sabato 16 marzo 2013

Peter Seewald: "Benedetto XVI ha purificato la nave della Chiesa e istruito l'equipaggio..." (Lepri)

Su segnalazione di Gemma leggiamo:

«Come Benedetto, vuole la riforma radicale della Chiesa» «Il Papa emerito non è un pensionato E il suo silenzio sarà rumoroso»

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

Paolo Lepri

BERLINO — C'è una linea precisa che unisce due Papi «riformatori». Peter Seewald non ha dubbi. Lo scrittore e giornalista, biografo di Joseph Ratzinger, è stato nelle ultime settimane diviso tra la tristezza per l'addio del pontefice tedesco e «la gratitudine per tutto quello che lui ha fatto». 
Oggi, dopo l'elezione del suo successore, guarda al futuro con la speranza dell'uomo di fede. Jorge Mario Bergoglio seguirà quel percorso di rinnovamento indicato da chi lo ha preceduto. 
«Benedetto XVI ha purificato la nave della Chiesa e istruito l'equipaggio. Francesco metterà in movimento i motori per farla procedere nel mare del nostro tempo», spiega l'autore di Luce del mondo in questa intervista al Corriere della Sera.

Come giudica la scelta fatta dal Conclave?

«Questa elezione è stata una sorpresa — e anche no. Inizia qualcosa di nuovo. Per la Chiesa, ma anche per il mondo. Con questo pastore di alta spiritualità si apre una nuova era. La decisione del collegio cardinalizio è la più grande indicazione di una svolta epocale».

Quali sono state le ragioni della convergenza sul nome di Bergoglio?

«Fin dal suo primo gesto, la preghiera per Benedetto XVI, il nuovo Papa ha dimostrato di volersi collocare nel solco del predecessore. Anche la scelta del nome lo conferma. Dopo Benedetto viene Francesco. Entrambi sono i grandi, veri riformatori della Chiesa, ognuno nella sua epoca, ognuno a proprio modo. Una vera riforma non si misura infatti su criteri terreni, come sostengono oggi molti mezzi di comunicazione, ma viene dalla fede della Chiesa stessa. 
Joseph Ratzinger è del resto un grande ammiratore di San Francesco, che era radicalmente in opposizione allo spirito del suo tempo. Da cardinale mi disse nel 2000, durante le nostre conversazioni a Montecassino per il libro Dio e il mondo, che Francesco d'Assisi aveva, in una grande crisi, fatto qualcosa di decisivo: rimanere dalla parte della Chiesa. Il nome di Francesco è già un programma. La Chiesa, diceva Ratzinger a proposito di quel grande Santo, aveva bisogno di un rinnovamento carismatico dall'interno, di una nuova fiamma della Fede e non solo della conoscenza dell'amministrazione e dell'ordine politico. E questo vale anche per oggi».

È stata una sconfitta per i cardinali italiani?

«Non si tratta della vittoria o della sconfitta o della prevalenza di un particolare schieramento. Bisognava trovare la migliore persona per il più difficile lavoro del mondo, si doveva eleggere il successore dell'apostolo Pietro. La scelta di Bergoglio, che è di origine italiana, è stata intelligente e saggia. Io vedo in lui anche un riferimento alla patria dei suoi progenitori, la meravigliosa Italia, al fiero cattolicesimo di questo paese, alla magnifica città di Roma, senza la quale non ci sarebbe il Vaticano come patria di tutti i cattolici del mondo».

Non esistono anche alcune differenze tra Bergoglio e Ratzinger?

«Già la prima e molto sobria apparizione di Papa Francesco ha reso chiaro a tutti che egli vuole proseguire l'opera del suo predecessore, con il suo stile e il suo carisma personale, ma con tutta quella umiltà e quella semplicità che abbiamo imparato a conoscere da Benedetto XVI. Adesso è possibile apprezzare ancora meglio il gesto storico delle dimissioni».

Quali saranno le priorità del nuovo Pontefice?

«Papa Benedetto ha preparato il terreno e aperto la strada. Francesco continuerà a seguirla, dando priorità alla nuova evangelizzazione, alla rivelazione del messaggio di amore e fratellanza. Si potrebbe forse dire che Giovanni Paolo II ha mantenuto e stabilizzato nella tempesta la nave della Chiesa. Benedetto XVI ha purificato questa nave, ha istruito l'equipaggio e lo ha riportato sulla rotta. Francesco metterà in movimento i motori per fare procedere la nave nel mare del nostro tempo. Non sarà facile».

Ha parlato recentemente con Benedetto XVI? Darà ancora il suo contributo per delineare il futuro della Chiesa?

«Benedetto XVI si è immaginato come la fine del vecchio e l'inizio del nuovo. Per così dire, ha costruito un ponte. Non sarà un pensionato che si dedica al giardinaggio. “Io non scendo dalla croce”, sono state le sue parole. Con la fede, la meditazione e la preghiera ci fornirà un esempio di ciò che alla Chiesa e a tutti noi oggi manca così tanto. E se adesso rimarrà in silenzio, non dimentichiamo che a volte il silenzio può essere molto rumoroso».

Sarà tutto questo anche di aiuto per il nuovo Papa?

