venerdì 25 gennaio 2013

Osservatore Romano: Ritanna Armeni da "Noi donne" alla difesa dei Cristiani (Izzo)

OSSERVATORE: RITANNA ARMENI DA "NOI DONNE" ALLA DIFESA DEI CRISTIANI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 24 gen. 

Storica caporedattrice di "Noi donne", firma importante del Manifesto fin dalla nascita del quotidiano comunista, e negli anni '90 all'Unita', Ritanna Armeni interviene sull'Osservatore Romano in difesa dei cristiani perseguitati. 
Nell'editoriale pubblicato oggi la giornalista esalta infatti l'esperienza - raccontata in un film - di due giovani parigini, Charles Guihamon e Gabriel De Lepinau, che hanno girato il mondo in bicicletta per "vedere, scoprire e dar conto di cio' che colpevolmente viene nascosto". 
Raccontando il film "Il etait une foi" di Pierre Barnerias, la giornalista cita la denuncia secondo la quale "i cristiani sono di gran lunga la religione piu' perseguitata" e descrive sull'Osservatore "i volti di giovani e di vecchi", che soffrono le stesse pene anche se con "diversi colori della pelle" e in "diverse situazioni". "La cinepresa - scrive Ritanna Armeni sull'Osservatore - in Iraq attraversa una povera cucina per arrivare a una stanza altrettanto povera dove ci sono un altare e un gruppo di cristiani perseguitati dai terroristi e aiutati dai credenti musulmani. Poi, insieme ai due giovani si inerpica sulle montagne del Nepal, dove un sacerdote marcia per ore in salita per benedire un morto o per dire una messa. Riprende i volti sorridenti di bambini che hanno la medaglietta della Madonna al collo e di uomini che dichiarano con un sorriso di perdonare i loro persecutori. Filma le allegre danze dei senegalesi durante le cerimonie religiose, intervista e indaga sui motivi di una fede tanto isolata quanto ostinata.
Non ci mostra contesti tragici, non vediamo violenza e sangue ma solo situazioni difficili e povere, a volte tristi a volte allegre, in cui si fa a meno di tutto tranne che della fede".
"Se la Chiesa, per dirla con le parole dei due giovani viaggiatori, rimane 'misteriosa' e complessa - conclude la Armeni - nel viaggio si scopre un'anima, una vita, una convinzione che regna anche dove non ci sono dei sacerdoti".
L'articolo riporta tra virgolette la testimonianza dei due ciclisti "A Natale e a Pasqua raccontano in certe comunita' del Tibet o dell'Amazzonia malgrado le differenze culturali ci siamo sempre sentiti a casa nostra quasi ovunque. Vi e' come una comunione che va al di la' di noi". "E' questo - conclude la Armeni - il mistero che si presenta agli occhi dei due giovani ciclisti e degli spettatori. Un mistero che rimane tale, anzi si approfondisce. Diventa tanto piu' profondo quanto piu' si indaga, si domanda, si scopre". 

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