giovedì 24 gennaio 2013

Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale Glemp: difensore della dignità dell'uomo in tempi difficili


Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale Glemp: difensore della dignità dell'uomo in tempi difficili

Si è spento ieri, in un ospedale di Varsavia, il cardinale Jozef Glemp: operato nel marzo scorso per un tumore al polmone, aveva 83 anni. Il Papa ha espresso il suo cordoglio in un lungo messaggio in cui ha definito il porporato un difensore della dignità di ogni uomo in un'epoca difficile. I funerali dell’arcivescovo emerito di Varsavia si svolgeranno lunedì prossimo alle 11.00 nella Cattedrale della capitale polacca. Il servizio di Sergio Centofanti:   

Il Papa, in un telegramma al cardinale Kazirnierz Nycz, arcivescovo metropolita di Varsavia, esprime il proprio dolore per la morte del porporato, unendosi alla Chiesa in Polonia “nella preghiera di ringraziamento per la vita e l'impegno pastorale di questo benemerito Ministro del Vangelo”. “Caritati in iustitia – per la carità nella giustizia – questo motto episcopale – sottolinea Benedetto XVI - lo ha accompagnato durante tutta l’esistenza ed ha indirizzato il suo modo di pensare, di valutare, di fare le scelte, di prendere le decisioni e di offrire le linee dell’azione pastorale. Era un uomo ‘giusto’, nello spirito di san Giuseppe suo Patrono e di coloro che nella tradizione biblica hanno saputo ascoltare la voce della chiamata di Dio indirizzata non solo personalmente a loro, ma anche alle comunità, alle quali erano inviati. Tale giustizia – scrive il Papa - ricca dell’umile adesione alla volontà di Dio, è stata la base del suo profondo amore per Dio e per l’uomo, che era la luce, l’ispirazione e la forza nel difficile ministero di guida della Chiesa in un’epoca, in cui significative trasformazioni sociali e politiche interessarono la Polonia e l’Europa”. Il Santo Padre ricorda, poi, che “l’amore di Dio e della Chiesa, la premura per la vita e la dignità di ogni uomo, hanno fatto di Lui un apostolo dell’unità contro la divisione, della concordia davanti allo scontro, della comune costruzione di un futuro felice sulla base delle passate, gioiose e dolorose esperienze della Chiesa e del popolo”. E continuando l’opera del cardinale Wyszynski, in costante comunione e legame spirituale con Giovanni Paolo II, “con grande prudenza, risolveva tante questioni e problemi nella vita politica, sociale e religiosa dei Polacchi. Fidandosi della Provvidenza Divina – nota Benedetto XVI - guardava con ottimismo verso il nuovo millennio, nel quale gli è stato dato di introdurre la comunità dei credenti in Polonia”. “Nell’ultima tappa della sua vita ricorda - era provato dalla sofferenza che sopportava con serenità di spirito. Anche in questa prova è rimasto testimone dell’affidamento alla bontà e all’amore di Dio onnipotente”. “Personalmente – conclude il Papa - ho sempre apprezzato la sua sincera bontà, la semplicità, l’apertura e la cordiale dedizione alla causa della Chiesa in Polonia e nel mondo. Così rimarrà nella mia memoria e nella preghiera. Che il Signore lo accolga nella sua gloria!”.

Il cardinale Glemp è stato un protagonista nella vita ecclesiale e civile della Polonia. Di umili origini, nasce il 18 dicembre 1929 da una famiglia di minatori di sale. Costretto a lavorare in campagna durante l’occupazione nazista, entra successivamente in seminario: sacerdote a 26 anni, diventa uno dei più stretti collaboratori del cardinale Stefan Wyszyński, grande testimone della fede durante la persecuzione comunista. Giovanni Paolo II lo nomina vescovo di Warmia nel 1979. Nel 1981 diventa arcivescovo di Gniezno-Varsavia e primate di Polonia, titolo che conserverà fino al 2009. Due anni più tardi diventa cardinale. Durante i momenti più difficili della dittatura, in particolare quando il generale Jaruzelsky impone la legge marziale per reprimere il sindacato Solidarnosc, esorta i polacchi ad evitare le lotte fratricide. Il cardinale Glemp svolge così un delicato ruolo di mediatore con i rappresentanti del potere comunista, appoggiando nel 1989 la Tavola rotonda tra regime e opposizione democratica che segna la svolta democratica in Polonia, gestendo infine il ritorno della Chiesa polacca alla vita pubblica, con la firma del nuovo concordato fra Stato e Santa Sede nel 1993. 

Un uomo di grande saggezza che ha aiutato la Polonia a passare dalla dittatura alla democrazia senza spargimenti di sangue: così ricorda il cardinale Glemp, l’arcivescovo di Cracovia Stanislaw Dziwisz. Un opinione condivisa dall’arcivescovo di Przemyśl, Józef Michalik, attuale presidente della Conferenza Episcopale Polacca:

R. – Era un uomo molto stimato, di una sapienza pastorale, che aveva imparato a fianco del servo di Dio, cardinale Wyszyński. Un uomo di una fede profonda, un pastore disponibile, che dedicava la sua vita alla Chiesa. Era anche molto umile nei contatti con la gente. La collaborazione con lui era veramente un piacere. Era una lezione di modestia, nella ricerca di conclusioni soddisfacenti per tutti, che non era sempre facile. Era un uomo che irradiava pace. Provato dalla malattia, accettava pienamente la volontà del Signore ed era pieno di speranza.

D. – Del cardinale Glemp si ricorda in particolare la delicata mediazione nel passaggio in Polonia dalla dittatura comunista alla democrazia...

R. – Sì, si è trovato a dover entrare in una situazione molto delicata. Era un uomo di dialogo e pure un uomo di capacità, in grado di aiutare a trovare soluzioni positive. La sua apertura, quindi, si è mostrata anche in quel momento. 

Riascoltiamo la voce del cardinale Glemp. Intervistato dalla Radio Vaticana alla vigilia della visita di Benedetto XVI in Polonia, nel maggio del 2006, descriveva la realtà del suo Paese:

R. – Siamo consapevoli che nonostante la fede, la fede viva dei polacchi, ci sono anche delle debolezze, delle mancanze in campo sociale come in campo socio-morale. Questa è la nostra preoccupazione come cristiani. Non sempre diamo vere testimonianze di fede. Cresce per esempio la crisi della famiglia. Sicuramente il Santo Padre rafforzerà la nostra fede, dando una spinta all’apostolato. 

D. – Cosa attendono i giovani polacchi dal Papa?

R. – I giovani polacchi conoscono il Papa già da prima, quando era cardinale. In tantissimi hanno partecipato a Colonia, quando c’è stato l’incontro con la gioventù di tutto il mondo. Quindi, Benedetto XVI è ben conosciuto fra i nostri giovani, che lo amano. Lo attendono veramente con amicizia, sapendo che anche lui è amico dei giovani, perché segue la linea di Papa Giovanni Paolo II. Credo che i giovani siano veramente in prima linea per questo incontro con il Santo Padre, per esprimere la nostra fede e il nostro amore.

D. – Qual è il significato della visita del Santo Padre ad Auschwitz?

R. – Questo è un luogo dove la stessa umanità è stata messa alla prova. E’ un luogo dove è stato commesso un grande peccato. Quindi, il Santo Padre vuole stare con la sua preghiera in questi luoghi tanto significativi per il male che è stato compiuto.

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