lunedì 28 gennaio 2013

Il Papa ai vescovi della Campania: sostegno alla giustizia e alla legalità, attenzione ai poveri


Il Papa ai vescovi della Campania: sostegno alla giustizia e alla legalità, attenzione ai poveri

Sostegno al lavoro svolto in favore di una giustizia animata dalla carità e dello sviluppo del senso di legalità. Lo ha offerto questa mattina Benedetto XVI al primo gruppo di vescovi della Campania, ricevuti in visita ad Limina. Al termine dell’udienza, Alessandro De Carolis ha domandato a uno dei presenti, il vescovo di Avellino, mons. Francesco Marino, quale realtà di Chiesa e di società sia stata presentata al Papa:

R. - Anche noi risentiamo delle problematiche sociali della crisi, della forte disoccupazione, dell’assenza di prospettive di futuro per i nostri giovani, che ancora continuano a vedere il loro futuro nell’emigrazione. Però, poi, dal punto di vista religioso, nella nostra terra ancora tiene il radicamento dei valori nella fede. La gente è ancora attaccata ai valori della famiglia, i nostri giovani seguono le nostre comunità parrocchiali ed è confortante anche l’incremento delle vocazioni rispetto al recente passato.

D. - Cosa le è maggiormente rimasto nel cuore di Benedetto XVI?

R. - La sensibilità del Papa, che ha seguito con molta attenzione i nostri interventi, uno a uno. Lui stesso, alla fine, con molta simpatia ha detto: “Ho imparato alcune cose della vostra storia”, perché poi ognuno di noi presentava anche gli aspetti del cammino storico delle nostre chiese, i Santi, le esperienze, e il Santo Padre coglieva immediatamente i punti salienti dei nostri interventi. Per la verità, ci ha confortato molto con le sue parole e ha anche confermato i cammini intrapresi che a lui stanno molto a cuore: quello dell’evangelizzazione e quello della fede.

D. - Voi vescovi della Campania avete prodotto un documento, “La Chiesa nel Mezzogiorno”, nel quale mettete in rilievo le sfide, non solo ecclesiali ma anche sociali, - umane, direi – delle vostre terre. In particolare, su questi aspetti Benedetto XVI vi ha detto qualcosa?

R. - Il Papa è da sempre molto attento a questi aspetti. Il senso della legalità, l’attenzione alla giustizia sorretta dalla carità, la sensibilità soprattutto verso i più poveri e gli umili, i valori fondamentali della vita, della famiglia, sono tutte cose che stanno sempre a cuore al Santo Padre. Lui li ha sottolineati man mano che noi vescovi li mettevamo in evidenza.

D. - Con che animo lei personalmente torna alle responsabilità pastorali che la attendono tra la sua gente?

R. - Io torno con grande gioia dopo l’incontro con il Papa, proprio per il valore spirituale che comporta, il senso di comunione effettivo ed affettivo con il Successore di Pietro. Quest’anno, poi, l’esperienza nuova, “collegiale”, del rapporto con Lui – il fatto cioè di vedere il Papa assieme a un gruppo di vescovi, in un contesto in cui abbiamo ascoltato non solo il Papa, ma anche le esperienze di tutti, come facciamo spesso nelle conferenze, ma non con la presenza visibile del Papa – è stata una cosa bella.

La realtà della Chiesa della Campania sarà nuovamente all’attenzione di Benedetto XVI giovedì prossimo, giorno nel quale è in programma l’udienza a un secondo gruppo di presuli, guidati nella circostanza dall'arcivescovo di Napoli, e presidente dei vescovi campani, il cardinale Crescenzio Sepe. Alla vigilia dell’incontro con il Papa, Luca Collodi lo ha intervistato:

R. – Presenteremo quella che è la realtà che oggi ci vede impegnati tutti sul fronte pastorale. Una realtà molto bella, perché la Chiesa campana è una Chiesa viva, dinamica, con un buon numero di sacerdoti. Vogliamo aprire le porte delle nostre chiese per entrare nelle case, nei vicoli, nella piazze e ascoltare, parlare vivere con la gente, a volte persone che non hanno voce, ma che comunque fanno sentire la drammaticità del momento in cui ci troviamo a vivere. Vedo anche laici molto impegnati nella vita sociale che cercano di dare un’anima questa realtà, una società spesso senza anima, delusa, amareggiata, e quindi il loro sforzo di portare la speranza, la fiducia, per salvaguardare quei valori tradizionali della nostra gente.

D. – Un elemento importante della vostra pastorale è quello della legalità. E’ una battaglia che la Chiesa campana sta vincendo?

R. – Noi qui viviamo una situazione di frontiera, nel senso che è come se l’illegalità avesse conquistato tutto il territorio, dove neanche le istituzioni spesso riescono a contrapporsi a questo sfacelo. Ma la Chiesa alza la voce per richiamare tutti al dovere di sconfiggere insieme questo male, questo cancro e devo dire che tale impegno della Chiesa per salvaguardare la dignità della persona - penso in particolare ai nostri giovani che non vedono uno spiraglio per il loro futuro e a volte sono in balia di queste organizzazioni malavitose - ha una buona risonanza.

D. – La povertà della società campana quanto aiuta l’illegalità?

R. – La facilita enormemente. Il problema dei problemi è la mancanza di lavoro, il fatto che qui in Campania non solo non si arriva a fine mese, ma non si arriva neanche a metà mese, il fatto che gli anziani non hanno un’assistenza adeguata: tutto questo aiuta la Camorra e tutte le organizzazioni malavitose a “impossessarsi” della nostra gente, a strumentalizzarla per i propri scopi.

D. – Senza il supporto delle istituzioni civili questo impegno della Chiesa campana potrà avere successo?

R. – Noi facciamo il nostro dovere che viene dettato dal Vangelo di Cristo, naturalmente sempre con il cuore aperto ad accogliere tutti coloro che coscienti del male che fanno vogliono pentirsi realmente. Spero però che questo sia un segno forte anche per le istituzioni, perché anche loro si possano impegnare come è loro dovere per un’ azione che salvaguardi la dignità della nostra gente.

D. – L’attuale Dottrina sociale della Chiesa è in grado di aiutare la vostra azione pastorale sul territorio o, secondo la vostra esperienza, potrebbe essere aggiornata?

R. – Io credo che fondamentalmente la risposta c’è: è quella del Magistero e anche dello stesso Episcopato italiano. Penso alle grandi Encicliche, al documento che noi vescovi italiani abbiamo pubblicato su “La Chiesa nel Mezzogiorno”, cioè tutta una serie di prese di posizione molto forti che incidono, soprattutto nella coscienza: una coscienza direi rinnovata su quella che è la corresponsabilità di tutti, innanzitutto dei cristiani. Io stesso per esempio sono intervenuto per dire che questa gente che ammazza ogni giorno, che fa violenza è tutta non è cristiana. Inoltre cerchiamo di sensibilizzare sulla nostra realtà anche con la catechesi, cominciando dai bambini. A breve pubblicheremo Catechismo della Chiesa napoletana, proprio per affrontare questi problemi che ci riguardano più da vicino.

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