lunedì 25 marzo 2013

Papa Bergoglio rilancia la «purificazione» ratzingeriana e ne fa il suo programma di governo (Galeazzi)


Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

“Non lasciatevi rubare la speranza”

Il Papa: non dobbiamo abituarci a violenza e ingiustizia. Ed evoca la “sporcizia”

GIACOMO GALEAZZI

CITTA’DEL VATICANO

Sos peccato. «Non lasciatevi rubare la speranza». 
Francesco tuona contro la «sporcizia» replicando il grido antiscandali di Ratzinger alla Via Crucis del 2005. All’indomani dello storico «consulto» con il predecessore, Bergoglio rilancia la «purificazione» ratzingeriana e ne fa il suo programma di governo. 
250mila fedeli lo acclamano in piazza San Pietro e Francesco denuncia il rischio che nel mondo di oggi si ceda allo scoraggiamento e nella Chiesa si rafforzino carrierismo, affarismo e omertà. 
«Viene il diavolo mascherato da angelo e insidiosamente ci dice la sua parola, ma non ascoltiamolo, seguiamo Gesù», ammonisce. Ci sono concetti come la misericordia, la tenerezza, il servizio ai deboli, la cura degli altri e del creato in questo inizio di pontificato. Ma un’altra idea ben presente, e più volte ribadita, è quella dell’azione del diavolo sull’individuo e la società. In apertura dei riti della settimana santa, il Pontefice segnala il pericolo. 
«Non dobbiamo credere al Maligno che ci dice: non puoi fare nulla contro la violenza, la corruzione, l’ingiustizia, i peccati». E invece «non dobbiamo mai abituarci al male». Un’esortazione, quella contro le seduzioni di Satana ribadita via Twitter. Intanto si consolida, anzi si amplia, lo speciale rapporto che si è creato tra la gente e il Pontefice. Mezz’ora di saluti, abbracci, strette di mano con la folla, scendendo di nuovo dall’auto per incontrare un gruppo di argentini, sporgendosi per baciare e carezzare bambini e disabili. Alla processione con un piviale rosso sulle spalle e una semplice mitria sul capo: meno teologo e più maestro di vita cristiana. Nel dare appuntamento ai ragazzi a Rio per la Gmg, regala loro una riflessione su cosa garantisce «gioia» e non «scoraggiamento». 
E lo fa appoggiandosi sul Vangelo. Andrà in Brasile sulle orme di Wojtyla e Ratzinger, di cui attualizza la condanna del materialismo. Per un Papa che viene da un continente dove ci sono milioni di indigenti, gli strali sono per l’avidità di cose materiali. Benedetto viene evocato anche sul potere ecclesiastico:«I cardinali sono principi, ma di un re crocifisso». L’applauso più forte lo conquista con una frase rivolta ai ragazzi: «Voi giovani avete una parte importante: ci insegnate a vivere la fede con un cuore giovane, sempre, anche a 70 e 80 anni». 
Convocando i Papaboys, Francesco si sintonizza sulla loro sensibilità, disegnando un abbraccio tra generazioni. Ai giovani il compito di far «festa nella fede». Agli anziani quello di fornire modelli positivi. Qual è la strada per la vita eterna? «Gesù ha risposto a questa domanda, che brucia nel più profondo del nostro essere, percorrendo la via della croce». Dopo Pasqua, Francesco riunirà i suoi ministri e il rinnovamento nei dicasteri comincerà dalla Segreteria di Stato. 
Da aprile potrà confrontarsi riservatamente con Benedetto. Da «residente» in Vaticano potrebbe diventare il principale consigliere spirituale per la riforma della Curia. Nel Venerdì Santo, verrà ricordato che la chiamata a seguire il Signore «è rivolta a tutti, in particolare ai giovani e a quanti sono provati dalle divisioni, dalle guerre o dall’ingiustizia e che lottano per essere, segni di speranza e operatori di pace». Francesco mostra di prediligere un’idea tradizionale del male «personificata» nella figura del demonio, del Maligno, di Satana, o di come altro lo si voglia chiamare. È lui, secondo Bergoglio, il responsabile anche della passività dell’uomo verso le «ferite» che «il male infligge all’umanità». Perciò «non cediamo mai al pessimismo, a quell’amarezza che il diavolo ci offre ogni giorno», raccomanda citando Leon Bloy: «Chi non prega il Signore, prega il diavolo».
Dopo Pasqua il rinnovamento dei dicasteri inizierà dalla Segreteria di Stato.

© Copyright La Stampa, 25 marzo 2013 

1 commento:

patrizia ha detto...

La sera del 13 Marzo 2013.

In una serata dove il cielo non era del colore dei tramonti romani,
dove nell’aria non si percepiva ancora il profumo della primavera,
in una Roma quasi triste e buia,
un arcobaleno di speranza e amore invadeva all’improvviso il cuore dei romani
e di quelli che per un giorno erano riuniti sulla piazza più bella del mondo,
esultanti di gioia, che ringraziavano e lodavano Dio per il dono di Papa Francesco.
Un uomo puro venuto dalla fine del mondo, il parroco delle favelas,
che con la sua veste bianca essenziale,
con la sua Croce di semplice sacerdote del mondo,
da quel balcone della Basilica di San Pietro stringeva in un abbraccio,
di tenerezza e amore tutta l’umanità.
Sembrava quasi timido, fuori luogo,
in quella casa tanto diversa dal suo ambiente,
dalla sua quotidianità ma quando diceva :
” Fratelli e sorelle buona sera”,
diventava all’improvviso San Francesco,
il frate scalzo che ha travolto il mondo di pace e misericordia ,
ed in quella serata buia e triste,
il calore di quell’abbraccio riscaldava tutti i nostri cuori,
sembrava quasi che lo Spirito di Dio lasciata la cappella sistina,
aleggiasse ancora su Piazza san Pietro infuocando di sentimenti puri
tutti coloro che erano sulla piazza,
gli stessi sentimenti che poi arrivavano in ogni angolo del mondo,
attraverso i mezzi di comunicazione.
Il contagio era avvenuto,lo stesso contagio di pace e lode a Dio,
che il poverello D’Assisi aveva causato quasi mille anni fa,
nei cuori degli uomini di ieri e di oggi facendosi difensore dei poveri,
degli ultimi, diventando ambasciatore di pace in Oriente.
Si rivoluzionario, anticonformista San Francesco,
ma sempre difensore estremo della Croce, della Croce Santa.