mercoledì 20 marzo 2013

L'ermeneutica della continuità nella tenerezza. I Papi ed i bimbi: da Pio XII a Francesco (foto)

Anche in questa bellissima carrellata si vede la continuità. Grazie, Gemma :-)
R.





























13 commenti:

Annalisa ha detto...

Puoi mettere un link per copiare foto e spedirle per mail a mio collega che pensa che con Francesco è iniziata una nuova era!grazie

Anonimo ha detto...

Bellissimo! Mi pace ci siano anche quello di Paolo VI, un Papa attaccato con una durezza e ingiustizia pari a quella riservata a Papa Benedetto.
Alessia

Anonimo ha detto...

grazie raffa,sei stupenda!
papa benedetto sarà tanto orgoglioso di te.
max2

sam ha detto...

Alleluia.
Renderò grazie al Signore con tutto il cuore, nel consesso dei giusti e nell'assemblea.
Grandi le opere del Signore, le contemplino coloro che le amano.
Le sue opere sono splendore di bellezza, la sua giustizia dura per sempre.
Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi: pietà e tenerezza è il Signore.

Sal 111, 1-4

Grazie!

<3

sonny ha detto...

Grazie a Gemma e Raffaella. Sono delle foto bellissime e commoventi. Grazie anche per le foto di Paolo VI, altro Papa trattato, spesso e volentieri, in maniera brutale.

Anonimo ha detto...

Vi ringrazio di cuore è davvero molto interessante.

sam ha detto...

Cara Raffaella, stavo cercando un po' di materiale sull'ermeneutica della continuità nel potere come servizio ....
mi sono riletta questo intervento
http://magisterobenedettoxvi.blogspot.it/2012/11/il-papa-voi-cari-e-venerati-fratelli.html
.....
Ripensando alle parole di Benedetto che hai posto anche in testata del Blog e alle cose che ci siamo scritte qui in questi giorni per consolarci delle nostre tristezze, mi sono venute le lacrime agli occhi.
Queste parole ci fanno capire l'intima e assoluta coerenza tra parole ed opere del nostro amato Benedetto.
Ora comprendo che per me lui è stato, anzi è, una catechesi vivente.

"E’ chiaro che Gesù non ha nessuna ambizione politica. Dopo la moltiplicazione dei pani, la gente, entusiasmata dal miracolo, lo voleva prendere per farlo re, per rovesciare il potere romano e stabilire così un nuovo regno politico, che sarebbe stato considerato come il regno di Dio tanto atteso. Ma Gesù sa che il regno di Dio è di tutt’altro genere, non si basa sulle armi e sulla violenza.
Ed è proprio la moltiplicazione dei pani che diventa, da un lato, segno della sua messianicità, ma, dall’altro, uno spartiacque nella sua attività: da quel momento il cammino verso la Croce si fa sempre più chiaro; lì, nel supremo atto di amore, risplenderà il regno promesso, il regno di Dio. Ma la folla non comprende, è delusa, e Gesù si ritira sul monte da solo a pregare (cfr Gv 6,1-15). A parlare col Padre. Nel racconto della Passione vediamo come anche i discepoli, pur avendo condiviso la vita con Gesù e ascoltato le sue parole, pensavano ad un regno politico, instaurato anche con l’aiuto della forza. Nel Getsemani, Pietro aveva sfoderato la sua spada e iniziato a combattere, ma Gesù lo aveva fermato (cfr Gv 18,10-11). Egli non vuole essere difeso con le armi, ma vuole compiere la volontà del Padre fino in fondo e stabilire il suo regno non con le armi e la violenza, ma con l’apparente debolezza dell’amore che dona la vita. Il regno di Dio è un regno completamente diverso da quelli terreni.
Ed è per questo che davanti ad un uomo indifeso, fragile, umiliato, come è Gesù, un uomo di potere come Pilato rimane sorpreso; sorpreso perché sente parlare di un regno di servitori.E pone una domanda che gli sarà sembrata paradossale: «Dunque tu sei re?». Che tipo di re può essere un uomo in quelle condizioni? Ma Gesù risponde in modo affermativo: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce» (18,37). Gesù parla di re, di regno, ma il riferimento non è al dominio, bensì alla verità. Pilato non comprende: ci può essere un potere che non si ottiene con mezzi umani? Un potere che non risponda alla logica del dominio e della forza? Gesù è venuto per rivelare e portare una nuova regalità, quella di Dio; è venuto per rendere testimonianza alla verità di un Dio che è amore (cfr 1 Gv 4,8.16) e che vuole stabilire un regno di giustizia, di amore e di pace (cfr Prefazio). Chi è aperto all’amore, ascolta questa testimonianza e l’accoglie con fede, per entrare nel regno di Dio."