«Sono stato molto impressionato dal fatto che fin dall'inizio del suo papato, sulla loggia della Basilica di San Pietro, Francesco abbia raccolto tanto direttamente quei segnali. La preghiera, il silenzio profondo. Non sappiamo che cosa accadrà, ma diventa chiaro che è necessario accrescere la consapevolezza di vivere non solo nell'epoca dopo Cristo, ma anche in un'epoca prima di Cristo, come ha rivelato il Vangelo. Io vedo questo passo del Vangelo come un prologo per il nuovo Pontificato: "Il padre mio opera sempre, e anche io opero"».

© Copyright Corriere della sera, 16 marzo 2013

9 commenti:

Luisa ha detto...

"Nuova era", "svolta epocale", quanto detesto quelle parole!
E poi, leggo:

«Già la prima e molto sobria apparizione di Papa Francesco ha reso chiaro a tutti che egli vuole proseguire l'opera del suo predecessore, con il suo stile e il suo carisma personale, ma con tutta quella umiltà e quella semplicità che abbiamo imparato a conoscere da Benedetto XVI. Adesso è possibile apprezzare ancora meglio il gesto storico delle dimissioni».

No, caro Seewald, se il Vescovo di Roma, avesse imitato il suo predecessore, e specialmente nella sua vera umiltà, avrebbe messo da parte la sua volontà e avrebbe accettato di indossare gli abiti e simboli pontificali preparati per lui, così come lo hanno fatto nei secoli i Pontefici alla loro prima apparizione, il suo rifiuto è molto lontano da quella umiltà tanto declamata dal coro laudatorio, e per il momento praticamente unanime, dei suoi ammiratori.

laura ha detto...

Speriamo che sia davvero così

gemma ha detto...

Concordo con Luisa, ci sono simboli che nulla hanno a che fare con l'ostentazione, dal momento che tra l'altro sono già li', appartenuti ad altri. Non vedo umiltà nell'ostentare il proprio essere diversi, quando altri per rispettare quella continuità sono andati incontro all'irrisione . Devo dire che inizialmente mi era apparso diverso al balcone, un po' timido e impacciato quasi mi ricordava Benedetto o Luciani, ora si è' calato perfettamente nel ruolo che i media gli hanno cucito addosso. La stessa mancata benedizione per la presenza dei non credenti, senza che io mi stracci le vesti per questo, non sono il tipo da farlo, tanto mi ricorda quelle scuole dove non si simboleggia più il natale per non turbare chi non è' cristiano. Sono sicuramente più ignorante di tanti altri in materia, ma non credo che Gesù evitasse di benedire le folle perché in mezzo a loro c'era chi non credeva . Parliamo pure dei poveri, ben venga, ce n'è bisogno, ma se il Papa rinuncia a benedire per non turbare, i non credenti tra i quali viviamo, si sentiranno ancora di piu autorizzati a chiederci di vivere la nostra fede nel privato. In pratica noi cristiami dovremo solo occuparci di carità, come gli esponenti di una qualunque Ong, appunto.

sonny ha detto...

Straquoto Luisa e Gemma al 200%.

Anonimo ha detto...

Raffaella, non sono molto esperta ma ti segnalo questo articolo molto bello che ho trovato su Vino nuovo.
http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=1211
La mia preghiera si unisce alla tua per Papa Benedetto che porto nel cuore. Rimaniamogli accanto così.
Cris

antonio ha detto...

Di una cosa non riesco a capacitarmi...del tradimento di 76 cardinali da lui nominati...compreso Bertone...così va il mondo,la Sacra Scrittura ci dice che i cani tornano sempre al loro vomito e i porci al loro brago...

Luisa ha detto...



Comunque che un Papa, anche se sembra non voler definirsi tale, non faccia non solo la benedizione ma nemmeno un segno di croce per rispettare le coscienze dei non cattolici, mi lascia più che perplessa, era a casa sua, non era in casa d`altri, ha privato i cattolici presenti di una sua benedizione, già che noi cattolici dobbiamo farci piccoli, piccoli, non troppo manifestare la nostra fede per non turbare chi cattolico non è, ma se anche il Vescovo di Roma rinuncia a manifestare in modo visibile, non la sua fede, ma il suo essere Pastore universale della Chiesa, se rifiuta di testimoniarla con la sua benedizione, non dovremo stupirci se prima o poi sentiremo chi ci dirà: ma fate come il vostro Papa, siate discreti e rispettate le nostre coscienze.
Mah!

alessandro ha detto...

.... la cosa che più mi turba è che il non dare la Benedizione Apostolica...che lui invoca..MA è DIO CHE BENEDICE... Lui il Sommo Pontefice è solo un tramite...
e dicevo non invoca tale benedizione in aula Paolo VI, in Vaticano... e quando andrà nel mondo...
... preghiamo preghiamo preghiamo

alessandro ha detto...

queste le parole esatte

Bergoglio benedice in silenzio per non urtare i non credenti

All'udienza concessa oggi pomeriggio ai giornalisti, il vescovo di Roma ha 'impartito' questa originale benedizione. Riportiamo alla lettera la formulazione, tradotta dall'originale in spagnolo:

Poiché molti di voi non appartengono alla Chiesa cattolica, altri non sono credenti, di cuore dò questa benedizione in silenzio, a ciascuno di voi, rispettando la coscienza di ognuno, però sapendo che ognuno di voi è figlio di Dio. Che Dio vi benedica.