Un desiderio sempre vivo
Pace: le riflessioni all'omelia e alla recita dell'Angelus nel primo giorno del 2013
“La pace è il bene per eccellenza da invocare come dono di Dio e, al tempo stesso, da costruire con ogni sforzo”. Lo ha detto, stamattina, Benedetto XVI, nella messa, nella basilica vaticana, per la solennità di Maria SS.ma Madre di Dio e la XLVI Giornata mondiale della pace, che quest’anno ha per tema “Beati gli operatori di pace”. Alle 12, il Papa ha poi recitato l’Angelus con i pellegrini giunti a piazza San Pietro.
La madre di Gesù. “Qual è il fondamento, l’origine, la radice di questa pace? Come possiamo sentire in noi la pace, malgrado i problemi, le oscurità, le angosce?”, ha chiesto il Papa. Come modello possiamo “contemplare la pace interiore di Maria, la Madre di Gesù”. Per lei si compiono “tanti avvenimenti imprevisti”, ma “Maria non si scompone, non si agita, non è sconvolta da fatti più grandi di lei; semplicemente considera, in silenzio, quanto accade, lo custodisce nella sua memoria e nel suo cuore, riflettendovi con calma e serenità”. È questa, ha chiarito il Pontefice, “la pace interiore che vorremmo avere in mezzo agli eventi a volte tumultuosi e confusi della storia, eventi di cui spesso non cogliamo il senso e che ci sconcertano”. A otto giorni dalla nascita, al momento della circoncisione, al Bambino viene dato il nome Gesù, secondo quanto aveva stabilito Dio. E questo “segna una volta per sempre anche l’identità di Maria: lei è ‘la madre di Gesù’, cioè la madre del Salvatore, del Cristo, del Signore. Gesù non è un uomo come qualunque altro, ma è il Verbo di Dio, una delle Persone divine, il Figlio di Dio: perciò la Chiesa ha dato a Maria il titolo di Theotokos, cioè ‘Madre di Dio’”.
Lo splendore del volto di Dio. La prima Lettura odierna, ha proseguito il Papa, “ci ricorda che la pace è dono di Dio ed è legata allo splendore del volto di Dio, secondo il testo del Libro dei Numeri, che tramanda la benedizione usata dai sacerdoti del popolo d’Israele nelle assemblee liturgiche”. Una benedizione che “per tre volte ripete il nome santo di Dio” e “ogni volta lo collega con due verbi indicanti un’azione a favore dell’uomo”. La pace è dunque “il culmine di queste sei azioni di Dio a nostro favore, in cui Egli rivolge a noi lo splendore del suo volto”. Dalla contemplazione del volto di Dio “nascono gioia, sicurezza e pace”. Contemplare il volto del Signore “vuol dire conoscerlo direttamente, per quanto sia possibile in questa vita, mediante Gesù Cristo, nel quale si è rivelato. Godere dello splendore del volto di Dio vuol dire penetrare nel mistero del suo Nome manifestatoci da Gesù, comprendere qualcosa della sua vita intima e della sua volontà, affinché possiamo vivere secondo il suo disegno di amore sull’umanità”. Il Figlio di Dio fattosi carne “ci ha fatto conoscere il Padre, ci ha fatto percepire nel suo volto umano visibile il volto invisibile del Padre; attraverso il dono dello Spirito Santo riversato nei nostri cuori, ci ha fatto conoscere che in Lui anche noi siamo figli di Dio”. “Il fondamento della nostra pace”, ha evidenziato Benedetto XVI, è “la certezza di contemplare in Gesù Cristo lo splendore del volto di Dio Padre, di essere figli nel Figlio, e avere così, nel cammino della vita, la stessa sicurezza che il bambino prova nelle braccia di un Padre buono e onnipotente. Lo splendore del volto del Signore su di noi, che ci concede pace, è la manifestazione della sua paternità; il Signore rivolge su di noi il suo volto, si mostra Padre e ci dona pace”. Sta qui “il principio di quella pace profonda – ‘pace con Dio’ - che è legata indissolubilmente alla fede e alla grazia”. “Niente – ha aggiunto - può togliere ai credenti questa pace, nemmeno le difficoltà e le sofferenze della vita. Infatti, le sofferenze, le prove e le oscurità non corrodono, ma accrescono la nostra speranza, una speranza che non delude”.
