martedì 26 marzo 2013

Il Papa alla Messa del Martedì Santo: abbiamo fiducia nella dolcezza del perdono di Gesù

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5 commenti:

Luisa ha detto...

Potrebbe interessarvi questa riflessione di Padre Scalese:

http://querculanus.blogspot.it/2013/03/relativismo-nella-chiesa.html

Guido ha detto...

Devo dire una cosa: questa omelia non solo è bellissima, ma profondissima nel distinguere la "notte definitiva" di Giuda con quella "provvisoria" di tutti noi peccatori. Evidentemente, la parola "definitiva" è un vero e proprio macigno su tutti coloro che in questi anni hanno fantastico sul fatto che Giuda si sarebbe salvato.

medievale ha detto...

però, se non ricordo male, nella catechesi su Giuda, Benedetto xvi, prima distingueva la figura di Pietro da quella di Giuda, non tanto per il tradimento (entrambi, a modo loro, hanno tradito), ma per il fatto che Pietro ha pur sempre confidato nel perdono divino, mentre Giuda si è fatto cogliere dalla disperazione; poi, però, lasciava comunque aperto l'interrogativo su un eventuale pentimento di Giuda in punto di morte, che noi non siamo in grado di conoscere.

Anonimo ha detto...

Sì medievale, ricordi bene. Ho postato questa catechesi in un altro punto dove si parlava della "notte nera" di Giuda. Spero di non fare spamming se la riporto qui:

Si tratta dunque di una figura appartenente al gruppo di coloro che Gesù si era scelti come stretti compagni e collaboratori. Ciò suscita due domande nel tentativo di dare una spiegazione ai fatti accaduti. La prima consiste nel chiederci come mai Gesù abbia scelto quest’uomo e gli abbia dato fiducia. Oltre tutto, infatti, benché Giuda fosse di fatto l’economo del gruppo (cfr Gv 12,6b; 13,29a), in realtà è qualificato anche come “ladro” (Gv 12,6a). Il mistero della scelta rimane, tanto più che Gesù pronuncia un giudizio molto severo su di lui: “Guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!” (Mt 26,24). Ancora di più si infittisce il mistero circa la sua sorte eterna, sapendo che Giuda “si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente»” (Mt 27,3-4). Benché egli si sia poi allontanato per andare a impiccarsi (cfr Mt 27,5), non spetta a noi misurare il suo gesto, sostituendoci a Dio infinitamente misericordioso e giusto.

Papa Benedetto XVI, Udienza del 18 ottobre 2006.

Ester. :-)

medievale ha detto...

grazie mille, Ester