venerdì 11 gennaio 2013

Il Papa e lo spread «sociale» (Gagliarducci)


Il Papa e lo spread «sociale»

Andrea Gagliarducci

C'è uno spread che non è quello finanziario di cui si occupano le cronache. Benedetto XVI, nel suo discorso di inizio anno agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, lo ha chiamato «spread del benessere sociale». Ovvero, la forbice tra poveri e ricchi che si allarga sempre di più. Una forbice cui non ci si deve «rassegnare».
Il discorso di inizio anno al corpo diplomatico è l'occasione, per Benedetto XVI, di fare il punto sulla situazione internazionale. Guida del discorso è generalmente il Messaggio per la Giornata mondiale per la pace, che quest'anno era sul tema "Beati gli operatori di pace", mentre lo scorso anno era "Educare i giovani alla giustizia e alla pace". Due temi che il Papa cita nel suo discorso, sostenendo che servono istituzioni che operino per la pace, e servono istituzioni che promuovano una educazione alla giustizia e alla pace.
La giustizia riguarda anche quello "spread del benessere sociale" di cui ha parlato Benedetto XVI. Già Paolo VI, nella sua enciclica sociale Populorum Progressio, aveva sottolineato che «il nuovo nome della pace è sviluppo», un tema che è poi stato una costante di tutto il magistero sociale della Chiesa. Questo Papa ne ha parlato in particolare nell'enciclica Caritas in veritate. Agli ambasciatori (che rappresentano 179 Stati: la Santa Sede è seconda solo agli Stati Uniti per la quantità di relazioni diplomatiche aperte nel mondo), Benedetto XVI ha espresso la sua preoccupazione per «le crescenti differenze fra pochi, sempre più ricchi, e molti, irrimediabilmente più poveri».
Da dove viene la crisi finanziaria? «Si è sviluppata - dice il Papa - perché troppo spesso è stato assolutizzato il profitto, a scapito del lavoro, e ci si è avventurati senza freni sulle strade dell'economia finanziaria, piuttosto che di quella reale». Bisogna quindi «educare a resistere alle tentazioni degli interessi particolari e a breve termine, per orientarsi piuttosto in direzione del bene comune», dedicandosi alla formazione dei leader di domani. «Da soli alcuni Paesi - afferma Benedetto XVI - andranno forse più veloci, ma, insieme, tutti andranno certamente più lontano! ».
L'incontro di inizio anno con gli ambasciatori è anche l'occasione di fare una panoramica sulle "zone calde" del mondo. Il Papa guarda alla Siria, «dilaniata da continui massacri», e rinnova l'appello al cessate il fuoco e al dialogo perché se perdura il conflitto «non vedrà vincitori, ma solo sconfitti»; chiede a israeliani e palestinesi di impegnarsi per «una pacifica convivenza nell'ambito di due Stati sovrani, dove il rispetto della giustizia e delle legittime aspirazioni dei due popoli sia tutelato e garantito», e chiede che Gerusalemme diventi «città della pace e non della divisione»; cita la popolazione irachena, assicura vicinanza agli egiziani, pone il Libano (dove è stato in visita a settembre 2012) come esempio di una pacifica convivenza tra le religioni, incoraggia gli sforzi per la pace nell'Africa sub-sahariana, in particolare nel Congo dove «le violenze si sono riacutizzate»; parla della Nigeria e degli attacchi terroristici contro i cristiani, «quasi che l'odio volesse trasformare dei templi di preghiera e di pace in altrettanti centri di paura e di divisioni».
Dalla religione può scaturire la violenza? Al contrario - sostiene il Papa - «è proprio l'oblio di Dio, e non la sua glorificazione, a generare la violenza. Infatti quando si cessa di riferirsi ad una verità oggettiva e trascendente, come si può realizzare un autentico dialogo? ».
Per il Papa, Dio è il grande artefice della pace e la pace senza la carità, l'amore è solo vuoto suono di parole.
E la pace passa per la tutela dei diritti fondamentali dell'uomo, a partire dal rispetto per la vita umana. Il Papa constata «con tristezza che, in diversi Paesi, anche di tradizione cristiana, si è lavorato per introdurre o ampliare legislazioni che depenalizzano o liberalizzano l'aborto». Prosegue il Papa: «Purtroppo, soprattutto nell'Occidente, vi sono numerosi equivoci sul significato dei diritti umani», che «non di rado sono confusi con esacerbate manifestazioni di autonomia della persona, che diventa autoreferenziale» e «ripiegata su se stessa nel tentativo di soddisfare i propri bisogni».

© Copyright La Sicilia, 8 gennaio 2013

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