Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 3 dic.
"Ho sognato la mia vita senza questo schifo, perche' ormai e' l'unico mio desiderio, il desiderio mio piu' grande: riuscire ad andare avanti come se tutto non fosse mai successo". E' la testimonianza di uno dei ragazzi che accusa di violenza don Ruggero Conti, il parroco di Selva Candida, alla periferia della Capitale, condannato dal tribunale penale di Roma. "Che fa suo figlio, signora?, puo' venire a pranzo da me oggi?", chiedeva il sacerdote alla mamma ignara dell'inferno nel quale l'adolescente stava sprofondando. "Era molto cattolica. Non volevo deluderla", spiega il giovane alla cronista Angela Camuso, che per l'editore Castelvecchi ne ha raccolto i tormenti nel libro "La preda, le confessioni di una vittima", che i giornalisti Giacomo Galeazzi e Gianluigi Nuzzi presentano oggi.
"Questo non e' un libro contro la Chiesa Cattolica. E' piuttosto un libro dedicato soprattutto ai cattolici di tutta Italia e di tutto il mondo, alle famiglie, ai ragazzi, ai pretie alle suore, ai vescovi e ai cardinali. Se mi e' permesso, al Sommo Pontefice", confida nella premessa Angela Camusso, che con il suo scritto vuole "rendere giustizia a quei preti, la stragrande maggioranza, che i bambini li amano come figli e basta". Il libro - peraltro - ricorda la circostanza sconcertante che "le indagini su don Ruggero Conti sono iniziate grazie alla denuncia di un sacerdote (il vicario parrocchiale, ndr.), il quale, incredibilmente, per aver osato tanto, verra', piuttosto che premiato, punito dai suoi superiori con un decreto di allontanamento dalla parrocchia teatro dello scandalo". A convincere "in alto" della propria innocenza era stato lo stesso don Conti, "capace di mentire per anni spudoratamente, anche di fronte all'evidenza e di accusare le sue vittime attraverso riuscite manipolazioni della realta'". Una capacita' mistificatoria che ha favorito la creazione di un vero e proprio movimento di opinione a favore di don Conti. Secondo la Camuso, del resto, proprio grazie a questa sua particolare abilita' nel convincere gli altri, per ottenere la propria soddisfazione sessuale, "don Ruggero non ha mai usato la forza fisica", e nonostante tutto, "pur sapendo che tornando sarebbero state violentate di nuovo, quasi tutte le sue prede sono tornate da lui".
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PRETI PEDOFILI: DARIO FO, UN TRAGICO GIOCO DI COPERTURE
Salvatore Izzo
Le storie dei preti pedofili (e le tragedie delle loro vittime) hanno quasi sempre un punto in comune: "L'omerta' a copertura del comportamento del corruttore". Lo scrive Dario Fo nella prefazione del volume "La preda, le confessioni di una vittima" scritto da Angela Camuso che per l'editore Castelvecchi ha raccolto la testimonianza di uno dei ragazzi che ha denunciato a Roma don Ruggero Conti, poi condannato dal tribunale.
"Da noi - scrive il premio nobel per letteratura - il clero, ce lo testimonia questo libro, ha ancora l'ardire e i mezzi per abbattere e rendere vana la gran parte delle denunce e inchieste su atti di pedofilia". Secondo Dario Fo, che paragona i crimini consumati nella parrocchia di Selva Candida, nella periferia romana, a quanto accaduto in una favela brasiliana, dove l'estrema poverta' delle vittime favoriva l'abuso, "l'unico problema che realmente interessa a una certa Chiesa e' salvare la rispettabilita' delle curie, come a dire salvare la 'faccia' e non il povero disgraziato dall'angoscia che lo accompagnera' per tutta la vita".
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Non intendo commentare le parole di Dario Fo che evidentemente non e' a conoscenza dell'impegno dimostrato dalla Chiesa in questi anni.
R.
3 commenti:
Eppure, caro Dario Fo, alcuni dei preti macchiatisi di questo crimine appartengono a una categoria, quella di base, che tu non definiresti sicuramente "certa chiesa". Eppure anche costoro hanno ricevuto protezione.
Se devo essere sincera sono stufa di leggere libri contro la Chiesa che proclamano di essere esattamente il contrario, come se in questi anni nulla si fosse fatto. Se si volesse analizzare in modo serio e obiettivo il fenomeno si prenderebbe in esame come si manifesta in tutte le religioni e, in primis, nelle varie componenti della società.
Alessia
Esattamente!
Per esempio Domenico Pezzini non appartiene certo a quella che Fo definirebbe "certa" chiesa.
Ma questo si tende sempre a dimenticarlo...
In Germania, in Austria ed in Belgio, per esempio, non c'era sicuramente "certa" chiesa a proteggere alcuni preti e, in qualche caso, i vescovi.
R.
Lasciate perdere,è un buffone non solo in arte,ma anche nella vita sono decenni che spara a zero sulla chiesa come i suoi degni compari dell'uaar,poi sappiamo benissimo perchè gli hanno dato il nobel per la letteratura,gli stessi che hanno dato quello della pace all'europa...
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