venerdì 29 marzo 2013

La celebrazione della Passione del Signore, l'omelia di Cantalamessa ed il commento di mons. Crociata (Izzo)


PAPA: SI STENDE SU PAVIMENTO S. PIETRO PER ADORARE LA CROCE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 29 mar. 

Papa Francesco si e' tolto la mitria e si e' steso sul pavimento della Basilica di San Pietro all'inizio del rito dell'adorazione della Croce. Lo stesso gesto aveva compiuto anche Benedetto XVI nei primi anni del suo Pontificato.  
Successivamente, Papa Francesco, per baciare la croce, quando e' arrivata in processione davanti a lui, ha tolto casula e zucchetto. Benedetto XVI, in questo momento della celebrazione, toglieva anche le scarpe. 

© Copyright (AGI)

PAPA: CANTALAMESSA SFERZA LA CURIA,NON IMPRIGIONARE IL VANGELO  


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 29 mar. 

La Chiesa non divenga mai un "castello complicato e ingombro", e "il messaggio possa uscire da essa libero e gioioso come quando inizio' la sua corsa". 
E' stata questa l'esortazione che il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, ha rivolto - presente Papa Francesco - all'intera Curia Romana riunita nella Basilica di San Pietro per il rito dell'Adorazione della Croce. "Sappiamo quali sono gli impedimenti che possono trattenere il messaggero: i muri divisori, a partire da quelli che separano le varie chiese cristiane tra di loro, l'eccesso di burocrazia, i residui di cerimoniali, leggi e controversie passate, divenuti ormai solo dei detriti", ha detto il religioso dopo aver riassunto il celebre racconto del messaggero imprigionato nel castello, raccontato da Kafka.
"Nell'Apocalisse - ha aggiunto padre Cantalamessa - Gesu' dice che sta sulla porta e bussa. A volte, come ha osservato il nostro Papa Francesco, non bussa per entrare, ma bussa da dentro perche' vuole uscire: uscire - ha spiegato il cappuccino citando le parole di Papa Bergoglio - verso le periferie esistenziali del peccato, del dolore, dell'ingiustizia, dell'ignoranza e dell'indifferenza religiosa, di ogni forma di miseria". 

© Copyright (AGI)

PAPA: CANTALAMESSA, FRANCESCO E' CHIAMATO A RIPARARE LA CHIESA 


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 29 mar. 

"Va', Francesco, ripara la mia Chiesa". Le parole rivolte al Poverello di Assisi dal Crocifisso della chiesetta di San Damiano sono risuonate questa sera nel massimo tempio della fede cattolica, la Basilica di San Pietro. A pronunciarle e' stato - alla presenza del nuovo Papa e dell'intera Curia Romana - padre Raniero Cantalamessa, il predicatore della Casa Pontificia. 
Nell'omelia della celebrazione del Venerdi' Santo, il cappuccino ha paragonato la Chiesa di oggi a "certi edifici antichi che nel corso dei secoli, per adattarsi alle esigenze del momento, si sono riempiti di tramezzi, di scalinate, di stanze e stanzette". "Arriva il momento - ha spiegato - quando ci si accorge che tutti questi adattamenti non rispondono piu' alle esigenze attuali, anzi sono di ostacolo, e allora bisogna avere il coraggio di abbatterli e riportare l'edificio alla semplicita' e linearita' delle sue origini".
"Fu questa la missione che ricevette un giorno un uomo che pregava davanti al Crocifisso di San Damiano", ha osservato padre Cantalamessa nella sua omelia. Un impresa certo non facile, e il frate cappuccino ha voluto incoraggiare, con le parole di San Paolo, il Pontefice che vi si accinge. "'Chi mai e' all'altezza di questo compito?', si domandava atterrito l'Apostolo - ha ricordato il predicatore della Casa Pontificia - davanti al compito sovrumano di essere nel mondo 'il profumo di Cristo'; ed ecco la sua risposta che vale anche oggi: 'non gia' che siamo da noi stessi capaci di pensare qualcosa come se venisse da noi; la nostra capacita' viene da Dio. Egli ci ha resi idonei a essere ministri di un nuovo patto, non della lettera, ma dello Spirito; perche' la lettera uccide, ma lo Spirito vivifica'". 

© Copyright (AGI)

PAPA: CANTALAMESSA, SI APRE PER LA CHIESA UN TEMPO NUOVO


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 29 mar. 

