lunedì 14 gennaio 2013

Mons. Müller: la grande qualità di Benedetto XVI, fine teologo compreso da tutti (Radio Vaticana)

Mons. Müller: la grande qualità di Benedetto XVI, fine teologo compreso da tutti

Ho conosciuto poche persone nella vita con una tale ampiezza di vedute e preparazione intellettuale: il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’arcivescovo Gherard Ludwig Müller, parla in questi termini di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI e del suo magistero, prima e dopo l'elezione al Soglio di Pietro. Il prefetto – impegnato da tempo a redigere l’opera omnia del Pontefice – ha presentato nei giorni scorsi, per i tipi della Libreria Editrice Vaticana, il libro “Ampliare l’orizzonte della ragione” allo scopo di offrire “una lettura” di quanto prodotto dal Papa teologo. Mons. Müller ne traccia un ritratto, nell'intervista di Alessandro De Carolis:

R. - Ha fatto un lungo cammino nella sua vita e nelle sue riflessioni. Ha incominciato a 15 anni, oggi ne ha 85: dunque, sono 70 anni di riflessione profonda e di meditazione. Ci sono state tante esperienze nella sua vita: da giovane, ha vissuto l’esperienza del nazionalsocialismo e del fascismo, della guerra, di varie vicende della vita umana... Per questo, non è mai stato un intellettuale che vive nella sua torre d’avorio, ma è presente nella vita di tutti gli uomini, profondamente inserito nella storia del ventesimo secolo, ma anche di quello attuale. È uno dei pochi uomini ad avere un così ampio orizzonte: conosce lo sviluppo della filosofia in Europa, a partire dai greci, dai romani, per finire con i filosofi moderni. Conosce poi la storia della Chiesa, le domande e le sfide poste dalle scienze naturali di oggi. Io conosco poche persone che hanno questa profondità di pensiero, tanto necessaria oggi.

D. - In questi anni di servizio, in veste di Pontefice, Benedetto XVI ha dimostrato che anche un grande teologo sa parlare la lingua della gente comune, trovando espressioni nuove per le verità antiche della fede. Cosa la colpisce di questo aspetto?

R. - Diciamo così: Gesù Cristo è il Verbo di Dio, ma quando è venuto in questo mondo ha parlato in maniera molto semplice, al cuore di tutti gli uomini. Ha parlato ai farisei, ai grandi intellettuali del suo mondo, del suo tempo, ma ha sempre testimoniato il grande rispetto che Dio ha per tutti gli uomini. Per questo, è necessario e molto importante che tutti i teologi siano pastori, che si rivolgano a tutti gli uomini, poiché Dio non ama solo gli intellettuali, le persone geniali, ma tutti gli uomini.

D. - In un paragrafo del libro lei affronta il tema dei linguaggi dei nuovi media. Cosa coglie di rilevante nel Magistero specifico di Benedetto XVI?

R. - La fede e la Rivelazione sono modi che Dio usa per comunicare con noi. Attraverso questi mezzi di comunicazione noi possiamo comunicare, non in maniera ideologica - che cioè voglia influenzare la gente contro la ragione - ma per avere un dialogo aperto alla verità, perché solo la verità può salvare gli uomini e non la propaganda.

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