martedì 15 gennaio 2013

La mancanza di fede è il grande male del nostro tempo (Re)


L'inizio del giubileo eucaristico della diocesi di Orvieto-Todi

La mancanza di fede è il grande male del nostro tempo

di Giovanni Battista Re

Vibra nell'animo di ciascuno di noi la memoria di una data lontana nel tempo settecentocinquant'anni, quando a Bolsena, nel 1263, ebbe luogo uno dei più celebri miracoli eucaristici e quando nell'anno successivo, qui a Orvieto, Papa Urbano iv, con la promulgazione della bolla Transiturus, ha istituito per la Chiesa universale la festa del Corpus Domini, che da tre anni si celebrava a Liegi, in Belgio, dando così estensione nell'intera Chiesa al culto pubblico e solenne dell'eucaristia. 
Per ricordare il 750° anniversario di questi due eventi, Benedetto XVI ha concesso che si celebri un giubileo eucaristico di due anni, durante i quali non soltanto i fedeli della diocesi di Orvieto-Todi ma anche i pellegrini che qui converranno da tante parti e attraverseranno la porta santa di questa basilica o di quella di Bolsena potranno beneficiare, alle consuete condizioni, dell'indulgenza plenaria giubilare. Questa basilica cattedrale, grande monumento di fede e di arte, splendida nelle sue linee architettoniche e famosa per la sua facciata, è nota nel mondo intero perché custodisce il corporale del miracolo avvenuto a Bolsena e portato il giorno dopo al Papa, che qui soggiornava insieme con la corte pontificia.
L'apertura della «porta del giubileo» qui a Orvieto questa sera, come già il 6 gennaio a Bolsena, è ricca di significato e ci invita a vivere questo periodo giubilare, aprendo le menti e i cuori al grande mistero dell'eucaristia. Siamo chiamati a celebrare con fede l'incomparabile dono della presenza di Cristo sotto i veli del pane e del vino. L'eucaristia è Cristo che si dona a noi e che ci consente di entrare in comunione con lui. Mediante il sacramento dell'eucaristia Dio è sempre con noi: abita in mezzo a noi. La fede ci assicura che Cristo, mediante i segni del pane e del vino, è realmente con noi in corpo, sangue, anima e divinità. Questa non è un'affermazione vuota, non è suggestione, non è fantasia: è realtà. Sì, una realtà misteriosa, cioè di ordine diverso da quello della conoscenza derivata dall'esperienza dei sensi, ma è realtà garantita dalla parola di Dio. È una realtà che è raggiungibile soltanto mediante la fede.
Comprendiamo lo stato d'animo del sacerdote Pietro (conosciamo di lui soltanto il nome e non il cognome) proveniente da oltralpe, forse da Praga, che nel 1263 (settecentocinquant'anni fa), percorrendo la via Cassia giunge a Bolsena, tormentato nello spirito per i dubbi e le incertezze che nutriva nel credere nella reale presenza di Cristo sotto le specie consacrate. Aveva intrapreso il lungo e disagevole viaggio per cercare nel pellegrinaggio a Roma una risposta ai suoi tormentosi dubbi. Giunto a Bolsena, il mattino seguente celebrò la messa al piccolo altare sopra la tomba della martire santa Cristina. Dopo aver pronunciato le parole della consacrazione, mentre teneva ancora in mano l'ostia, si accorse che questa era diventata rossa e incominciò a stillare gocce di sangue, bagnando il corporale. Confusione e stupore in lui; grande meraviglia e sorpresa nei presenti. Ripresosi dallo sbigottimento, questo sacerdote d'oltralpe, accompagnato dai canonici della chiesa di Santa Cristina e da alcuni dei testimoni del prodigio, venne qui a Orvieto per riferire al Papa Urbano del miracolo. Da allora Orvieto con fierezza e premura conserva il corporale del miracolo e Bolsena la memoria e il culto del fatto prodigioso, avvenuto nella chiesa della sua martire Cristina, che Paolo VI elevò a basilica.
L'eucaristia è mistero di fede. È il mistero più ineffabile della fede cristiana ed è memoriale della passione e morte di Cristo per la nostra redenzione. In pari tempo l'eucaristia è dono e segno di amore. La Chiesa ha sempre considerato l'eucaristia come il dono più prezioso di cui è stata arricchita. Il mistero eucaristico è la massima espressione del dono che Cristo fa a noi di se stesso e della sua opera di salvezza. Parlando dell'eucaristia, il concilio Vaticano II afferma che essa è «il centro e il vertice dell'azione della Chiesa» (Ad gentes, 9), «la fonte e il culmine di tutta la vita cristiana» (Lumen gentium, 11). Usando i termini fonte e culmine, centro e vertice, il concilio ha voluto dire che, nella vita e nella missione della Chiesa, tutto viene dall'eucaristia e tutto porta all'eucaristia. La Chiesa vive dell'eucaristia. L'eucaristia è il cuore della vita della Chiesa e della vita cristiana, e la sorgente da cui promana la sua forza.