Con l'inizio del Pontificato di Papa Francesco, "si apre per la Chiesa un tempo nuovo, pieno di speranza". Lo ha affermato il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, nell'omelia della celebrazione del Venerdi' Santo presieduta questa sera nella Basilica di San Pietro dal nuovo Papa. L'auspicio di padre Cantalamessa e' che "si ridesti negli uomini che sono alla finestra l'attesa del messaggio e nei messaggeri la volonta' di farlo giungere a essi, anche a costo della vita".
"Siamo giunti al vertice dell'Anno delle Fede, il dono che ci ha lasciato il Papa Emerito Benedetto XVI e abbiamo la possibilita' di prendere, in questo giorno, la decisione piu' importante della vita, quella - ha spiegato padre Raniero nell'omelia rivolta alla Curia Romana riunita in San Pietro - che spalanca davanti le porte dell'eternita': credere!". 
"Cosa straordinaria - ha commentato - questo Venerdi' Santo celebrato in presenza del nuovo successore di Pietro, potrebbe essere, se lo vogliamo, il principio di una nuova vita. Basta che accettiamo di essere giustificati e non ci giustifichiamo da soli". "Sono gia' cominciati - ha assicurato Cantalamessa - i cieli nuovi e la terra nuova. Nonostante tutte le miserie, le ingiustizie, le mostruosita' esistenti sulla terra, in Gesu' si e' inaugurato gia' il definitivo ordine nel mondo. 
Quello che vediamo con i nostri occhi puo' suggerirci il contrario, ma il male e la morte sono in realta' sconfitti per sempre. Le loro sorgenti sono disseccate; la realta' e' che Gesu' e' il Signore del mondo. Il male e' stato radicalmente vinto dalla redenzione da lui operata. La morte non e' piu' un muro contro cui si infrange ogni speranza umana; e' diventata un ponte verso l'eternita'. Un 'ponte dei sospiri', forse, perche' - ha concluso il religioso - a nessuno piace morire, ma un ponte, non piu' un abisso che tutto inghiotte". 

© Copyright (AGI)

CATTOLICI: CROCIATA (CEI), DA ELEZIONE PAPA ARRIVA "UNA SVEGLIA"


Salvatore Izzo


 (AGI) - CdV, 29 mar. 

Con l'elezione di Papa Francesco "tutto il mondo e' arrivato a casa nostra; il mondo intero, con le sue periferie, irrompe nella nostra esistenza e ci dice che non e' piu' tempo di tardare, di crogiolarsi. E' tempo di svegliarsi. Dobbiamo risvegliarci, andando verso gli altri, accogliendo il loro dono e le loro potenzialita'". Lo afferma il segretario della Cei, monsignor Mariano Crociata, in un'intervista al Servizio Informazione Religiosa. "L'augurio - sottolinea Crociata - e' che noi, come Chiesa, innanzitutto prendiamo coscienza e raccogliamo con gratitudine lo scossone, l'invito al risveglio, che ci viene da questo nuovo Pontificato". "I problemi che l'Italia vive in questo momento assumono un carattere drammatico e questo sguardo al nostro Paese ci permette di coniugare in maniera ulteriore la formidabile categoria della periferia", rileva Crociata nell'intervista.
"Queste condizioni periferiche - spiega - hanno un carattere profondamente drammatico che interpella tutti e, dunque, anche la comunita' ecclesiale, cui spetta il compito di stimolare la societa' e le istituzioni". "Papa Francesco - rileva monsignor Crociata - ha citato in uno degli interventi di questi giorni la 'dittatura del relativismo' di cui ha parlato piu' volte Benedetto XVI. La preoccupazione e' la stessa. Benedetto XVI l'ha affermato ripetutamente: questo Occidente si sta ripiegando su di se'". Per Crociata il messaggio dei due Papi e' lo stesso ed e' chiaro: " e' in atto una crisi di fede, che costituisce una grande minaccia". "Papa Francesco - ora - ci dice che non possiamo piu' guardare a tale dramma restando chiusi solo nel nostro mondo occidentale o europeo: per capire l'entita' del problema e per affrontarlo in modo adeguato abbiamo bisogno di collocarlo su scala mondiale, guardando ad esempio al Sud del mondo, con le grandi sue potenzialita' e con i suoi drammi spirituali e sociali". "Abbiamo bisogno - conclude il segretario della Cei - di questo grande orizzonte". 

© Copyright (AGI)

GOVERNO: CROCIATA (CEI), RITARDI PER LE BEGHE TRA I PARTITI


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 29 mar. 

