La Francia in piazza a favore della famiglia naturale
da Parigi Patrice de Plunkett
Quasi un milione di francesi in strada a Parigi contro il disegno di legge sul matrimonio tra omosessuali: «Non avevo mai visto una manifestazione così grande» ha dichiarato il leader sindacalista Joseph Thouvenel.
Una marea si è riversata per le strade: una folla immensa — venuta da tutto il Paese con centinaia di autobus, decine di treni speciali e grazie al co-voiturage (cioè l’uso in comune di macchine private) — si è riunita per difendere la famiglia e la filiazione contro il disegno di legge voluto dal presidente François Hollande e depositato dal ministro della Giustizia, Christine Taubira.
La mobilitazione nelle diverse regioni del Paese era stata così consistente che la prefettura di polizia di Parigi aveva chiesto tre cortei separati, con partenza alle 13 da tre punti estremi della città per confluire nel vasto spazio del Champ-de-Mars, ai piedi della Tour Eiffel, dove l’intera area è stata sommersa dalla folla.
All’imbrunire, mentre si concludevano i discorsi sul palco del Champ-de-Mars, migliaia di manifestanti continuavano ad affluire in corteo sotto la pioggia, scandendo: «Sì, sì, sì, al matrimonio uomo-donna» oppure «Vogliamo posti di lavoro e non la legge Taubira».
Secondo Jérôme Fourquet, analista dell’istituto di sondaggi Ifop, si può parlare di successo per gli organizzatori di questa mobilitazione: successo per il numero di persone che vi hanno aderito, ma successo anche per la sua gestione.
La gigantesca manifestazione si è svolta infatti senza il minimo incidente, in un clima di pacifica allegria che ha colpito i media. «C’è una Francia che ha risposto “presente” a questo appello» ha constatato Fourquet: una Francia a immagine della diversità odierna, perché molti musulmani si sono uniti ai cristiani, agli ebrei e ai non credenti. Alcune moschee hanno addirittura noleggiato automobili per portare i fedeli alla manifestazione.
Forti di questo successo di massa, le associazioni organizzatrici hanno lanciato un appello al presidente della Repubblica: «Il popolo le chiede oggi di convocare degli stati generali per la famiglia, il matrimonio, la filiazione e i diritti del bambino e, con un gesto di riconciliazione nazionale, di ricevere all’Eliseo fin da domani coloro che i francesi invieranno pacificamente al vostro cospetto».
François Hollande ascolterà questo appello, tanto più significativo in quanto tra le associazioni organizzatrici di questa manifestazione figura anche il movimento dei Poissons roses (“Pesci rosa”), nuova corrente di ispirazione cristiana del Partito socialista? Il suo capofila, Philippe de Roux, intervenendo al Champ-de-Mars, ha lanciato a sua volta un appello a François Hollande: «Noi abbiamo scelto oggi d’intervenire pubblicamente, assumendo la nostra duplice identità di credenti, pienamente impegnati a sinistra, ma preoccupati per i grandi punti di riferimento antropologici ed etici tuttora necessari per l’equilibrio di ogni società moderna. Esortiamo solennemente il Governo a un maggior discernimento e una maggiore prudenza. Oggi, con volontà di pacificazione e di responsabilità, lo invitiamo a ritirare il disegno di legge attuale sul matrimonio per tutti, a istituire degli stati generali per la famiglia e a rispondere al pressante appello dei francesi riguardo alla gestione della crisi economica e finanziaria, alla riduzione delle disuguaglianze e alla lotta per i posti di lavoro».
Subito dopo la manifestazione, gli osservatori sembravano tuttavia pensare che il presidente della Repubblica non avrebbe ricevuto gli organizzatori della manifestazione.
«Se per caso François Hollande facesse marcia indietro su questo disegno di legge, sarebbe un grande danno in termini d’immagine e di legittimità tra il suo elettorato» ha affermato un politologo. Ma è proprio così? Di fronte all’unanimità della posizione assunta dalla direzione del Partito socialista, una parte dell’opinione pubblica di sinistra — compresi alcuni deputati socialisti — mostra un certo imbarazzo. Anzi è ostile al disegno di legge. Così l’ex comunista Patrice Carvalho, membro del fronte di sinistra e deputato dell’Oise, ha dichiarato: «Voterò contro. Il matrimonio è tra un uomo e una donna che possono concepire un figlio. La natura non è fatta in modo diverso. Tale dossier non costituisce la priorità dei francesi in questo momento, è fumo negli occhi».
Comunque sia, il successo di massa della manifestazione del 13 gennaio preannuncia cambiamenti sulla scena pubblica francese. Questa mobilitazione popolare si concretizzerà in un movimento per l’«ecologia umana» annunciato domenica sera da Tugdual Derville, animatore dell’associazione Alliance Vita.
Iniziativa ancora più innovatrice in quanto una parte degli ambienti ecologisti francesi la settimana scorsa ha preso posizione contro il disegno di legge sul matrimonio omosessuale: in particolare attraverso Thierry Jaccaud, redattore capo della rivista «L’Ecologiste».
D’altro canto è stato proprio Benedetto xvi ad avere parlato di ecologia umana, per esempio durante il memorabile discorso tenuto a Berlino il 22 settembre 2011 davanti al Bundestag quando disse che «esiste anche un’ecologia dell’uomo».
Quanto alla Chiesa in Francia, che ha incoraggiato e sostenuto la mobilitazione, i media hanno rilevato in essa una sorprendente capacità di mobilitazione: «Il suo discorso e la sua azione propongono un insieme di punti di riferimento su cui riflettere» ha sottolineato “Le Monde” del 12 gennaio. E la conferma è venuta già all’indomani, prendendo la forma di una grande manifestazione.
(©L'Osservatore Romano 14-15 gennaio 2013)
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