domenica 6 gennaio 2013

Il Papa ai fedeli all'Angelus: Scusate il ritardo


Papa/ Angelus dopo messa Epifania in S.Pietro: Scusate il ritardo

"Messa per ordinazione di nuovi vescovi è durata un po' di più"

Città del Vaticano, 6 gen. (TMNews) 

"Scusate il ritardo". Così Papa Benedetto XVI si è rivolto ai fedeli riuniti in piazza San Pietro all'inizio dell'Angelus di Epifania. "Abbiamo celebrato la messa nella basilica di San Pietro per l'ordinazione di quattro nuovi vescovi ed è durata un po' di più", ha aggiunto il Papa.
Nell'omelia per la consacrazione episcopale dei quattro nuovi arcivescovi, il Papa ha sottolineato il nesso tra i re Magi, di cui oggi il calendario liturgico ricorda il pellegrinaggio per trovare Gesù bambino, e il ruolo dei vescovi, successori degli apostoli. 
"Gli uomini che allora partirono verso l'ignoto erano, in ogni caso, uomini dal cuore inquieto", ha deto Benedetto XVI. "Uomini spinti dalla ricerca inquieta di Dio e della salvezza del mondo. Uomini in attesa, che non si accontentavano del loro reddito assicurato e della loro posizione sociale forse considerevole. Erano alla ricerca della realtà più grande. Erano forse uomini dotti che avevano una grande conoscenza degli astri e probabilmente disponevano anche di una formazione filosofica. Ma non volevano soltanto sapere tante cose. Volevano sapere soprattutto la cosa essenziale. 
Volevano sapere come si possa riuscire ad essere persona umana. E per questo volevano sapere se Dio esista, dove e come Egli sia. Se Egli si curi di noi e come noi possiamo incontrarlo. Volevano non soltanto sapere. Volevano riconoscere la verità su di noi, e su Dio e il mondo. Il loro pellegrinaggio esteriore era espressione del loro essere interiormente in cammino, dell'interiore pellegrinaggio del loro cuore. Erano uomini che cercavano Dio e, in definitiva, erano in cammino verso di Lui. Erano ricercatori di Dio".
Anche il vescovo, per il Papa, "deve soprattutto essere un uomo il cui interesse è rivolto verso Dio, perché solo allora egli si interessa veramente anche degli uomini. Potremmo dirlo anche inversamente: un Vescovo dev'essere un uomo a cui gli uomini stanno a cuore, che è toccato dalle vicende degli uomini. Dev'essere un uomo per gli altri. Ma può esserlo veramente soltanto se è un uomo conquistato da Dio. Se per lui l'inquietudine verso Dio è diventata un'inquietudine per la sua creatura, l'uomo. Come i Magi d'Oriente, anche un Vescovo non dev'essere uno che esercita solamente il suo mestiere e non vuole altro. No, egli dev'essere preso dall'inquietudine di Dio per gli uomini". In questo senso, "il Vescovo dev'essere soprattutto un uomo di fede. Perché la fede non è altro che l'essere interiormente toccati da Dio, una condizione che ci conduce sulla via della vita".
"Chi vive e annuncia la fede della Chiesa, in molti punti non è conforme alle opinioni dominanti proprio anche nel nostro tempo", ha proseguito il Papa tratteggiando il compito del vescovo. "L'agnosticismo oggi largamente imperante ha i suoi dogmi ed è estremamente intollerante nei confronti di tutto ciò che lo mette in questione e mette in questione i suoi criteri. Perciò, il coraggio di contraddire gli orientamenti dominanti è oggi particolarmente pressante per un Vescovo. Egli dev'essere valoroso. E tale valore o fortezza non consiste nel colpire con violenza, nell'aggressività, ma nel lasciarsi colpire e nel tenere testa ai criteri delle opinioni dominanti. Il coraggio di restare fermamente con la verità - ha detto il Papa - è inevitabilmente richiesto a coloro che il Signore manda come agnelli in mezzo ai lupi".
In questo senso è interessante lo stemma del nuovo arcivescovo Georg Gaenswein è diviso in due parti: sulla sinistra, come ha illustrato il sito specialistico 'Korazym'. la riproduzione esatta dello stemma di Benedetto XVI - la conchiglia di Sant'Agostino, l'orso di San Corbiniano e il moro incoronato dello stemma dei vescovi di Frisinga, che per Ratzinger era espressione dell'universalità della Chiesa; sulla destra il drago in campo azzurro con la stella. Il campo azzurro con la stella di Betlemme è un chiaro riferimento mariano. Il drago è usato in araldica per rappresentare la fedeltà, la vigilanza e il valore militare. Ma in araldica ecclesiastica ricorda il drago contro cui combatté San Giorgio. Il drago sputa fuoco verso la 'casa' del Papa, ma viene trafitto da una lancia che proviene dalla stella di Betlemme. Il motto è 'Testimonium perhibere veritati', 'Rendere testimonianza alla verità'. "Tutto, insomma, lascia intendere che Gaenswein voglia dare al suo ministero episcopale l'impronta di Benedetto XVI", scrive il sito di informazione vaticana. "L'immagine che viene fuori dallo stemma e dal motto è quella di un collaboratore fedele, leale e vigile. Non solo: si pone come difensore di un Papa continuamente messo sotto attacco in questi ultimi anni".

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