mercoledì 2 gennaio 2013

Bagnasco: La crisi minaccia la vita dal concepimento al suo termine naturale: ci sono anche motivi economici dietro l’eutanasia e l’aborto (Galeazzi)


Riceviamo e con piacere e gratitudine pubblichiamo:

“Aborto ed eutanasia per motivi economici”

Il cardinale Bagnasco: proposte come scelte umanitarie solo a parole

GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

La crisi minaccia la vita dal concepimento al suo termine naturale: ci sono anche motivi economici dietro l’eutanasia e l’aborto. 
Il presidente della Cei, Angelo Bagnasco apre il 2013 declinando per l’Italia i «principi non negoziabili» di Benedetto XVI. E così la predicazione papale si fa un appello bioetico rivolto alla politica nel momento in cui i partiti definiscono i loro programmi in vista delle elezioni. 
Eutanasia ed aborto vengono spesso proposti e sostenuti da alcuni facendo leva su «motivi umanitari», ma in realtà vengono incoraggiati «a volte, per motivi economici». Commentando a Genova nella chiesa dell’Annunziata il messaggio del Pontefice per la giornata della pace, il leader dei vescovi si è rivolto alle istituzioni. Una serie di domande. 
«Quale garanzia ci può essere se uno Stato non rispetta, non promuove, non accoglie, non difende la vita, soprattutto la più fragile e debole, anche quella vita che non ha neppure il volto, neppure la voce per imporre sé stessa e il proprio diritto, oppure se quella vita non ha più la voce perché l’ha persa, in uno stato di incoscienza, di infermità mentale?». Il cardinale non cita mai direttamente i termini eutanasia e aborto ma, sottolinea , «é evidente a chi pensiamo». Quali garanzie, si interroga il porporato, «se la comunità, non è in grado di accogliere, non vuole accogliere, per motivi anche i più umanitari a parole, in realtà temo, a volte, per motivi economici»? E quali garanzie «se non è in grado di accogliere la vita nella fase più ultima?». 
Quindi, «parliamo spesso degli ultimi , ma gli ultimi degli ultimi sono coloro che non possono opporre agli altri neppure la presenza, neppure un volto, tanto meno la voce». Inoltre, «una società siffatta che garanzie potrà dare di difendere, accogliere, sostenere, promuovere, anche con grandi sacrifici tutte le altre fragilità della vita umana?». Perciò, «se il cuore della società non è abbastanza grande e sensibile da commuoversi di fronte a queste situazioni ultime della fragilità umana, e non le accoglie perché dice di dover pensare alle altre fragilità, c’é un circolo che non si può spezzare».
Il porporato riserva un passaggio anche alla crisi economica, per ribadire che dalla recessione si esce uniti perché «chi si illude di farcela da solo nel proprio piccolo orto fallisce inevitabilmente». E avverte: «Nessuno si scoraggi, la chiesa si fa sempre vicina in tutti i modi, nelle parrocchie, nei centri di ascolto, con le mense, i dormitori». Per la Chiesa «é un dovere, non è un titolo di privilegio o di particolare merito». C’è bisogno di «riconciliazione nei rapporti, nelle famiglie, nei gruppi, nella società», puntualizza al termine della cerimonia. Ai cronisti che gli chiedono se ci sia bisogno di pace anche in politica, il cardinale risponde che per ottenere la pace è sufficiente «pensare al bene comune, pensare al bene generale secondo le responsabilità di ciascuno». Basta questo, assicura, e «la pace è già fatta». E la difesa della vita e della famiglia non può restare ai margini della vita pubblica.
«Che garanzia ci può essere se uno Stato non rispetta, non difende la vita?»»

© Copyright La Stampa, 2 gennaio 2013.

Nessun commento: