venerdì 4 gennaio 2013

Pos bloccati, per risolvere la situazione esponenti d'Oltretevere hanno intenzione di chiedere un incontro con i dirigenti della Banca d'Italia la prossima settimana (Calabrò)


Lo stop di Bankitalia

Carte di credito in Vaticano 
Rischio blocco per altri 4 anni

Maria Antonietta Calabrò

ROMA — Il blocco dei bancomat e delle carte di credito in Vaticano è destinato a continuare. Per risolvere la situazione — che crea disagi in particolare all'interno dei Musei Vaticani — esponenti d'Oltretevere hanno intenzione di chiedere un incontro con i dirigenti della Banca d'Italia la prossima settimana. Il «problema» è nato infatti nel corso di un'ispezione svolta tra il 2009 e il 2010 dalla Vigilanza di Bankitalia presso Deutsche Bank Italia (provider dei Pos all'interno del Vaticano, aperti senza autorizzazione). A seguito delle contestazioni, quest'estate Deutsche Bank ha inoltrato la richiesta a via Nazionale, ma essa è stata rifiutata all'inizio di dicembre. «Bankitalia non ha potuto darla perché il Vaticano, oltre a non rispettare la normativa in materia di antiriciclaggio, non aveva i presupposti giuridici, cioè mancavano una legislazione bancaria e finanziaria e un sistema di vigilanza prudenziale», spiega una fonte vicina a Bankitalia, sottolineando che la questione dell'antiriciclaggio è solo una parte del problema. L'Italia comunque è l'unico Paese che tratta il Vaticano come «non equivalente» in materia di antiriciclaggio. Questa «definizione» è data dall'esclusione della Santa Sede dalla lista (definita impropriamente white list) dei «paesi» e «territori» extracomunitari considerati invece equivalenti (dagli Stati Uniti ad Aruba) ed elencati nel decreto del Tesoro del 5 ottobre 2011, n. 232. Una situazione che potrebbe prolungarsi per anni, forse addirittura quattro. Infatti, nonostante il Vaticano e la Santa Sede abbiano superato il primo «esame» del Comitato Moneyval del Consiglio d'Europa, nel luglio 2012, (un report in progress è previsto per l'estate prossima), potranno aspirare a cambiare «rating» (cioè valutazione) in quanto Paese solo dopo il superamento del quinto round.

© Copyright Corriere della sera, 4 gennaio 2013

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