sabato 12 gennaio 2013

Mons. Paglia: famiglia, bene dell'umanità. Francesi in piazza contro il "matrimonio per tutti"

Mons. Paglia: famiglia, bene dell'umanità. Francesi in piazza contro il "matrimonio per tutti"

Domani si svolgerà a Parigi una grande manifestazione in difesa della famiglia e contro il progetto di legge del presidente socialista Hollande che vuole introdurre le nozze gay con diritto all’adozione, il cosiddetto “matrimonio per tutti”. L’appuntamento supera steccati ideologici e confessionali: alla marcia parteciperanno, infatti, cattolici, esponenti di altre fedi religiose e del mondo laico. Ascoltiamo il commento di mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, al microfono di Sergio Centofanti: 

R. – Mi pare molto intelligente, innanzitutto, l’atteggiamento dell’Episcopato francese, e cioè far comprendere che il matrimonio e la famiglia non sono la realtà di qualcuno: è la realtà dell’umanità. In questo senso, che la Chiesa promuova assieme a tanti altri - ma senza che i vescovi siano loro in prima persona i promotori dell’evento - mi pare molto saggio; ed è anche il motivo per cui la Chiesa deve interessarsene: perché – appunto – non è una questione di un gruppo, ma è patrimonio dell’umanità intera! E fiaccare o inficiare la robustezza del matrimonio e della famiglia, è assolutamente cruciale per il futuro dell’umanità.

D. – Oggi alcune correnti sembrano volere far prevalere sempre di più il desiderio egoistico degli adulti – cioè, dei più forti – rispetto ai sacrosanti diritti del bambino - cioè dei più deboli - ad avere, come è naturale, un papà e una mamma …

R. – Esatto. E anche qui il problema è che noi viviamo in un mondo in cui sta prevalendo l’io che vuole imporre tutti i suoi diritti, al di là di qualsiasi regola. Ora, ad esempio l’adozione dei bambini da parte degli omosessuali, porta il bambino ad essere una sorta di merce, cioè: come ho diritto a questo, ho diritto anche a quell’altro. In realtà, il bambino deve nascere e crescere all’interno di quella che – da che mondo è mondo – è la via ordinaria, cioè con un padre e una madre. Il bambino deve crescere in questo contesto. Ora, purtroppo, accade in effetti che a volte ci siano situazioni drammatiche, ma attenzione: la patologia è una cosa, e inficiare questo principio è pericolosissimo, per il bambino anzitutto, ma per l’intera società. Faccio un solo esempio: che un padre e una figlia debbano volersi bene, è ovvio, e questo amore deve crescere. Ma non posso pretendere che questo amore diventi amore coniugale, perché altrimenti squilibriamo tutto e andremmo nella Babele delle parole che è la spiaggia del baratro per la stessa società.

D. – C’è oggi una ideologia che cerca di promuovere sempre di più anche un linguaggio neutro. Si parla, ad esempio, di genitore A e di genitore B …

R. – Esatto! Io credo che davvero qui, purtroppo, rischiamo solo il ridicolo, ma è amara la condizione di quello che sta accadendo. Anche perché anzitutto mi chiedo perché uno sia A e l’altro B, e non viceversa, se proprio si vuole obbedire al discorso dell’uguaglianza. Ma, attenzione: negare la diversità porta a dire che alla fine uno è uguale solo a sé stesso, anzi: non è neppure uguale al suo clone, perché c’è una differenza. L’uguaglianza è una cosa, il rispetto della diversità è altro perché proprio per avere un’uguaglianza robusta è necessario rispettare le diversità. Che tristezza sarebbe un mondo tutto grigio! Grazie a Dio, c’è l’arcobaleno che ha, appunto, una serie di colori che fanno la luce. L’uguaglianza senza diversità è la tristezza del grigio e purtroppo la miopia dell’intelligenza sta portando a questa incredibile deriva che, quando dovesse arrivare, sarebbe drammatica perché sarebbe troppo tardi poi per porvi riparo. In questo senso, la teoria del gender che appunto vuole dire che le differenze – lo diceva il Papa nel saluto alla Curia – sono solo frutto della cultura, è veramente non saper leggere la realtà nella quale viviamo. Che l’uomo possa ovviamente aiutarsi e promuovere la cultura, è un conto; ma a scapito della natura? Perché allora – mi chiedo – siamo tanto solerti nel combattere le manipolazioni nella natura, a proposito di ecologia e di ambiente, e siamo invece così poco attenti alle manipolazioni all’interno dell’antropologia? Non è che questo è invece un piegarsi all’individualismo absolutus, appunto, alla crescita di un ‘io’ senza più nessun legame? E questo è, purtroppo, a mio avviso il rischio che stiamo correndo.

D. – Dopo il “matrimonio per tutti” si potrebbero aprire anche altri scenari come la poliandria o la poligamia…

R. – Appunto! Diventa possibile tutto. Se il metro è l’‘io’ e la soddisfazione di tutti i suoi desideri, è chiaro che può accadere di tutto: appunto, la distruzione della civiltà. E questo è il nodo nel quale noi oggi ci troviamo. In effetti, gli ultimi “no” che ancora un po’ resistono sono quelli alla poligamia e all’incesto: ma resistono ancora per quanto? E li stiamo già intaccando per una dittatura dell’‘io’ che certamente come prima conseguenza ha la distruzione della famiglia e poi della città, della società e del concerto delle nazioni. Ecco perché la Chiesa, conoscendo – lei, esperta in umanità – la forza anche sociale e antropologica della famiglia, la difende in ogni modo: perché ama l’uomo, ama la donna, ama tutti, e non vuole che venga distrutta la culla dove nasce e si irrobustisce la stessa società.

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4 commenti:

Andrea ha detto...

Molti cattolici francesi hanno votato Hollande e adesso sono sconvolti di fronte all'introduzione del "matrimonio" omo (fonte: Introvigne).

L'introduzione di tale "matrimonio" era scritta in piena evidenza nel programma di Hollande

Anonimo ha detto...

magari nel programma di hollande c'erano altre cose molto più interessanti. se si vive in uno stato laico bisogna fare anche conti laici. ci sono stati non laici nel mondo, dove gli omo non possono sposarsi, ma nessuno di voi vorrebbe viverci in quegli stati.

Anonimo ha detto...

A sentire i commenti politici, laici per lo più,perchè la Francia non può certo definirsi confessionale,il programma politico di Hollande non brillava per iniziative pratiche atte a fare uscire il paese dalla morsa della recessione e dal debito pubblico molto elevato anche lì;poi se si ritengono più importanti i diritti di minoranze,rispettalbilissime,ma in democrazia vince la maggioranza e va rispettata,non è questione di'laicità'è questione di buon senso e non si può prescindere dalla volontà popolare,si faccia un referendum,poi si vedrà;i paesi che lei nomina non ce l'hanno solo con i gay,ma con la libertà di scegliere: democrazia o dittatura non importa di quale colore.

Anonimo ha detto...

il matrimonio gay era nel programma di hollande, tale programma è stato votato dalla maggioranza dei francesi,
quindi hollande ha il dovere di andare avanti.