VATICANO: SOCIETA' PIU' INCLUSIVA E GIUSTA PER VINCERE LA LEBBRA
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 25 gen.
"L'affermazione di una societa' piu' inclusiva e giusta che permetta il reinserimento di chi e' stato guarito" e' auspicata dalla Santa Sede che ha pubblicato oggi il messaggio per la Giornata mondiale della lotta alla lebbra, che si celebra domenica "per divulgare e promuovere le possibilita' di diagnosi e di cura, per ribadire la necessita' di sottoporsi a terapie per esserne curati contribuendo a debellare l'infezione, per diffondere, nelle realta' d'appartenenza, i criteri igienicosanitari indispensabili ad impedirne l'ulteriore propagazione'". Secondo i dati piu' recenti dell'Oms, circa duecentoventimila fra uomini, donne e bambini hanno contratto la lebbra nel 2011 e molti dei nuovi casi sono stati diagnosticati quando la malattia era in uno stato avanzato.
"Questi dati - afferma il Pontificio Consiglio per la pastorale sanitaria - mostrano il permanere, nonostante la meritoria azione di realta' internazionali e nazionali, governative e non, come l'OMS e le Fondazioni Raoul Follereau e Sasakawa, di un'ancora insufficiente possibilita' di accesso alle strutture diagnostiche e della carenza nella formazione alla prevenzione delle comunita' a rischio di contagio, come pure il bisogno di azioni igienicosanitarie mirate". "Tutto cio' - sottolinea il Messaggio - e' fondamentale per la lebbra, ormai senza esito mortale se adeguatamente curata, cosi' come lo e' in larga misura per le altre 'malattie neglette', che, nella loro totalita', continuano a provocare annualmente centinaia di migliaia fra decessi, gravi invalidita', o comunque compromissioni permanenti dello stato di salute, di adulti, adolescenti e bambini nei Paesi economicamente svantaggiati: patologie che costituiscono degli autentici flagelli in alcune parti del mondo, ma che non riscuotono la sufficiente attenzione da parte della comunita' internazionale; tra di esse ritroviamo la dengue, la malattia del sonno, la bilarziosi, l'oncocercosi, la leishmaniosi e il tracoma".
Il dicastero vaticano sottolinea con forza la necessita' che per primi siano i malati di lebbra ad essere protagonisti del loro riscatto, forti delle parole di San Paolo secondo le quali "nessuno di noi ha ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura". E ricorda agli hanseniani "la possibilita' di vivere la propria condizione in una prospettiva di fede trovandone il senso mediante l'unione con Cristo, che ha sofferto con infinito amore, pregando e offrendo la propria tribolazione per il bene della Chiesa e dell'umanita'". Anche se, ammette il Messaggio, "certamente non e' facile e richiede carita' verso se stessi e verso il prossimo, speranza, coraggio, pazienza e determinazione". La Giornata Mondiale - osserva infine il dicastero - costituisce, per tutti i cristiani, gli enti benefici e le persone di buona volonta', una preziosa occasione per rilanciare l'impegno in favore di quanti sono colpiti direttamente dal Mycobacterium Lepraeo ne sono indirettamente interessati, come i familiari, promuovendo un rinnovato slancio per il reinserimento sociale delle persone che ne portano i segni". Per i cristiani, conclude, rappresenta inoltre "un'occasione propizia per intensificare la diaconia della carita' nelle nostre comunita' ecclesiali, per essere ciascuno buon samaritano verso l'altro" seguendo "l'esempio di Santi, Beati, e persone di buona volonta'", tra i quali il documento elenca san Damiano Veuster e santa Marianna Cope (che collaboro' con lui sull'isola lebbrosario di Molokai) il beato gesuita Jan Beyzym, e la beata Madre Teresa di Calcutta, fondatrice delle Missionarie della Carita', il servo di Dio Marcello Candia (industriale italiano che dono' se stesso e le sue ricchezze agli ultimi) e Raoul Follereau, di cui ricorre quest'anno anche il 110mo anniversario della nascita.
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