mercoledì 23 gennaio 2013

Un convegno sul Vaticano II e la riforma del Codex iuris canonici del 1983 (Guidi)

Un convegno sul Vaticano II e la riforma del Codex iuris canonici del 1983

L'ultimo dei documenti conciliari


di Silvia Guidi


«Gli iscritti sono già quattrocento, un sintomo del rinnovato interesse, in questi anni, per il diritto canonico» ha detto Alfonso Cauteruccio, membro del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, fornendo qualche dato quantitativo sulla giornata di studio «Il Codice: una riforma voluta e richiesta dal Concilio», che si terrà nella Sala San Pio X a Roma il 25 gennaio prossimo, in occasione del XXX anniversario della promulgazione del Codex iuris canonici.

Il convegno è stato presentato martedì 22 gennaio nella Sala Stampa della Santa Sede dal cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, dal vescovo Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru, segretario dello stesso dicastero, e da monsignor Giuseppe Antonio Scotti, presidente della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger - Benedetto XVI, che patrocina l'iniziativa, dedicata a quello che spesso viene definito «l'ultimo dei documenti conciliari».
«Il motivo dello stretto collegamento, già rilevato e sottolineato da Giovanni Paolo II nella costituzione apostolica Sacrae disciplinae leges -- ha spiegato il cardinale Coccopalmerio -- è che il Codice del 1983 è in qualche modo il completamento del Vaticano II. Completamento in un duplice senso: il Codice, da una parte, recepisce il concilio nel riproporre solennemente le istituzioni fondamentali e le innovazioni principali e, dall'altra, stabilisce norme positive per dare attuazione al concilio stesso».
«Non c'è espressione teologica o pastorale -- ha aggiunto monsignor Arrieta, spiegando il titolo del convegno con le parole di Giovanni Paolo II -- che non trovi una qualche traduzione in linguaggio canonico, che non abbia, in definitiva, una qualche, pur minima, rilevanza giuridica che tenga conto del loro significato nel contesto storico della società fondata da Cristo. Questa stretta corrispondenza tra l'elemento teologico e quello canonico, purtroppo, non è stata ancora compresa appieno nella Chiesa. In non pochi permane ancora l'idea della disciplina canonica proposta in epoca anteriore al concilio o nell'immediato post-concilio: un'idea spesso staccata dalla realtà teologica e in prevalenza formalistica. Una concezione errata, che contrappone la pastorale al diritto, la carità alla giustizia».
L'immagine usata per il depliant del convegno, ha aggiunto monsignor Scotti, già fa capire perché è stata coinvolta la Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger - Benedetto XVI: il cardinale Ratzinger, infatti, ha accompagnato nelle scelte decisive della vita della Chiesa il lungo e generoso servizio petrino del beato Papa Giovanni Paolo II. E il Codex iuris canonici è una di queste scelte decisive perché è una realtà che va a toccare la vita della Chiesa. «Che cos'è la Chiesa?» non è una domanda oziosa, visto che oggi è percepita dal mondo politico e culturale e dall'opinione pubblica come qualcosa che assomiglia a un'istituzione o a una organizzazione che potrebbe essere paragonata a una Ong. E questa percezione -- ha continuato Scotti -- non è solo quella che i media veicolano, ma a volte è anche ciò che i credenti stessi vorrebbero risaltasse. La giornata di lavoro, il prossimo 25 gennaio, sarà conclusa dai vespri solenni presieduti dal Papa nella basilica di San Paolo fuori le Mura; parteciperanno al convegno, tra gli altri, il cardinale Velasio De Paolis, il cardinale Kurt Koch e il presidente della Fondazione Giovanni Paolo II, il cardinale Stanisław Ryłko.

(©L'Osservatore Romano 23 gennaio 2013)

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