Vincere il male con il bene. “Buon anno a tutti! In questo primo giorno del 2013 vorrei far giungere ad ogni uomo e ogni donna del mondo la benedizione di Dio”, ha esordito così il Papa all’Angelus. “Come la luce e il calore del sole sono una benedizione per la terra – ha osservato -, così la luce di Dio lo è per l’umanità, quando Egli fa brillare su di essa il suo volto. E questo è avvenuto con la nascita di Gesù Cristo! Dio ha fatto risplendere per noi il suo volto: all’inizio in modo molto umile, nascosto – a Betlemme soltanto Maria e Giuseppe e alcuni pastori furono testimoni di questa rivelazione –; ma a poco a poco, come il sole che dall’alba giunge al mezzogiorno, la luce di Cristo è cresciuta e si è diffusa ovunque”. “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini del suo compiacimento”. Questo, ha sottolineato il Pontefice, è “il canto degli angeli a Natale, ed è il canto dei cristiani sotto ogni cielo; un canto che dai cuori e dalle labbra passa nei gesti concreti, nelle azioni dell’amore che costruiscono dialogo, comprensione e riconciliazione”. Per questo, otto giorni dopo il Natale, “quando la Chiesa, come la Vergine Madre Maria, mostra al mondo il neonato Gesù, Principe della Pace, celebriamo la Giornata mondiale della pace”, ha spiegato il Santo Padre. Gesù, infatti, “è venuto a portare agli uomini una pace che il mondo non può dare”. Quando “proclama le sue ‘Beatitudini’, tra queste vi è anche ‘beati gli operatori di pace’”, i quali “sono tutti coloro che, giorno per giorno, cercano di vincere il male con il bene, con la forza della verità, con le armi della preghiera e del perdono, con il lavoro onesto e ben fatto, con la ricerca scientifica al servizio della vita, con le opere di misericordia corporale e spirituale”. Gli operatori di pace “sono tanti, ma non fanno rumore. Come il lievito nella pasta, fanno crescere l’umanità secondo il disegno di Dio”. In questo primo Angelus del nuovo anno, ha proseguito, “chiediamo a Maria Santissima, Madre di Dio, che ci benedica, come la mamma benedice i suoi figli che devono partire per un viaggio. Un nuovo anno è come un viaggio: con la luce e la grazia di Dio, possa essere un cammino di pace per ogni uomo e ogni famiglia, per ogni Paese e per il mondo intero”.
Auguri di pace e di bene. Dopo l’Angelus, ha rivolto “a tutti l’augurio più cordiale per il nuovo anno: possa essere veramente un buon anno, e lo sarà se accoglieremo in noi e tra di noi l’amore che Cristo ci ha donato”. Con “gratitudine” ha formulato “i migliori auspici al presidente della Repubblica italiana e all’intera Nazione, come pure alle altre autorità”. Poi ha rinnovato il suo “affettuoso saluto” ai giovani venuti a Roma per l’Incontro europeo della Comunità di Taizé e ha espresso la sua “spirituale vicinanza alle iniziative ecclesiali in occasione dell’odierna Giornata mondiale della pace”, come la Marcia nazionale di ieri sera a Lecce e quella di oggi a Roma, animata dalla Comunità di Sant’Egidio. Un saluto anche agli aderenti al Movimento dell’Amore Familiare che stanotte hanno vegliato in preghiera in piazza San Pietro, a anche a Milano e L’Aquila. “A tutti – ha concluso - auguro abbondanza di pace e di bene per ogni giorno del nuovo anno!”.
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