"I problemi che l'Italia vive in questo momento assumono un carattere drammatico, il momento politico e' veramente cruciale e si rischia di non rispondere a esigenze pressanti ed essenziali per la vita dei cittadini a motivo di beghe tra le forze politiche". Lo denuncia il segretario della Cei, monsignor Mariano Crociata. "Pensiamo - spiega il vescovo - a coloro che perdono il lavoro o l'hanno visto notevolmente ridotto: persone di mezza eta', che intravedono il rischio di un fallimento della propria vita, senza possibilita' o, comunque, con scarsa possibilita' di rientrare nel mondo del lavoro. Pensiamo anche al numero incalcolabile di giovani che ritardano l'ingresso nel ciclo produttivo o lo vedono come un miraggio irraggiungibile".
Nell'intervista diffusa dal Servizio Informazione Religiosa della Chiesa Italiana, monsignor Crociata ammette che "il risultato elettorale ha reso veramente arduo il compito, e questo deve far riflettere tutti". "Ma adesso - osserva il segretario della Cei - le forze politiche hanno il compito di trovare una risposta". Monsignor Crociata evoca in proposito un'immagine cara a Papa Francesco, "la formidabile categoria delle periferie". "Occorre impegnarsi - sottolinea - perche' queste periferie non diventino luoghi di drammi umani, in qualche caso gia' in atto e che rischiano di aggravarsi sempre piu'". "Queste condizioni periferiche - rileva - hanno un carattere profondamente drammatico che interpella tutti e, dunque, anche la comunita' ecclesiale, cui spetta il compito di stimolare la societa' e le istituzioni". "Questo momento politico - conclude Crociata - e' veramente cruciale e si rischia di non rispondere a esigenze pressanti ed essenziali per la vita dei cittadini a motivo di beghe tra le forze politiche". 

© Copyright (AGI)

8 commenti:

Anonimo ha detto...

non è papap questo fa così, papa quell'altro fa cosà.
e' il messale che prevede che la azione liturgica pomeridiana del venerd' santo cominci con la prostrazione del celebrante e che alla adorazione della croce tutto il presbiterio rimuova le scarpe.. qui ormai sembra che a ohni Messa ci si deva interrogare su chi ha deciso cosa... robe da pazzi!

Luisa ha detto...

L`omelia di padre Cantalamessa assomigliava ad un annuncio, o ad un auspicio che molti della sua stessa sensibilità condividono, di una futura operazione-campagna "terra bruciata", che sia Cantalamessa a pronunciare quelle parole non mi stupisce, mi stupisce invece il luogo e il momento in cui sono state pronunciate.
Ma forse è giunto il momento di non più stupirmi di nulla, il che non vuol dire spegnere il cervello.

Sandra ha detto...

Mi piacerebbe saper se dalla predicazione di Cantalamessa si è convertito qualcuno?!

Anonimo ha detto...

tramezzi, di scalinate, di stanze e stanzette...

c'è da aggiungere che tante sovrastrutture vaticane sono state create dopo il concilio...per aprisi al mondo.
Sono molto deluso.....Cantalemessa non avrebbe mai sognato di dite tali parole, con impennate luterane, alla presenza di Benedetto.
Un altro brutto segnale

Luisa ha detto...

Pessimo segnale, ancor più se si sa che Cantalamessa e l`allora card. Bergoglio hanno già condiviso alcune esperienze, come ad esempio quella di farsi benedire, dopo essersi profondamente inchinati, da un pastore pentecostale!

Anonimo ha detto...

Raniero è ancor più serafico e carsimatico di Bergoglio. E con questa bella pedata all'ermeneutica ratzingeriana ringrazia da par suo per la fiducia nei suoi confronti costantemente rinnovata da Benedetto in otto anni. (E pensate anche a Dziwisz, Pliero Marini, Harwey...)
Ratzinger è stato un vero gentiluomo: alla faccia dello "spoils system" adesso tanto desiderato (..chissà perchè una parte lo invoca subito a gran voce appena è giunta "al governo" e mai quando è "all'opposizione"..) , egli ha non solo lasciato molti al posto in cui li ha trovati, ma li ha spesso valorizzati.. Che delusione.

Anonimo ha detto...

Sì, Luisa, questo pontificato (sin dall'inizio, peraltro) somiglia sempre più ad un grande "EVANGELICALIUM AC PENTECOSTALIUM COETIBUS".
Mi sa che il tanto auspicato, fra il serio e il faceto, negli ultimi anni da Fr. Z., "Romanorum coetibus" per annettere agli Anglicani i cattolici liberal, verrà in realtà attuato, neanche troppo in futuro, dal Patriarcato di Mosca (ad esempio), per accogliere i transfughi "tradizionalisti" che attraverseranno il Tevere (in senso opposto quello di Tony Blair..)

Anonimo ha detto...

Mi ha colpito lo stridente contrasto tra il verbo "abbattere" e il verbo "riparare". Cantalamessa li ha affiancati, ma in realtà mentre il riparare la Chiesa usato dal Signore con San Francesco era il compito che si era dato Benedetto, con l'idea di riforma nella continuità, quello di abbattere e demolire è un metodo molto umano e mondano di affrontare i problemi. Spiace che il dibattito si stia concentrando più sulla riforma di forme e strutture che sul centro che Benedetto aveva messo in evidenza: la crisi della fede e il peccato nella Chiesa. Grande profeta inascoltato.