nate con il Concilio Vaticano II: quella della continuità con il passato e quella della novità rispetto ad esso:
“Che cos’é che permette di riconciliare gli opposti e parlare di novità nella continuità, di permanenza nel cambiamento, se non appunto l’azione dello Spirito Santo nella Chiesa? ... Lo Spirito Santo non dice parole nuove, non crea nuovi sacramenti, nuove istituzioni, ma rinnova e vivifica perennemente le parole, i sacramenti e le istituzioni create da Gesù. Io amo dire: lo Spirito Santo non fa cose nuove, ma fa nuove le cose!”
Aiuta Sant’Agostino a recepire che il Concilio Vaticano II sarebbe lettera morta se non vi si considerasse l’azione dello Spirito Santo. E’ stato il vescovo di Ippona a chiarire che “i precetti evangelici, senza la grazia dello Spirito Santo, sarebbero ‘lettera che uccide’. Ecco allora cosa dire, ha aggiunto padre Cantalamessa, dei precetti della Chiesa e dei decreti del Concilio:
"La implementazione o l’attuazione del Concilio non avviene dunque recto tramite, non bisogna cercarla nell’applicazione letterale e quasi meccanica del Concilio, ma 'nello Spirito', intendendo con ciò lo Spirito Santo e non quel vago 'spirito del Concilio'".
Infine il predicatore della Casa Pontificia ha parlato dei frutti del Concilio Vaticano II, domandandosi dove e come l’immagine della Chiesa tracciata nei documenti del Concilio è passata alla vita. Ricordando “quello che Gesù diceva del regno di Dio: “Nessuno dirà: ‘Eccolo qui’, oppure: ‘Eccolo là’. Perché il regno di Dio è in mezzo voi” (Lc 17, 21)”, padre Cantalamessa ha suggerito di coglierne i segni nei movimenti ecclesiali, intendendo tali anche le parrocchie, le associazioni di fedeli e le nuove comunità. Sembra esagerato parlare di una nuova Pentecoste, ha concluso il religioso cappuccino, “visti tutti i problemi e le controversie sorti nella Chiesa" dopo e a causa del Concilio? “Non dobbiamo far altro che andare a rileggerci gli Atti degli Apostoli e costatare come problemi e controversie non mancarono neppure dopo la prima Pentecoste. E non meno accesi di quelli di oggi”.
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1 commento:
buonismo puro!
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