Raffaella ha detto...

Mamma mia!
Grazie, Sam!
R.

Dante Pastorelli ha detto...

Avevo circa 14 anni quando, vincitore del concorso Veritas, insieme a tanti altri ragazzini piùo meno spauriti nella loro ingenuità, e ragazzoni vincitori di altri livelli scolastici (io ero in IV ginnasio) dello stesso concorso, fummo ricevuti da Pio XII. Era il 1953. Apparve, nella sala delle udienze, con incidere levissimo, ieratico e sorridente: diafano come un angelo. Parlò come solo lui sapeva fare, con tono alto ma comprensibile a noi tutti, toccando le corde dei nostri giovani cuori, in un silenzio estatico. Io ero in prima fila e ricordo la dolce carezza del venerato Pontefice sulla mia guancia, e, a 60 anni di distanza, mi commuovo ancora. Da questo Padre di tutte le genti spero di esser confortato negli ulimi momenti della mia vita: oh. come vorrei che fosse lui a prendermi per mano nel trapasso!

sam ha detto...

Unisci anche questo e il quadro è completo.

http://magisterobenedettoxvi.blogspot.it/2012/02/lectio-divina-del-santo-padre-ai.html

"Il Cristianesimo, invece, non è semplicemente spiritualizzazione o moralizzazione: è incarnazione, cioè Cristo è il "Logos", è la Parola incarnata, e Lui ci raccoglie tutti, cosicché in Lui e con Lui, nel suo Corpo, come membri di questo Corpo diventiamo realmente glorificazione di Dio.

Teniamo presente questo: da una parte certamente uscire da queste cose materiali per un concetto più spirituale dell’adorazione di Dio, ma arrivare all’incarnazione dello spirito, arrivare al punto in cui il nostro corpo sia riassunto nel Corpo di Cristo e la nostra lode di Dio non sia pura parola, pura attività, ma sia realtà di tutta la nostra vita. Penso che dobbiamo riflettere su questo e pregare Dio, perché ci aiuti affinché lo spirito diventi carne anche in noi, e la carne diventi piena dello Spirito di Dio."

"C’è un non conformismo del cristiano, che non si fa conformare. Questo non vuol dire che noi vogliamo fuggire dal mondo, che a noi non interessa il mondo; al contrario vogliamo trasformare noi stessi e lasciarci trasformare, trasformando così il mondo. E dobbiamo tenere presente che nel Nuovo Testamento, soprattutto nel Vangelo di San Giovanni, la parola "mondo" ha due significati e indica quindi il problema e la realtà della quale si tratta. Da una parte il "mondo" creato da Dio, amato da Dio, fino al punto di dare se stesso e il suo Figlio per questo mondo; il mondo è creatura di Dio, Dio lo ama e vuol dare se stesso affinché esso sia realmente creazione e risposta al suo amore.

Ma c’è anche l’altro concetto del "mondo", kosmos houtos: il mondo che sta nel male, che sta nel potere del male, che riflette il peccato originale.

Vediamo questo potere del male oggi, per esempio, in due grandi poteri, che di per sé stessi sono utili e buoni, ma che sono facilmente abusabili: il potere della finanza e il potere dei media. Ambedue necessari, perché possono essere utili, ma talmente abusabili che spesso diventano il contrario delle loro vere intenzioni.

Vediamo come il mondo della finanza possa dominare sull’uomo, che l’avere e l’apparire dominano il mondo e lo schiavizzano. Il mondo della finanzia non rappresenta più uno strumento per favorire il benessere, per favorire la vita dell’uomo, ma diventa un potere che lo opprime, che deve essere quasi adorato: "Mammona", la vera divinità falsa che domina il mondo. Contro questo conformismo della sottomissione a questo potere, dobbiamo essere non conformisti: non conta l’avere, ma conta l’essere! Non sottomettiamoci a questo, usiamolo come mezzo, ma con la libertà dei figli di Dio.

Poi l’altro, il potere dell’opinione pubblica.

