mercoledì 6 marzo 2013

Il congedo del Papa emerito (Izzo)


IL CONGEDO DEL PAPA EMERITO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 28 feb. 

L'11 febbraio scorso Benedetto XVI ha annunciato a sorpresa la propri  volontà di lasciare il Ministero Petrino. Nessuno si aspettava questo gesto, anche se le dimissioni del Papa erano considerate una teorica possibilità dopo l'intervista del 2010 a Peter Seewald, nella quale - si era nel pieno della bufera dello scandalo degli abusi - aveva dichiarato: "Quando il pericolo è grande non si può scappare. Ecco perché non è il momento di dimettersi. Ci si può dimettere in un momento di serenità o semplicemente quando non ce la si fa più. Ma non ci si può tirare indietro e dire: ci pensi un  altro". Al giornalista che lo incalzava per sapere se era immaginabile allora una situazione in cui sarebbe stato opportuno dimettersi, la risposta era stata: "quando  giunge alla chiara consapevolezza di non essere in grado di continuare, in questo caso il Papa ha il diritto e in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi". 
"La motivazione data da Benedetto XVI nella sua dichiarazione mi sembra assolutamente coerente con quello che aveva detto nell'intervista pubblicata nel libro "Luce del Mondo", ha spiegato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, alla folla dei giornalisti che è accorsa in Sala Stampa appena le agenzie hanno battuto lo storico annuncio, colto solo da una cronista grazie alla sua buona conoscenza del latino. Anche tra i porporati e prelati presenti al Concistoro per le nuova canonizzazioni non tutti avevano capito il senso della dichiarazione appena letta dal Pontefice.  
"I cardinali presenti erano smarriti", ha raccontato il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, rivelando che "Benedetto XVI ha firmato la dichiarazione il 10 febbraio", cioè appena il giorno prima dell'annuncio. Il motivo dell rinuncia, ha spiegato il porporato salesiano, "è quello che ha scritto: sentiva  diminuire le forze fisiche, anche se la capacità intellettuale rimane lucida e feconda".  
Una decisione "inattesa, sconvolgente, emozionante, commovente", dovuta, ha detto il segretario di Stato, "al declino fisico davanti alla straordinaria necessità del Papa di essere presente in udienze, celebrazioni, viaggi pastorali", che lo ha spinto a una scelta inedita e radicale:  "dopo il 28 febbraio Benedetto XVI si ritira nella preghiera e nella riflessione, e speriamo - ha continuato Bertone - ci dia ancora qualche saggio della sua straordinaria intelligenza", e per intanto "nella maturità del suo Pontificato ci lascia ancora un messaggio di speranza, quello che ci ha dato l'8 febbraio al Seminario Romano: l'albero della Chiesa non sta morendo ma si rinnova anche con il dono dello splendido Pontificato di Benedetto XVI". 
A me personalmente restano, ha poi confidato, "ricordi straordinariamente belli, la dolcezza del tratto, una fiducia che mi ha sempre confermato anche nelle difficoltà".
"La decisione del Pontefice è stata presa da molti mesi, dopo il viaggio in Messico e a Cuba, in un riserbo che nessuno ha potuto infrangere, e avendo ripetutamente esaminato la propria coscienza davanti a Dio, a causa dell'avanzare dell'età", ha assicurato il direttore dell'Osservatore Romano, professor Giovanni Maria Vian, sottolineando che peraltro essa "non ha precedenti storici paragonabili". La decisione, per Vian, "dimostra una lucidità e un'umiltà che è innanzi tutto, come ha spiegato una volta, aderenza alla realtà, alla terra". Una scelta, continua l'articolo, "libera e soprattutto fiduciosa nella provvidenza di Dio". 
"Una decisione - infine - umanamente e spiritualmente esemplare, nella piena maturità di un Pontificato che, fin dal suo inizio e per quasi otto anni, giorno per giorno, non ha smesso di stupire e che certo lascerà una traccia profonda nella storia. Quella storia che il Papa legge con fiducia nel segno del futuro di Dio".
Successivamente si e' appreso che Joseph Ratzinger continuerà ad essere “Sua Santità Benedetto XVI” e si potrà chiamare “Papa emerito o Romano Pontefice emerito”. 
Il direttore della Sala Stampa Vaticana padre Federico Lombardi ha fugato le ricorrenti domande dei giornalisti su come rivolgersi al Pontefice dopo
che il 28 febbraio la rinuncia è diventata efficace. Decisione, quella sul nome, presa in accordo con lo stesso Pontefice che vestirà "l’abito talare bianco semplice", “l’anello del pescatore sarà annullato”, “non porterà più le scarpe rosse", tanto più che possiede un paio di scarpe marroni “molto apprezzate dallo stesso Benedetto XVI”, dono di artigiani di Leon, avuto nel recente viaggio in Messico e  "molto probabilmente userà quelle". Il titolo di "Papa emerito" e la veste bianca, ovviamente vanno insieme.
 "E' lecito pensarlo", ha risposto infatti padre Lombardi ai giornalisti che chiedevano in merito. "La dizione 'Vescovo emerito di Roma' della quale tutti abbiamo sentito parlare in questi giorni - ha osservato il portavoce - avrebbe forse causato confusione".
Intanto Benedetto XVI ha lasciato definitivamente il Palazzo Apostolico e il camerlengo ha apposto i sigilli all’Appartamento Pontificio. 
Tornerà  in Vaticano da Castelgandolfo solo tra due mesi, quando il modestissimo conventino “Mater Ecclesiae” sara' pronto per ospitarlo: i lavori di ristrutturazione erano necessari anche perché - hanno raccontato le monache di clausura che vivevano nel piccolo edificio fino allo scorso novembre - pioveva all’interno dell’abitazione. 

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