lunedì 7 gennaio 2013

Nell’udienza al corpo diplomatico Benedetto XVI denuncia come minacce alla pace sociale la marginalizzazione, l’intolleranza e la violenza contro persone, simboli e istituzioni religiose


Nell’udienza al corpo diplomatico Benedetto XVI denuncia come minacce alla pace sociale la marginalizzazione, l’intolleranza e la violenza contro persone, simboli e istituzioni religiose

I muri portanti di una società libera

Il Pontefice augura che uno spirito di tenacia e di impegno condiviso animi la Nazione italiana in questo momento particolare della sua storia

È un forte richiamo alla «grave responsabilità di operare per la pace» che incombe anzitutto sulle «autorità civili e politiche» il nucleo centrale del discorso rivolto questa mattina, lunedì 7 gennaio, da Benedetto XVI ai membri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede nel tradizionale incontro d’inizio d’anno, svoltosi nella Sala Regia del Palazzo apostolico. La crisi che sconvolge l’umanità dipende in gran parte dalla mancanza di quella pace sociale che, nell’ottica cristiana, è «un’intima connessione tra la glorificazione di Dio e la pace degli uomini sulla terra». Tanto che è proprio «l’oblio di Dio» a generare violenza. «Senza un’apertura al trascendente — ribadisce il Pontefice — l’uomo cade facile preda del relativismo e gli riesce poi difficile agire secondo giustizia e impegnarsi per la pace».
Il Papa non esita a definire minacce per questa  «pace sociale» gli «attentati alla libertà religiosa» che si esprimono in tante forme diverse: dalle marginalizzazioni della religione nella vita sociale, all’intolleranza, sino alla violenza «nei confronti di persone, di simboli identitari e di istituzioni religiose». E significativamente Benedetto XVI aggiunge all’elenco la negazione del diritto alla obiezione di coscienza. In pericolo dunque, avverte il Pontefice, ci sono «i “muri portanti” di ogni società che voglia essere libera e democratica».
A preoccupare il Papa è soprattutto il perpetuarsi delle conseguenze  di quel «pernicioso fanatismo di matrice religiosa che anche nel 2012 ha mietuto vittime in alcuni Paesi qui rappresentati», ha detto rivolgendosi agli ambasciatori. Agire come se Dio non esistesse o addirittura ignorandone  il vero volto significa falsificare la religione stessa la quale, invece, «mira a riconciliare l’uomo con Dio».
Il Pontefice elenca poi tutte le questioni più dolorose che scuotono il mondo d’oggi: dalla situazione della Siria a quella della Terra Santa e dell’Africa, dell’Europa.  E significativamente conclude il suo discorso sottolineando la necessità di leggi che tutelino la vita in tutte le sue forme, così come i più elementari diritti umani; di recuperare il senso del lavoro umano e di mettere un freno all’assolutizzazione del profitto e agli egoismi di interessi particolari. E chiede che, anziché provare sgomento per l’indice differenziale tra i tassi finanziari, ci si preoccupi delle crescenti differenze tra i pochi «sempre più ricchi» e i molti «irrimediabilmente più poveri».
A tre dei temi di maggiore attualità toccati nel discorso — la violenza in Siria, le sofferenze della Nigeria e la tutela del diritto all’obiezione di coscienza — il Papa ha dedicato gli ultimi tweet lanciati questa mattina al termine dell’udienza.

(©L'Osservatore Romano 7-8 gennaio 2013)

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