venerdì 25 gennaio 2013

Il card. Bagnasco presenta "La porta stretta". Il card. Bertone: cattolici impegnati secondo il Vangelo

Su segnalazione di Laura leggiamo:

Il card. Bagnasco presenta "La porta stretta". Il card. Bertone: cattolici impegnati secondo il Vangelo

Una lettura lucida e partecipe delle questioni che affliggono il nostro tempo alla luce del magistero della Chiesa. Questo ne "La porta stretta", il libro del cardinale Angelo Bagnasco, edito da Cantagalli e presentato ieri sera a Roma. Vi sono raccolte le prolusioni del presidente della Conferenza episcopale italiana alle Assemblee e alle riunioni del Consiglio permanente dei vescovi, dal 2007 al 2012. Gremita la platea che ha seguito l’evento, con rappresentanti politici,della società civile e tanta gente comune. Centrale l’intervento del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone: ”la raccolta testimonia” - ha detto il porporato - "l’impegno nello scoprire e proporre all’attenzione della comunità una via stretta di scrupoloso rispetto della giustizia e della verità avendo come stella polare il Vangelo e la carità pastorale”. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Con uno stile mite e al tempo stesso coraggioso e persuasivo il cardinale Bagnasco ha parlato alla società contemporanea nel quinquennio più duro dal dopoguerra, scosso dalla crisi che non ha risparmiato neanche la Chiesa. La sua è un’interpretazione mai pessimistica dell’attualità, e senza ingerenze. La voce della Chiesa infatti, spiega l’autore nella prefazione, non è riflessione astratta ma è uno stare dentro il vissuto, offrire l’esercizio collegiale del discernimento - parola chiave - ma è anche un parlare profetico che guarda le cose con lo sguardo di Dio, ne coglie la verità e ne intravede l’esito e per questo sfida i miti dominanti che portano alla non felicità e parla, se necessario, fuori dal coro. Dunque carità aperta e libera, e radicalità di adesione e annuncio, riassume nell’introduzione, il teologo Piero Coda. E il cardinale Bertone aggiunge: è il compito del pastore non sottrarsi al ruolo che è di stimolo e di giudizio oltre che di conforto e plauso. E’ un percorso dunque impegnativo quello proposto dal libro ai credenti che si confrontano con la modernità: la questione antropologica è centrale e la barra è ferma sui valori non negoziabili. Così dal 2007 al 2012, il cardinale Bagnasco parla di sostegno alla famiglia, bene per eccellenza, della scuola da valorizzare, di integrazione degli immigrati, della libertà religiosa da garantire, della vita da rispettare in ogni fase, del lavoro da creare e mantenere, dell’emergenza educativa primaria nella ricostruzione sociale. Il cardinale segue la crisi, valoriale ed economica nel suo evolversi, rispondendo con opere di solidarietà e con la fiducia nelle potenzialità di ripresa e coesione dell’Italia. E non si stanca di chiedere riforme effettive, leggi più rispettose dei diritti umani e partecipazione coerente dei cattolici all’agone politico ancora una volta non in nome di una "religione civile serva del potere", bensì di una Chiesa centrata su Cristo con tutte le implicazioni che ciò comporta, antropologiche etiche e sociali. Tra il portone spalancato della distrazione e della latitanza, e la porta dell’ingerenza miope, il cardinale Bagnasco in questo volume, documenta, spiega il segretario di Stato Bertone, la porta stretta di una responsabile presenza nella società e nella cultura italiana che vuole solo servire la verità, promuovere la collaborazione senza sconti e zone franche dal discernimento. La porta stretta intrapresa da Bagnasco nei suoi interventi sull’attualità è anche quella, prosegue Bertone, rappresentata dalla necessità di dare una parola autorevole su questioni sociali e politiche che mettono in gioco i valori fondanti della convivenza. Tra chi vorrebbe un pastore silente, in una neutralità asettica che non disturba, e chi chiede una Chiesa che prenda posizione per uno schieramento o per l’altro, si profila, nel libro, la porta stretta dell’esortazione e del discernimento perché prevalgano in tutti istanze veritative e il senso del bene comune. E questo è un metodo e un atteggiamento prezioso anche in questo delicato frangente della vita nazionale in cui, dice il cardinale Bertone, occorre richiamare la perenne urgenza dei valori irrinunciabili. Non si può negare l'importanza del dibattito e della critica, ma la forma più concreta, sottoplinea il cardinale Bertone, per cambiare la società è partecipare al voto, esprimere il discernimento che confermi l’affidabilità dei programmi e delle persone che li sostengono. L’auspicio conclusivo del segretario di Stato anche alla luce del libro, è a un gigantesco ripensamento culturale collettivo in nome della Verità che è Cristo.

