AFFRESCHI DI CHIESA
Il filo che unisce
La porta stretta e la porta degli umili: due immagini inscindibili
Paolo Bustaffa
“Vorrei che le zingarelle che vivono in questo territorio potessero avere almeno la licenza di terza media, sarebbe per loro un riconoscimento importante e utile. Per la comunità parrocchiale una testimonianza di condivisione della loro dignità. Farò dei corsi apposta per loro”. Mons. Luigi Filippucci, parroco di sant’Eraclio in diocesi di Foligno, ideatore dell’iniziativa “Cittadini del mondo” che da anni coinvolge le scuole medie superiori della città, mi parla di questo suo “sogno”.
Sul tema “bene comune e impegno politico” ho appena concluso gli incontri con diverse scolaresche, coinvolte in questo singolare progetto culturale: un tuffo tra i giovani che risponde alla fondamentale regola giornalistica del “consumare le suole delle scarpe” sulle strade della città per incontrare volti e pensieri.
Oggi a queste si affiancano le autostrade informatiche dove si corre consumando i polpastrelli della dita e anche un po’ gli occhi per incontrare un’umanità, fatta soprattutto di giovani, in ricerca, a volte confusa e frettolosa, di significati e valori. Strade non separate e sempre maestre di vita.
Le zingarelle, i ragazzi nativi digitali chiamati a essere cittadini del mondo mentre crescono sul territorio, il “sogno” di un parroco: immagini di un’umiltà quotidiana che ho nella mente mentre percorro la strada innevata del ritorno.
Giovedì 24 gennaio, a Roma, la presentazione del libro “La porta stretta” del card. Angelo Bagnasco: vi è raccolto il suo magistero che, nelle prolusioni alle Assemblee e ai Consigli permanenti della Cei, ha attraversato, dal 2007 al 2012, un complesso paesaggio culturale, sociale e politico. Nel tempo delle crisi ha indicato i sentieri della responsabilità, della lungimiranza e della speranza. Sono letture della realtà e riflessioni pensate con l’intelligenza del cuore guardando al bene della Chiesa e al bene del Paese. Sono indicazioni di percorso offerte da chi vive un’alta responsabilità di sintesi con sapienza e umiltà.
Porto con me queste due immagini così apparentemente distanti e così realmente vicine mentre guido con la massima attenzione per non scivolare sulla neve.
C’è un filo rosso che le lega e dice di un pensare e di un agire che si fondono in un invito a far cadere ogni barriera interiore per aprirsi all’Altro e, quindi, agli altri. Un parroco e un cardinale non sono affatto distanti nel servizio alla verità, al bene, alla felicità. Così le zingarelle, nella fatica di crescere, non sono distanti dai ragazzi delle scuole e il territorio, nell’essere un tessuto di relazioni, non è distante dal digitale.
Presenze diverse che non sfuggono a una Chiesa che guarda il mondo con gli occhi di Dio e che ogni giorno rinnova il suo impegno a stare nel mondo con la tenerezza operosa di Dio.
Una Chiesa in cui le prolusioni di un cardinale e le parole di un parroco si danno appuntamento e s’incontrano nell’indicare la strada della perfetta letizia.
Così, allora, si può accostare “La porta stretta” del card. Angelo Bagnasco a “La porta degli umili” di Lèon Bloy, il pellegrino dell’Assoluto che ha camminato come se tutto dipendesse da lui e, nello stesso tempo, come se nulla dipendesse da lui. L’umiltà è la postura interiore per varcare in entrata la porta stretta e abitare il luogo della contemplazione. Ed è ancora l’umiltà la postura interiore per varcare in uscita quella stessa porta e annunciare al mondo, con le parole di sempre e con i linguaggi di oggi, che Dio è vicino.
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