sabato 1 dicembre 2012

Vaticano: Claudio Sciarpelletti ha rinunciato all'appello (Izzo)

VATICANO: SCIARPELLETTI HA RINUNCIATO ALL'APPELLO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 1 dic.

Ha rinunciato all'appello Claudio Sciarpelletti, l'imformatico della Segreteria di Stato, condannato per favoreggiamento nell'inchiesta Vatileaks a due mesi di reclusione con la pena pero' sospesa. Aveva presentato richiesta il giorno 13 novembre, il 27 ha presentato la rinuncia.
La stessa decisione di rinunciare all'appello l'ha presa anche il promotore di giustizia di secondo grado, professor Giovanni Giacobbe.
La pena - le cui motivazioni sono state pubblicate oggi - diventa cosi' definitiva.Come e' noto, nel corso del processo a carico di Sciarpelletti, il maggiordomo infedele del Papa, Paolo Gabriele, si era assunto personalmente ogni responsabilita' per la busta incriminante trovata nella scrivania di Sciarpelletti il cui stato d'animo, come affermato dal teste Gauzzi Broccoletti, funzionario della Gendarmeria Vaticana, " era di grande agitazione durante la perquisizione e dopo trovata la busta".
Di fatto con la sua testimonianza, il collaboratore del Papa, oggi detenuto, aveva "salvato" l'onorabilita' di monsignor Carlo Maria Polvani (responsabile dell'ufficio informazioen della Segreteria di Stato e nipote di monsignor Carlo Maria Vigano', il nunzio a Washington le cui proteste per il trasferimento sono in qualche modo all'origine della vicenda), tirato in ballo da Sciarpelletti in un'interrogatorio come il datore di quei documenti. A determinare la colpevolezza di Sciarpelletti, secondo il tribunale vaticano presideuto dal professor Giuseppe Dalla Torre, e' stato il fatto che "l'imputato abbia fornito differenti versioni in ordine alla consegna della busta o dei documenti: prima, la consegna da parte di Paolo Gabriele (al momento della perquisizione), poi, la consegna da parte di monsignor Polvani (il giorno seguente), successivamente, ancora la consegna da parte dello stesso monnsignor Polvani (fase istruttoria), infine, l'esclusione che la consegna sia avvenuta da parte di monsignor Polvani (fase dibattimentale)". "Va precisato - si legge nella sentenza - che tutte queste versioni sono state fornite dall'imputato con la specificazione di non essere certo dei propri ricordi". Nonostante ai giornalisti appaia piuttosto illogico che i documenti provenienti da Gabriele, Sciarpelletti li abbia messi in una busta timbrata dall'ufficio e indirizzata allo stesso magiordomo, La versione che il Collegio "ritiene piu' attendibile" e' dunque che "l'autore della consegna sia stato Paolo Gabriele". A favore di questa tesi secondo i giudici "militano, in particolare, i seguenti argomenti: questa circostanza e' stata confermata in dibattimento dal teste Paolo Gabriele, il quale ha anche affermato che la motivazione di tale consegna era quella di avere un parere dall'imputato sulla documentazione; conferma indiretta della prima versione si ottiene dalla testimonianza di monsignor Polvani, il quale non solo ha escluso categoricamente ogni suo coinvolgimento in questa vicenda, ma ha anche riferito quel colloquio confidenziale intercorso tra lui stesso e l'imputato (Sciarpelletti gli aveva cheisto di perdonarlo e di aver agito per proteggere i propri figli, ndr) che puo' essere ragionevolmente interpretato come un tentativo di giustificazione per aver coinvolto l'interlocutore in una vicenda a cui quest'ultimo era del tutto estraneo".
"A tale proposito - per i giudici Giuseppe Dalla Torre, Paolo Pallanti Peletier e Venerando Marano - e' importante sottolineate che tale colloquio non e' stato minimamente contestato in dibattimento da parte dell'imputato o del suo difensore". Piu' in generale, l'intera testimonianza di monsignor Polvani pare al Collegio altamente attendibile". "In terzo luogo - si legeg ancora nelle motivazioni depositate oggi - il Collegio ritiene non credibile la tesi che l'imputato possa essersi dimenticato di una busta contenente documenti da consegnare a terzi, proveniente dal suo diretto superiore gerarchico, tanto piu' considerando che - come ha riferito il teste Gauzzi Broccoletti - "durante la perquisizione e dopo trovata la busta lo stato d'animo del signor Sciarpelletti era di grande agitazione".