Certamente abbiamo bisogno di informazioni, di conoscenza delle realtà del mondo, ma può essere poi un potere dell’apparenza; alla fine, quanto è detto conta di più che la realtà stessa. Un’apparenza si sovrappone alla realtà, diventa più importante, e l’uomo non segue più la verità del suo essere, ma vuole soprattutto apparire, essere conforme a queste realtà. E anche contro questo c’è il non conformismo cristiano: non vogliamo sempre "essere conformati", lodati, vogliamo non l’apparenza, ma la verità e questo ci dà libertà e la libertà vera cristiana: il liberarsi da questa necessità di piacere, di parlare come la massa pensa che dovrebbe essere, e avere la libertà della verità, e così ricreare il mondo in modo che non sia oppresso dall’opinione, dall’apparenza che non lascia più emergere la realtà stessa; il mondo virtuale diventa più vero, più forte e non si vede più il mondo reale della creazione di Dio. Il non conformismo del cristiano ci redime, ci restituisce alla verità. Preghiamo il Signore perché ci aiuti ad essere uomini liberi in questo non conformismo che non è contro il mondo, ma è il vero amore del mondo."


Piango...

sam ha detto...

e qui:

http://magisterobenedettoxvi.blogspot.it/2011/03/il-papa-ai-parroci-di-roma-non-deve.html

"Servire", questo deve essere anche per noi determinante: siamo servitori. E servire vuol dire non fare quanto io mi propongo, quanto sarebbe per me la cosa più simpatica; servire vuol dire lasciarmi imporre il peso del Signore, il giogo del Signore; servire vuol dire non andare secondo le mie preferenze, le mie priorità, ma lasciarmi realmente "prendere in servizio" per l’altro. Questo vuol dire che anche noi dobbiamo fare spesso cose che non appaiono immediatamente spirituali e che non rispondono sempre alle nostre scelte. Dobbiamo fare tutti, dal Papa fino all’ultimo vice parroco, lavori di amministrazione, lavori temporali; tuttavia lo facciamo come servizio, come parte di quanto il Signore ci impone nella Chiesa e facciamo quanto la Chiesa ci dice e quanto si aspetta da noi. E’ importante questo aspetto concreto del servizio, che non scegliamo noi cosa fare, ma siamo servitori di Cristo nella Chiesa e lavoriamo come la Chiesa ci dice, dove la Chiesa ci chiama, e cerchiamo di essere proprio così: servitori che non fanno la propria volontà, ma la volontà del Signore. Nella Chiesa siamo realmente ambasciatori di Cristo e servitori del Vangelo.
"Ho servito il Signore con tutta umiltà".
.... Questo è importante: l’Apostolo non predica un Cristianesimo "à la carte", secondo i propri gusti, non predica un Vangelo secondo le proprie idee teologiche preferite; non si sottrae all’impegno di annunciare tutta la volontà di Dio, anche la volontà scomoda, anche i temi che personalmente non piacciono tanto. E’ la nostra missione di annunciare tutta la volontà di Dio, nella sua totalità e ultima semplicità. Ma è importante il fatto che dobbiamo istruire e predicare - come dice qui san Paolo - e proporre realmente la volontà intera di Dio."

Continuo a piangere.

Raffaella ha detto...

Cara Sam,
non so davvero come ringraziarti!
Continua a segnalare anche se e' durissima!
Il primo post e' gia' pronto per stasera...
R.

sam ha detto...

E infine, a proposito della missione universale del Papa (che non può fare solo il Vescovo di Roma, ndr!!!):

http://magisterobenedettoxvi.blogspot.it/2008/08/il-papa-la-missione-di-pietro-e-dei.html

"La missione di Pietro, e dei suoi successori, è proprio quella di servire quest’unità dell’unica Chiesa di Dio formata da giudei e pagani; il suo ministero indispensabile è far sì che essa non si identifichi mai con una sola nazione, con una sola cultura, ma che sia la Chiesa di tutti i popoli, per rendere presente fra gli uomini, segnati da innumerevoli divisioni e contrasti, la pace di Dio e la forza rinnovatrice del suo amore.
Servire dunque l’unità interiore che proviene dalla pace di Dio, l’unità di quanti in Gesù Cristo sono diventati fratelli e sorelle: ecco la peculiare missione del Papa, Vescovo di Roma e successore di Pietro.
Davanti all’enorme responsabilità di questo compito, avverto sempre di più l’impegno e l’importanza del servizio alla Chiesa e al mondo che il Signore mi ha affidato."