giovedì 7 marzo 2013

Quel che ho imparato da Benedetto XVI. Michel Onfray, Javier Cercas e Lenin Raghuvanshi (O.R.)

Michel Onfray, Javier Cercas e Lenin Raghuvanshi

Quel che ho imparato da Benedetto XVI

«Se la Chiesa fosse una Repubblica, lo definirei un gran gesto repubblicano, come quello di Cincinnato»: così confida il pensatore ateo francese Michel Onfray a «Il Messaggero» del 26 febbraio 2013. Intervistato da Francesca Pierantozzi, il noto intellettuale esprime tutta la sua ammirazione per Benedetto XVI («un uomo capace di un dialogo di alto livello») e la sua scelta dell'11 febbraio scorso («ho molto rispetto per il suo gesto»). «Ho letto il primo volume del suo Gesù di Nazaret -- prosegue Onfray -- e l'ho trovato uno dei testi più elevati dal punto di vista della spiritualità, è alta filosofia».
Un'altra voce atea giunge dalla Spagna: ad Andrea Nicastro, inviato del «Corriere della Sera», il noto scrittore anti clericale Javier Cercas confida (sul numero di martedì 26 febbraio) come il gesto di Benedetto XVI -- «il gesto più rivoluzionario di tutti» -- lo abbia lasciato «ammirato e affascinato». Cogliendo chiaramente il significato solo umano della rinuncia, Cercas prosegue: «Ha ammesso la sua debolezza, ma ne è uscito come un gigante».
Qualche giorno fa, del resto, Lenin Raghuvanshi, attivista di origine indù divenuto poi ateo, aveva raccontato ad Asia News di definirsi ora agnostico proprio grazie alla testimonianza di Benedetto XVI: «È grazie agli insegnamenti del Santo Padre che ho capito di non essere contro Dio. Questo Dio che parla di amore e compassione, di dignità umana e di diritti per tutti; che si prende cura dei poveri e lotta contro le ingiustizie; che attraverso la carità si occupa dei malati e degli oppressi». Intervistato da Nirmala Carvalho, Lenin Raghuvanshi -- direttore del People's Vigilance Committee on Human Rights a Varanasi -- ha proseguito: «Per il futuro dell'umanità, è vitale che il mondo presti attenzione agli insegnamenti di questo grande leader spirituale, che indica il cammino che tutti noi dobbiamo seguire per il bene di ogni popolo e nazione». Secondo l'attivista, questo Papa è stato «un coraggioso difensore dei diritti umani e della dignità dell'uomo. Rivolgendosi alle Nazioni Unite, egli ha espresso un concetto illuminante: la superiorità del bene comune. L'uguaglianza non può esistere senza onestà, e questo non si limita solo alla giusta distribuzione delle risorse. Invece, deve essere rafforzata con le azioni concrete e quotidiane di tutti».

(©L'Osservatore Romano 27 febbraio 2013)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Qualche laico, di solito ateista, che si interroga c'è. Mentre per qual che riguarda i cardinali quasi tutti sembrano solo intenti a voltar pagina e rimuovere un papato che gli vede più o meno perdenti. Un brasiliano, da cognome tedesco, amico di Sodano e dallo zio cardinale, sembra andare proprio a fagiolo. Eufemia