"Ci si puo' allora domandare - affermano i giudici - quale sia stata la ragione del coinvolgimento di monsignor Polvani. La risposta piu' probabile e' che - spiegano - tale seconda versione sia stata fornita per aiutare Paolo Gabriele, che era gia' indagato". "Del resto - argomenta ancora la sentenza - Sciarpelletti, proprio in ragione di questo suo comportamento 'variabile ed altalenante' (cosi' definito nella Sentenza istruttoria, redatta dal giudice istruttore Piero Bonnet sull abase di una prima requisitoria del pm Nicola Picardi ndr) era stato indagato, anche se poi assolto, nella stessa sentenza, per concorso con Paolo Gabriele nel reato di furto aggravato, di cui era accusato lo stesso Gabriele".
"Dall'analisi delle risultanze probatorie ritiene inoltre il Tribunale di poter desumere che Paolo Gabriele abbia consegnato all'imputato non la busta chiusa e sigillata, ma la documentazione, tutta insieme o separatamente, poi rinvenuta nella busta medesima, e, di conseguenza, che l'imputato ne abbia preso visione, o, quanto meno, sia stato posto in grado di prenderne visione". "Per quanto riguarda l'autore della scritta 'Personale P. Gabriele'", i giudici ricordano che "vi e' l'ammissione dell'imputato di averla apposto lui stesso. Tale ammissione e' peraltro compatibile con la versione fornita da Paolo Gabriele".
"Per cio' che attiene al timbro - che peraltro e' risultato essere ad inchiostro e non a secco - nonostante l'affermazione dell'imputato di non sapere chi l'avesse apposto, ma di presumere che cio' fosse stato fatto da Paolo Gabriele", il Collegio "ritiene attendibile la testimonianza di quest'ultimo, il quale ha escluso di avere apposto il timbro, dato che egli non era addetto all'Ufficio che lo utilizzava".
"Appare allora altamente probabile - argomentano i giudici Dalla Torre, Papanti Peletier e Marano - che esso sia stato apposto dallo stesso imputato, unico ad avere la disponibilita' della busta nonche' soggetto che aveva facile accesso a tale timbro, posto a disposizione di tutto il personale del suo Ufficio". "La motivazione di tale comportamento, consistente della chiusura della busta e nell'apposizione del timbro sul lembo di chiusura, puo' con tutta probabilita' - secondo i giudici - rinvenirsi nel tentativo di impedire che altre persone potessero prendere visione dei documenti riservati ivi contenuti, dei quali egli era a conoscenza". "Dalle prove acquisite e' infatti risultata la particolare cura che Sciarpelletti ha usato nel nascondere la busta, collocata in un cassetto quasi inaccessibile e all'interno di una cartella". "Il che - concludono i giudici - avvalora ulteriormente la tesi della sua conoscenza dei documenti e del loro carattere riservato, che lo avrebbe indotto ad adottate simili cautele". Nel briefing con il quale il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha presentato oggi la sentenza, e' stato sottolineato che la rinuncia all'appello da parte del promotore di giustizia Giovanni Giacobbe "appare come una decisione naturale essendo stata accolta dai giudici integralmente la richiesta del pm Picardi". Lombardi, inoltre, ha detto che non ci sono novita' per Paolo Gabriele, e che resta ovviamente la piena liberta' del Pap di graziarlo in qualunque momento, se riterra' di farlo. La odierna pubblicazione della sentenza e la rinunci aall'appello segnano tuttavia un giro di boa nell'inchiesta Vtileaks, che continua almeno formalmente su tutti gli altri piu' gravi reati emersi nelle indagini, che vanno dall'attentato alla sicurezza dello Stato all'associazioen per delinquere. "Nessuno mi ha detto - ha spiegato padre Lombardi - che l'inchiesta sio astata archiviata o conclusa, dunque e' aperta". Tuttavia, ha ammesso infine il portavoce, "su cosa gli inquirenti stiano facendo, indagini particolari o meno, non ho elementi da riferire".

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Sempre piu' buia la faccenda. Sempre piu' incredibile che Gabriele abbia fatto tutto da solo. Sempre piu' improbabile che si venga mai a sapere tutta la verita'.