martedì 5 marzo 2013

Benedetto XVI: la concordia dei discepoli è condizione perché venga lo Spirito Santo


Benedetto XVI: la concordia dei discepoli è condizione perché venga lo Spirito Santo

Il collegio cardinalizio che si riunisce in preghiera per invocare lo Spirito Santo: è questa una delle immagini della prima Congregazione generale tra le più emblematiche della fase di transizione che sta vivendo la Chiesa, in vista dell’elezione del nuovo Pontefice. In questi otto anni, Benedetto XVI è tornato più volte a riflettere e sottolineare l’importanza dell’invocazione dello Spirito. Lo ricorda in questo servizio Alessandro De Carolis: 

“La concordia dei discepoli è la condizione perché venga lo Spirito Santo; e presupposto della concordia è la preghiera”. Sono parole che sembrano un messaggio di Benedetto XVI alla Chiesa che vive questi giorni così particolari. Invece, sono tratte dalla sua omelia di Pentecoste del 2009. L’immagine dei cardinali in preghiera in Vaticano restituisce quella degli Apostoli nel Cenacolo, dove il protagonista che sta per aprire la nuova stagione della Chiesa è lo Spirito, con il suo vento e il suo fuoco. Due elementi di forza dai quali, ha osservato Benedetto XVI, il cristiano non può prescindere come i polmoni non possono fare ameno dell’ossigeno:

“Quello che l’aria è per la vita biologica, lo è lo Spirito Santo per la vita spirituale; e come esiste un inquinamento atmosferico, che avvelena l’ambiente e gli esseri viventi, così esiste un inquinamento del cuore e dello spirito, che mortifica ed avvelena l’esistenza spirituale”. (Omelia di Pentecoste, 31 maggio 2009)

Il veleno, spiega Benedetto XVI, sta in quella sempre più accentuata autonomia, anche da Dio, che tanta parte di umanità ha deciso da tempo di rivendicare. Se non che, ha più volte ricordato, la stessa umanità ha pagato un prezzo altissimo quando da coloro nei quali l’anima aveva smesso di funzionare fuoco e il vento sono, sì, scaturiti ma con altri esiti:

“Com’è diverso questo fuoco da quello delle guerre e delle bombe! Com’è diverso l’incendio di Cristo, propagato dalla Chiesa, rispetto a quelli accesi dai dittatori di ogni epoca, anche del secolo scorso, che lasciano dietro di sé terra bruciata. Il fuoco di Dio, il fuoco dello Spirito Santo, è quello del roveto che divampa senza bruciare. E’ una fiamma che arde, ma non distrugge; che, anzi, divampando fa emergere la parte migliore e più vera dell’uomo, come in una fusione fa emergere la sua forma interiore, la sua vocazione alla verità e all’amore”. (Omelia di Pentecoste, 23 maggio 2010)

È la fiamma con cui Cristo ha dato forma alla Chiesa e con la quale gli Apostoli hanno poi incendiato il mondo:

“Fin dal primo istante, infatti, lo Spirito Santo l’ha creata come la Chiesa di tutti i popoli; essa abbraccia il mondo intero, supera tutte le frontiere di razza, classe, nazione; abbatte tutte le barriere e unisce gli uomini nella professione del Dio uno e trino. Fin dall’inizio la Chiesa è una, cattolica e apostolica: questa è la sua vera natura e come tale deve essere riconosciuta. Essa è santa, non grazie alla capacità dei suoi membri, ma perché Dio stesso, con il suo Spirito, la crea, la purifica e la santifica sempre”. (Omelia di Pentecoste, 12 maggio 2011)

Mentre all’orizzonte si profila il Conclave e nella Basilica di S. Pietro, a pochi metri dal “cenacolo” dei cardinali si invoca senza interruzione lo spirito Santo, è bello riascoltare la preghiera che Benedetto XVI innalzò tre anni fa al “Dio sconosciuto”:

“Vieni, Spirito Santo! Accendi in noi il fuoco del tuo amore! Sappiamo che questa è una preghiera audace, con la quale chiediamo di essere toccati dalla fiamma di Dio; ma sappiamo soprattutto che questa fiamma – e solo essa – ha il potere di salvarci. Non vogliamo, per difendere la nostra vita, perdere quella eterna che Dio ci vuole donare. Abbiamo bisogno del fuoco dello Spirito Santo, perché solo l’Amore redime. Amen”. (Omelia di Pentecoste, 23 maggio 2010)

Radio Vaticana 

1 commento:

Eugenia ha detto...

Stavolta credi che lo Spirito Santo cambi strada!