venerdì 1 marzo 2013

Ctv, sequenze memorabili di fine Pontificato. Mons. Viganò: a parlare era il viso del Papa


Ctv, sequenze memorabili di fine Pontificato. Mons. Viganò: a parlare era il viso del Papa

A trasferire direttamente dalla cronaca alla storia e alla memoria la giornata di ieri hanno certamente contribuito le splendide immagini con le quali il Centro Televisivo Vaticano ha documentato il congedo di Benedetto XVI dal Vaticano, fino al suo arrivo a Castel Gandolfo e all’inizio della Sede vacante. Una serie di sequenze indimenticabili, realizzate con l'obiettivo principale di “far parlare” il volto del Papa, come spiega il direttore del Ctv, mons. Dario Viganò, intervistato da Alessandro De Carolis: 

R. – Abbiamo seguito il criterio che nasce un po’ anche dalla responsabilità di consegnare al mondo intero un tratto di storia della Chiesa. Il criterio è stato quello di costruire un racconto che tenesse in evidenza il fatto straordinario di una scelta che è diventata immediatamente un evento. Questo però senza mai cercare la spettacolarizzazione o l’eccessiva patinatura. Abbiamo cercato di costruire un racconto che fosse capace di restituire alcune immagini anche di vicinanza del Papa, come la scelta di prendere il Papa nel momento in cui stava uscendo dall’appartamento, così come accompagnarlo dentro casa a Castel Gandolfo: quasi una sorta di congedo da parte dello spettatore a Città del Vaticano e anche un accompagnamento nell’ordinario nel quotidiano del Papa a Castel Gandolfo. Dall’altra parte, abbiamo cercato di mettere in atto una regia che fosse una sorta di documentario. La scelta è stata un po’ documentaristica: il motivo per cui abbiamo piazzato le telecamere nel torrione San Giovanni, nei Giardini vaticani, abbiamo scelto di seguire il viaggio del Papa con un elicottero, è proprio quello di documentare un tratto di storia.

D. – Quante forze sono state impegnate nella diretta di ieri e come avete curato tecnicamente la regia?

R. - Ieri avevamo 19 telecamere, quattro regie mobili e poi la super-regia nella Città del Vaticano. Ieri, erano impegnate quasi 40 persone. Abbiamo potuto contare su un team che ha alcune caratteristiche particolari, certamente sono grandi professionisti, ma accanto a questo c’è un legame e un affetto profondo per la figura del Papa e una passione di lavorare per tutta la Chiesa.

D. - La regia era interamente curata dal Centro televisivo vaticano?

R. - Sì, tutte le immagini che sono state viste, a parte le personalizzazioni, sono sempre del Centro televisivo vaticano, che certo lavora in stretta collaborazione con la Radio Vaticana per l’audio. Questo garantisce che ci sia un rispetto degli ambienti vaticani, una uniformità e qualità delle immagini e soprattutto che non si ceda a questi sguardi, a volte veramente molto ricercati e anche un po’ curiosi, che tutto sommato non rendono neppure ragione della questione che c’è in gioco.

D. - Eppure, anche al semplice spettatore è sembrato di assistere ad una produzione di tipo cinematografico…

R. – Noi abbiamo puntato molto su una regia che facesse "parlare" i volti e la figura del Papa. Questo ha segnato molto, perché vuol dire avvicinare le persone a un uomo che, paradossalmente, proprio dal momento in cui ha detto che lasciava il ministero è entrato in maniera indelebile nel cuore di tutti, anche dei non credenti. Da qui, la scelta di stare molto sul corpo, sul viso, sulle mani, sullo sguardo… C’è un po’ di cinema nel senso che c’è il desiderio di restituire la verità di un uomo: il cinema forse non la restituisce, però racconta molto.

D. - Tante le immagini memorabili. Qual è la "sua" immagine, quella che porterà con sé di questo 28 febbraio 2013?

R. – Con un po’ di commozione – seguivo dal pullman-regia – quando l’elicottero del Papa ha sganciato la terra dell’eliporto alla città del Vaticano. Quel momento è un momento di non ritorno. Un’immagine non tra le più belle, dal punto di vista visivo, ma per me è quella più suggestiva, che mi ha segnato profondamente. E’ la prima volta che inizia una Sede Vacante in cui suonano le campane ed è accompagnata dalla gioia di sapere che c’è un uomo che, come egli stesso dice, per sempre servirà la Chiesa, ora come Mosè sul monte ritirato a pregare per la Chiesa di Gesù.

D. - Il suo esordio alla guida del Centro Televisivo Vaticano ha praticamente coinciso con questa fase eccezionale della vita della Chiesa. Che cosa significa dirigere l’ordinario di un servizio nella straordinarietà della transizione tra due Pontificati?

R. – Credo che quello che stiamo facendo è un servizio per le televisioni. Sentiamo che c’è una grande responsabilità nel fatto che sia solo il Centro Televisivo Vaticano – così come per voi della Radio Vaticana – che accede alla Santa Sede e al Papa e quindi ha la possibilità di dare un servizio di informazione alle televisioni, perché in questo modo noi stiamo dando la possibilità di una vicinanza a tutto il mondo. Noi, per esempio, addirittura inviamo una cassetta a una televisione in Tanzania gestita da due suore, una piccola televisione, con il plico diplomatico: questo per dire che tutti devono avere la possibilità di sentirsi uniti alla Sede di Pietro, poterne ascoltare la Parola e, al presente, anche cercare di capire che cosa succede concretamente in questi giorni di Sede vacante. Stiamo cercando di registrare le immagini in HD dei luoghi del Conclave, dei percorsi che faranno i cardinali, della Sistina, sempre attenti più al senso ecclesiale, piuttosto che la curiosità di un documentario sull’arte o su altre cose.

© Copyright Radio Vaticana

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Finchè vivrà Benedetto XVI il nuovo papa sarà solo un intruso!

Anonimo ha detto...

"avvicinare le persone a un uomo che, paradossalmente, proprio dal momento in cui ha detto che lasciava il ministero è entrato in maniera indelebile nel cuore di tutti, anche dei non credenti."
Non condivido quest'affermazione: credo invece che gli eventi di questi giorni abbiano dimostrato quanto Papa Benedetto fosse già nel cuore di tutti, anche nella "ordinarietà" del suo Ministero; a più d'uno, certo, sarà capitato, quello che è abbastanza normale per noi uomini: accorgersi di quanto qualcuno sia importante proprio quando non c'è più.
per anonimo delle 18.34: quello che dici, per quanto possa essere in questo momento un comune sentire, non rende giustizia a Papa Benedetto che ha concluso il suo ministero promettendo obbedienza e riverenza al prossimo pontefice, chiunque esso sia: ci ha indicato la strada per servire anche noi, secondo le nostre possibilità e la nostra vocazione, la Chiesa di Cristo. Maria Pia