Questo primo anno del vostro giubileo si intreccia felicemente con l'Anno della fede, indetto da Benedetto XVI. Le due iniziative si rafforzano a vicenda. L'eucaristia è un punto nodale della nostra fede. L'avere o non avere fede non è qualche cosa di marginale o di irrilevante nell'esistenza umana, ma è questione essenziale in ordine alla salvezza eterna, e altresì per una vita umana serena su questa terra. Il male più grande che ci possa capitare è la perdita della fede per le gravi conseguenze che la mancanza di questo fondamentale valore porta con sé. La fede rappresenta una priorità assoluta nella vita cristiana. Nella società secolarizzata di oggi, purtroppo, la fede in Dio è esposta a forti venti contrari e tende ad affievolirsi come una fiamma che non è alimentata. Papa Benedetto XVI ha parlato più volte della drammaticità della situazione della fede nel nostro tempo. Correnti di pensiero e stili di vita vanno in senso opposto alla concezione cristiana della vita e della società, modificando pian piano mentalità, sensibilità e costumi, e mettendo a dura prova la fede, i cui contenuti da molti non sono più conosciuti. Col venir meno della luce che viene da Dio, l'umanità rimane senza orientamento.
Nella società che ci circonda preoccupano varie crisi: è vivamente sentita la crisi economica e finanziaria che da più di quattro anni pesa sulle famiglie, con conseguenze serie; preoccupante è anche la crisi morale che tutti avvertiamo; la crisi sociale con tanti problemi. Ma al fondo di queste crisi ce ne sta un'altra, che è la radice di tutte: la crisi della fede in Dio. Questo è il vero problema del nostro tempo: la mancanza di fede. E il peggio è che questa mancanza di fede in Dio non è avvertita come una mancanza. L'iniziativa del Papa concernente l'Anno della fede è pertanto particolarmente felice, perché viene incontro alla più grave esigenza e necessità del nostro tempo e perché offre una risposta alla sfida della secolarizzazione. Per le nostre comunità di antica tradizione cristiana, l'Anno della fede vuole essere un caloroso invito e un forte richiamo innanzi tutto a irrobustire e rivitalizzare la propria fede. L'Anno della fede è uno squillo di tromba che vuole risvegliarci a vivere la fede in modo nuovo, facendola diventare veramente la forza trasformante della nostra vita. Viviamo in un'epoca in cui l'attrattiva delle cose terrene, potenziate dal moderno progresso, si è fatta quanto mai suggestiva. La corsa al benessere e all'avere impegna l'interesse e l'attenzione degli uomini e delle donne di oggi, assorbendo tutti i loro pensieri e rendendo più difficile dedicare tempo ai valori spirituali. Il grande pericolo è di costruire la nostra vita su questa terra come se Dio non esistesse. Ma senza Dio -- come il Papa ha detto a Loreto qualche mese fa -- «l'uomo finisce per fare prevalere il proprio egoismo sulla solidarietà e sull'amore, le cose materiali sui valori, l'avere sull'essere. Bisogna ritornare a Dio, perché l'uomo ritorni ad essere uomo». Il benessere e il progresso possono a volte perfino darci l'impressione che non ci sia bisogno di cercare qualche cosa che supera la scena che abbiamo davanti ai nostri occhi, guardando dai tetti in giù. Ma il moderno progresso e il mondo del lavoro e della creatività, per conservarsi umani, hanno bisogno di quella luce e di quella forza che vengono da Dio: hanno bisogno della luce della fede.
Questo giubileo eucaristico, che tocca da vicino e in profondità la vostra diocesi di Orvieto-Todi, e l'Anno della fede che ci riguarda tutti come appartenenti alla Chiesa cattolica, aiutino ad alimentare la fede con la preghiera, con la frequenza ai sacramenti, con l'ascolto o la lettura della parola di Dio, con la fedele partecipazione alla messa domenicale. Siano di luce e di sostegno nel testimoniare la fede con credibilità e spronino a trasmetterla alle nuove generazioni come il patrimonio più prezioso, senza del quale il futuro non sarà migliore.

(©L'Osservatore Romano 14-15 gennaio 2013)


L'apertura della porta santa

Domenica 13 gennaio il cardinale prefetto emerito della Congregazione per i vescovi ha aperto la porta santa della basilica cattedrale di Orvieto dando ufficialmente il via, nella città umbra, al giubileo eucaristico straordinario concesso da Benedetto XVI alla diocesi di Orvieto-Todi nella ricorrenza del settecentocinquantesimo anniversario, nel 2013, del miracolo eucaristico di Bolsena, e, nel 2014, della bolla Transiturus de hoc mundo, con la quale Urbano iv istituì la solennità del Corpus Domini. Pubblichiamo ampi stralci dell'omelia pronunciata dal porporato.


(©L'Osservatore Romano 14-15 gennaio 2013)

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