Tante le domande dei giornalisti al cardinale Angelo Bagnasco a margine della presentazione del suo libro. "Ai giovani dico di lottare per costruire un mondo migliore per tutti” e “ai cattolici che sono nelle liste elettorali di esser se stessi fino in fondo” , così il presidente della Cei, che poi si è soffermato su come la fede possa aiutare a contrastare lo scoraggiamento nei confronti della cosa pubblica e sulle richieste da fare al mondo politico di oggi. Sentiamo le parole del porporato:  

R. - La fede invita a non scoraggiarsi mai, a guardare al futuro sempre con fiducia, il che vuol dire anche con partecipazione di tutti e di ciascuno. Dentro ad un orizzonte che dev'essere chiaramente antropologico ed etico, perché questo è l'orizzonte di base per affrontare qualunque problema, e in secondo luogo evidenziando quelle che ormai sono chiaramente le priorità sotto gli occhi di tutti, e cioè il problema del lavoro, la famiglia e anche la riforma dello Stato.

D. - Cosa chiedere ai partiti politici?

R. - Un grande senso di responsabilità e di verità: responsabilità per una partecipazione onesta e generosa, naturalmente; e di verità per non eludere i veri problemi, che sono quelli di base, di ordine antropologico. Su questo ceppo vitale tutti gli altri problemi, che sono gravi, trovano ispirazione, linfa e quindi prospettiva.

D. - La Chiesa non si schiera?

R. - Come sempre la Chiesa, come ricorda anche il Santo Padre, non fa politica in modo diretto ma deve ricordare - come ricorda anche il Concilio Vaticano II - a tutte le coscienze i valori morali, imprescindibili e quella visione antropologica che pone l'uomo al centro della politica. Ma se l'uomo non è visto nella sua verità integrale, gli altri problemi non saranno mai risolti alla radice.

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6 commenti:

Anonimo ha detto...

OT
Hai letto questo articolo decisamente grottesco in lode sperticata a Helmuth Schuller?
http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/austria-autrice-helmut-21638/
Alessia

Raffaella ha detto...

Mi stavo quasi arrabbiando, cara zietta, ma poi ho letto l'ultima frase su Groer e ho deciso di rotolarmi dalle risate.
Rinfreschiamoci la memoria e leggiamo chi era Groer, "benedettino e arcivescovo di Vienna che aveva fatto conoscere lo spirito e le novità del Concilio Vaticano II":

http://paparatzinger3-blograffaella.blogspot.it/2010/05/chiesa-e-pedofilia-il-caso-groer-e-lo.html

Proprio belle le novita' che questa persona fece conoscere!
Ma per favore!
R.

mariateresa ha detto...

quel sito Vaticaninsider mi piace il giusto per usare un eufemismo. Ogni tanto si trova anche qualche baco.
poi ci sono i progressisti in servizio permanente effettivo riconoscibili come un dito in un occhio. Sono monotematici e riportano le notizie solo pro domo propria. Meglio, parlano solo delle situazioni critiche e problematiche e mai delle cose positive come se fossero dei giornalisti guerci.Insomma fanno una strana catechesi del disfattismo e lo chiamano pluralismo nella chiesa. Dovrebbero però cominciare ad essere un po' pluralisti loro stessi o i loro neuroni.
Su Shuller vale per me il parere di Jean Mercier sulla Vie (che non è certo un lefevriano) e cioè che si tratta di una persona autocentrata che pretende riconoscimenti in modo infantile e che viene coccolato dai media come se fosse il nuovo Lutero. Mercier l'ha conosciuto di persona , ma a differenza di altri giornalisti non va in deliquio davanti a lui solo perchè si porta dietro il cartoncino con scritto sopra "chiesa del dissenso".
Quando smetterà questo costume giornalistico "inginocchiato" sarà sempre troppo tardi.

Anonimo ha detto...

Ho come l'impressione che il fratello giornalista non si sia reso conto di quello che stava dicendo, nipotina. Beh, se questa è la fonte d'ispirazione stanno freschi, begli insegnamenti. Accipicchia, mancava Hans Kung :-)) Non l'hanno invitato?
Alessia

Raffaella ha detto...

Certo che e' un autogol con i fiocchi, cara Alessia :-))
E probabilmente la spiegazione sta proprio nel commento di Mariateresa: quando si guarda il mondo solo da un lato si rischiano sempre queste cantonate.
Groer citato come esempio a cui ispirarsi ci mancava proprio nella nostra rassegna :-)
R.

Anonimo ha detto...

Se non fosse stato per le gesta di Groer probabilmente il movimento Wir sind Kirsche, abilissimo a calvalcare la sacrosanta indignazione per tentare di imporre sorti progressive di stampo protestante, non sarebbe mai nato e l'Austria sarebbe ancora più o meno felix.
Alessia